DEFINIZIONE:
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Località della Grecia (Focide), sulle pendici meridionali del monte
Parnaso, di notevole importanza nell’antichità come centro religioso e sede
dell’oracolo di Apollo. In età classica questo fu il più famoso tra gli oracoli
apollinei. Il centro cultuale risale al periodo pre-greco, ed era probabilmente
dedicato ad un demone ctonio. La tradizione greca ricorda in varie forme il
passaggio al culto di Apollo, ed il motivo ritorna nelle Eumenidi di Eschilo. Le
profezie erano rese da una sacerdotessa (Pizia), in uno stato di trance estatica
indotto con procedimenti misteriosi, forse attraverso droghe vegetali. L’oracolo
di D. era riconosciuto da tutti i Greci, ed anche dai popoli vicini ruotanti
nell’orbita ellenica, tant’è che Romani e Lidii, in epoche diverse, furono
rappresentati nel collegio sacerdotale che amministrava il complesso dei templi.
Dal punto di vista religioso, i suoi responsi erano in genere orientati in senso
tradizionalista e conservatore. Politicamente l’oracolo era il centro di
un’amfizionia riconosciuta da tutte le polis, e quasi l’unica autorità
superstatale accettata nell’Ellade. Giocò un ruolo importante nella grande
colonizzazione; ed appoggiò poi l’istituzione delle tirannidi e della relativa
opera legislativa. Durante le guerre persiane l’oracolo sconsigliò dapprima la
resistenza, per aderire poi alla politica spartana; appoggiò infine la politica
di Filippo di Macedonia. Il centro di D. ebbe grande importanza religiosa fino
alla caduta dell’impero romano. Y (Archeologia) Pausania parla a lungo della
topografia di D. nella sua Periegesis. I resti furono messi in luce e restaurati
a partire dal 1880, per merito della Società archeologica francese di Atene.
L’antico centro si articola in tre zone: Marmarià, la gola di Castalia ed il
santuario. Il terrazzo di Marmarià reca il tempio di Atena Pronaia, dorico,
periptero, esastilo, in tufo, costruito nel 480 a.C.; alla fine del V secolo fu
costruita la thòlos, di pianta circolare, dall’architetto Teodoro di Focea; in
basso è la palestra con cortile, circondato da peristilio. La fonte Castalia,
tagliata nella roccia, ha un bacino a sette bocche, da cui l’acqua scendeva fino
al santuario. Esso è chiuso da un tèmenos di pianta rettangolare, con delle
porte; da quella orientale parte la via sacra, che attraversa l’area dei tesori
e dei donarri. Famoso è il tesori di Sicione (500 a.C.), dorico in antis, ornato
di metope scolpite da artisti peloponnesiaci. Segue il tesoro dei Sifni, in
stile ionico, con il fregio del 530 a.C., che a Nord reca la Gigantomachia, il
consesso degli dei ad est, il giudizio di Paride ad Ovest ed un corteo a Sud.
All’angolo della via sacra è il tesoro degli Ateniesi, dorico in antis,
costruito con il bottino della battaglia di Maratona: le merope con le imprese
di Eracle mostrano il sorgere del nuovo stile severo nella scultura greca. I
Nassi alzarono una colonna, nel 550, che reggeva una sfinge dal volto di donna
ed il corpo di cagna alata, oggi conservata nel museo. Altre statue, tripodi,
basi e colonne votive furono innalzate via via come offerte, specialmente dalle
città greche dell’Occidente. Il tempio di Apollo è dorico, periptero, esastilo,
con quindici colonne si lati lunghi. Il frontone marmoreo, opera di di Antenor,
fu donato dagli Alcmeonidi, e raffigura la quadriga sacra, con koùroi e kòrai
laterali, e leoni che divorano cervi negli angoli. Sulla terrazza sovrastante fu
ritrovato l’auriga bronzeo, ex-voto di Polizalo di Gela, ed il tèmenos di
Neottolemo, restaurato dai principi tessali; con le statue di Daochos e di
Agias, opera celebre di Lisippo. Il teatro fu costruito nel IV secolo a.C.
nell’angolo Nord Ovest del recinto, e fu restaurato da Eumene II. Accanto era la
Lesche degli Cnidi del 450 a.C., famosa per le pitture di Taso, raffiguranti
l’Ilioupèrsis e la Nèkya.
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