DEFINIZIONE:
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Filosofo greco del IV secolo a.C. discepolo di Aristene,
considerato il fondatore della scuola cinica, di cui fu comunque il
rappresentante più famoso, soprattutto perché ne indicò praticamente l’ideale di
vita. Sulla sua figura si sono concentrati molti elementi leggendari: di fatto
nessuna delle ventuno opere menzionate da Diogene Laerzio ci è rimasta, e si
hanno testimonianze certe per la sola Repubblica, in cui pare difendesse il
cannibalismo e l’incesto. La stessa biografia, ancora di Diogene Laerzio, non
consente di uscire dalla aneddotica, da cui si deduce che D. vagabondò per tutta
la Grecia, incarnando un modello di ascetismo razionale ed utilitaristico, in
difesa ostentata del naturale contro qualsiasi artificiosità. Disprezzò infatti
ogni convenienza sociale, vivendo conformemente al principio che il saggio deve
saper fare a meno di ogni agio, riducendo al minimo i bisogni. Secondo la
testimonianza di Aristotele, per la sua particolarità di fare tutto in pubblico
gli fu attribuito il soprannome di cane.
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