DEFINIZIONE:
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Figura dell’Alchimia inglese del XVI secolo
(1527-1608). Nacque a Londra il 13.7.1527. Suo padre Roland proveniva da una
famiglia piuttosto distinta, e amava profondamente suo figlio. Rendendosi conto
delle sue grandi capacità, lo indirizzò principalmente allo studio della
Letteratura Greca e Latina. Studiò poi a Chelmsford, nell’Essex, ma poi, avendo
completato felicemente il suo curriculum di studi, verso la fine del 1542 fu
iscritto dal padre a Cambridge, nel collegio dedicato alla memoria di San
Giovanni Evangelista, al Corso di Scienze Superiori. A Cambridge D. acquisì una
grande cultura ad un incredibile ritmo, lavorando sui suoi libri e nelle ore di
istruzione individuale fino a diciotto ore al giorno. Nel 1548 ottenne la laurea
di Professore d'Arte, e si recò a Louvain, dove insegnò diritto civile, mentre
segretamente si dava allo studio delle scienze occulte. Nel 1550 lasciò Louvain
per completare la sua istruzione nel continente. La sua fama si diffuse in
Europa, ed a 23 anni tenne una lezione su Euclide all'Università di Parigi, di
fronte a un pubblico entusiasta. Grazie alla sua reputazione di grande filosofo,
rimase per due regni al servizio della Corte Inglese. Nel 1555, sotto il regno
di Mary, venne però accusato di aver attentato con arti magiche alla vita della
regina. Venne imprigionato e giudicato prima dalla Camera stellata di
Westminster, che lo prosciolse, e poi da un tribunale ecclesiastico che lo
condannò. Il 29 agosto 1553 la regina Mary lo fece scarcerare. D. lasciò
l’insegnamento pubblico per dedicarsi allo studio delle antichità inglesi,
raccogliendo preziosissimi cimeli. Nel 1558, in occasione dell’ascensione al
trono di Elisabetta, secondogenita di Enrico VIII, D. fu chiamato a corte e fu
incaricato di redigere un oroscopo per accertare la data più favorevole alla sua
incoronazione. Annoiato dalla vita di corte, nel 1563 lasciò di nuovo
l’Inghilterra, e viaggiò in Belgio, Germania, Austria ed Ungheria. Durante il
viaggio di ritorno si formò ad Aversa, per terminare la "Monade geroglifica",
che dedicò all’imperatore Massimiliano II (1527-1576). Pochi suoi lavori sono
stati ristampati in tempi moderni, con l'eccezione proprio della Monade
Geroglifica che, fin dalla sua prima apparizione nel 1564 (Monas Hyerogliphica,
Antwerp, 1564), è passato attraverso sei edizioni e si trova ancor oggi nelle
librerie. In quest'opera D. tenta di simbolizzare l'omogeneità dell'Universo e
del Creatore, ogni elemento individuale essendo descritto come componente
rapportato alla Monade, rappresentato come emblema Mercuriale combinato con il
punto e il Crescente Binario. Tornato in Inghilterra, si stabilì a Greenwich,
residenza estiva della regina, e si intrattenne con lei sulla pietra filosofale.
Preso nuovamente dal desiderio di viaggiare, nel 1571 si recò nella Lorena.
Ammalatasi la regina Elisabetta, dovette tornare in Inghilterra. Si stabilì
allora Mortlake, sulla riva destra del Tamigi, a otto miglia da Londra, dove la
regina si recava d'estate a respirare aria pura. A Mortlake si sposò, e per
alcuni anni visse tranquillo. Essendogli morta la moglie nel 1575, entrò sempre
di più nelle grazie della regina, che spesso si recava a visitare la sua famosa
biblioteca e le celebri collezioni raccolte. D. nel frattempo si dedicava alla
ricerca degli Arcani della filosofia occulta, e soprattutto allo studio del
problema dell'Elisir Filosofico. Al principio del 1580 si mise in società con un
giovane venticinquenne, detto Kelley, per studiare l'occulto; costui
l'accompagnò sempre in tutti i viaggi, e fu cagione delle sue sventure. Credendo
d'essere perseguitato, il 21 settembre 1583, D. fuggì da Mortlake con la sua
seconda moglie Jane Fromond, (sposata il 5 febbraio 1578), con suo figlio
Arturo, allora di quattro anni, con gli altri suoi bambini, con Kelley e sua
moglie (sposata in quello stesso anno) e coi servi, insieme con un tale Alberto
di Lasky, nobile Polacco. Costoro, dopo molte peripezie, sbarcarono a Briel
(Olanda), donde si diressero al castello del Lasky (presso Cracovia), che
raggiunsero felicemente il 3 febbraio 1584. D. rimase soltanto cinque settimane
al castello di Lasky. Il 9 marzo del 1584 si recò a Cracovia, dove continuò le
sue operazioni magiche. Dopo un soggiorno di alcuni mesi in quella città, si
rimise in viaggio, e giunse l’8 agosto a Praga, dove Rodolfo II, imperatore di
Germania, teneva una brillantissima corte. D. e Kelley si recarono alla corte
dell’imperatore, ma Rodolfo II dubitò subito della scienza di D. Fu così
costretto a lasciare Praga e, dopo molte peripezie, il 2 aprile 1585 tornò a
Cracovia. Anche a Cracovia le cose non andarono bene: il re Stefano accolse D.
alla sua corte, e il 27 maggio del 1585 accettò di partecipare a una seduta
magica. Ma quando si trovò all’atto pratico, si spaventò moltissimo, lasciando
da solo D., del quale poi respinse ogni ulteriore proposta. Verso la fine di
luglio del 1585, D. tornò a Praga in pessime condizioni finanziarie. Là lo
attendevano altre traversie. Fu pedinato da un certo Francesco Pucci, un
fiorentino spia del Sant’Uffizio, che su richiesta del vescovo di Piacenza,
nunzio del papa, aveva istruzioni di condurlo a Roma e di bruciarlo come mago e
negromante. D. si salvò grazie all’imperatore, che lo sottrasse al rogo ma lo
bandì dai suoi stati. Un suo allievo, il nobile Guglielmo Ursino, signore di
Rosenberg, burgravio di Boemia, dopo averlo difeso di fronte a Rodolfo II,
l’ospitò nel suo castello di Tresbona. In esso lo sfortunato D. dimorò dal 1586
al 1589. Nel 1589 la regina Elisabetta lo richiamò in patria. Essendo sempre
considerato un mago e un negromante, il D. fu nuovamente veduto di mal occhio
dalla corte e dal clero. Il 20 maggio 1595 la regina lo nominò rettore del
Christ's College di Manchester, che egli abbandonò volontariamente nel 1604 per
tornare a Mortlake. Dopo la morte di Elisabetta nel 1603, la vita e la salute di
D. si deteriorarono rapidamente. La sua reputazione come mago continuò ad
intralciarlo, e persino al College di Manchester incontrò ostilità. Il
successore della regina, Giacomo I, autore di "Demonologia", in seguito divenuto
il testo dei cacciatori di streghe, lo trattò sfavorevolmente, ma gli permise di
vivere in relativa pace per il resto della sua vita. Morì nel 1608, e fu sepolto
nella Chiesa di Mortlake. Fu uno scrittore prolifico, produsse numerosi libri e
manoscritti lungo l'arco della sua vita. Queste opere coprirono svariati
argomenti: le arti, le scienze e la filosofia furono tutti rappresentanti in
ammirevoli ed eruditi dettagli, alcuni così lunghi e complessi che i tipografi
rifiutavano di accettarli. Nel 1570 egli pubblicò il suo ampiamente acclamato
"Introduzione alla matematica" per l'edizione inglese di "Geometria di Euclide",
traduzione di Sir Henry Billingsley, Londra, 1570, un lavoro di grande
originalità ed erudizione, che esercitò grande influenza sul pensiero
scientifico del sedicesimo secolo. A parte i suoi scopi letterari, fu un
prodigioso collezionista di libri. La sua biblioteca contenne circa tremila
volumi e parecchie centinaia di manoscritti, superiore a qualsiasi altra
raccolta nel mondo Elisabettiano. Questi, insieme con un vasto apparato di
documenti celtici, antichi sigilli e genealogie, furono conservati nella sua
casa di Mortlake. La casa di Mortlake ospitò anche la sua collezione di
strumenti scientifici: astrolabi, quadranti, globi, ogni sorta di strumenti
ottici e di navigazione stipati nei suoi laboratori. Nella sua "Vita Joannis
Dee" (1707), Thomas Smith descrive il contenuto della biblioteca di Dee nel
seguente modo: "Al nobile contenuto della Biblioteca appartenne una non moderata
accumulazione di strumenti matematici ed apparecchiature, anche quelli che, a
quel tempo, non erano entrati nell'uso comune e quelli che, emendati e riformati
con la propria ingegnosità, aveva riportato ad una migliore condizione, tra cui
erano un quadrante ed un'asta, il cui semidiametro misurava cinque piedi. Di
questi, dieci accuratamente segnati da divisioni, il globo di Mercator, furono
corretti e migliorati con nuove osservazioni. Egli aveva inserito i luoghi e i
moti delle comete, che apparivano al tempo giusto, l'ottavo, il nono e il decimo
delle loro sfere, secondo le ipotesi della teoria di Purbachius, ornati con un
orizzonte e una meridiana di ottone. Aveva compassi da marinaio di vari tipi,
fabbricati per trovare la variazione e, infine, una sveglia che, a quell'epoca,
fu considerata quasi un miracolo, adatta a misurare i minuti secondi delle ore".
Dee inventò vari strumenti di navigazione su suo disegno: tra questi un
dispositivo che chiamò Compasso Paradossale, che potrebbe venire adottato per
evitare errori nel tracciare le carte. I marinai, comunque, non si fidarono di
questa innovazione (o, forse, non compresero il complesso principio della sua
operazione), ed esso venne usato raramente. Stranamente, furono i talenti
inventivi che per primi risollevarono la sua reputazione di mago. Nei suoi primi
giorni a Cambridge fu il responsabile di una messa in scena della "Pax" di
Aristofane, per la quale egli inventò una blatta meccanica o Scarabeus, che volò
per aria fino al Palazzo di Jupiter, trasportando un uomo ed un cestello di
cibo. Ciò lasciò così meravigliato il pubblico, che era per lo più ignorante di
arti meccaniche, che si sparsero voci ad effetto secondo le quali aveva compiuto
tale meraviglia con l'aiuto dei demoni. Simili credenze superstiziose in seguito
(1583) fecero sì che la casa e la biblioteca di Dee fossero frugate da una
moltitudine di gente mentre lui e la sua famiglia viaggiavano nel Continente.
Tra le sue opere alchemiche ricordiamo: La Monade Geroglifica (1564) (La Monade
Geroglifica, Arktos, Carmagnola, 1981); Liber Mysteriorum I - V; Trattato
Magico; De Heptarchia Mystica (1582) (De Heptarchia Mystica, Atanor 1986) e
molti pregevoli manoscritti.
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