DEFINIZIONE:
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Essere spirituale intermedio tra la divinità e gli uomini, su cui
esercita influenza buona o cattiva. Nelle credenze più antiche il D. è qualunque
essere divino che appare d’improvviso all’uomo, o nel sogno o nella solitudine
desertica, ed è in tal senso la personificazione fantastica dell’imprevedibile.
Le religioni mesopotamiche conoscevano già un grande numero di D., oltre ai
sette esseri malefici (utukk o udug), spesso ricordati nei testi magici , e
raffigurati come animali; aspetto di D. posseggono anche le divinità femminili
Lamastu e Lilith (febbre e lussuria). In Grecia il D. assume un’accezione più
intellettuale che fisica, specie nei dialoghi di Platone (v.), dove rappresenta
un particolare moto della coscienza , da cui Socrate si diceva guidato come da
un ammonimento divino. Tuttavia nella mitologia greca esistono anche D.
mostruosi, come la Gorgone e l’Idra di Lerna. Presso gli Etruschi il D. è
collegato, nelle sue forme più orride che animalesche (serpente, artigli, becchi
d’uccello), con l’aldilà, rivelandone l’inquietante incertezza che esso ispira
al moribondo. D. malefici (Yast) sono presenti già nei più antichi testi iranici
(v. Mazdeismo) dove due spiriti gemelli si contrappongono (spenta manyu, D.
benefico, ed abra manyu, D. malefico). Da quest’ultimo il manicheismo (v.) trae
Ahriman, il male, eterno nemico di Ahura mazda, il bene. Ahriman venne poi
identificato con il diavolo (v.) nel cristianesimo. La tradizione islamica è
ricca di d.; sottomessi ad al-Sailon (od Iblis), con una numerosa coorte di D.
minori (ginn), rappresentati sotto orride forme (serpente, cane, scorpione). Una
complessa magia permetteva di avere ai propri ordini alcuni di questi ginn.
Nell’ebraismo i D. (se’irim, pelosi, cui si associano anche ‘Aza’zel, il vampiro
‘Aluqah ed altri serpenti e dragoni), provengono dagli angeli ribelli; il loro
capo è Satana (v.), la cui personalità è illuminata soprattutto dal prologo del
libro di Giobbe, dove il D. è rappresentato nella sua sfida a Dio, e nella sua
irritazione di fronte al bene. I D., della fede cristiana, illimitati per numero
ed abitanti sulla terra e nell’inferno, sono agi ordini del diavolo o Satana
(tentatore), detto anche Lucifero (luminoso), Belzebù (Signore delle mosche),
Belial (grande male) ecc. Per la loro ribellione a Dio, hanno perduto la Grazia
(v.) divina in maniera irreparabile, ma hanno pur sempre conservato capacità
superiori all’umana. Invidiosi degli uomini, esercitano il loro influsso sul
mondo cercando di portare gli uomini al peccato, con le loro seduzioni e
tentazioni. Il Nuovo Testamento è saturo della presenza di Satana. Il
cristianesimo colloca, accanto al regno di dio, un regno del maligno, che tenta
di vanificare l’opera di Gesù Cristo. Y (Iconografia) Particolarmente ricca
l’iconografia demoniaca nella sfera d’ispirazione cristiana. Nel XII secolo si
tende ad accentuare le caratteristiche orride e mostruose del D., unitamente ad
altre caratteristiche umane od animalesche che rivelano la sua perversione.
Spesso i D. furono rappresentati nell’arte paleocristiana e soprattutto
medievale, sotto forma di mostri rivoltanti: esseri ibridi, simili a rospi, come
nell’Apocalisse di Bamberga, cani rabbiosi nel Trionfo della Morte nel cimitero
di Pisa, arpie nei capitelli del duomo di Modena, esseri umani con corpo
anguiforme nella chiesa di Ancy-le-Duc, ecc. In epoca tardo gotica, i D.
assunsero aspetto simbolico, magico o macabro. Nel XIII secolo Duccio di
Boninsegna dipinse una tavola, Cristo tentato dal diavolo (ora nella cappella
Frick di New York). Nella chiesa di s. Angelo (Arezzo) Spinello Aretino
(1350-1410) rappresentò le Lotte fra angeli e diavoli. Lo stesso Michelangelo
(1475-1564) ritrasse il diavolo nel Giudizio Universale della Cappella Sistina.
La pittura nord-europea del XV-XVII secolo rivelò il lato grottesco e fantastico
del D. (Bosch e Brueghel); fra i temi più sfruttati è la tentazione di s.
Antonio.
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