DEFINIZIONE:
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Nome latino con il quale sono definite le riunioni del popolo nelle
città greche rette a regime democratico. Tali riunioni erano tenute nell’agorà
(piazza principale) dietro convocazione di tutti i cittadini che avessero almeno
vent’anni di età ed il pieno godimento di tutti i diritti civili. L’E. veniva
convocata per deliberare soprattutto sui progetti di legge, sulle questioni di
politica, di religione e di pubblica amministrazione. Infine si pronunciava
sulle condanne all’esilio. Quindi rappresentava il potere sovrano dello Stato,
eleggendo gli arconti ed i tesorieri dello Stato. La più importante era detta
curia (sovrana), mentre quelle normali erano ennomi (legali). Dai tempi di
Pericle (462 a.C.) all’E. erano anche affidati molti degli affari politici e
giuridici, prima espletati dall’Areopago. Era prevista una particolare indennità
per i poveri, istituita allo scopo di consentire loro di partecipare alle
assemblee assentandosi dall’attività quotidiana. A Sparta l’assemblea del popolo
era invece denominata Apella. I primi cristiani indicarono le loro prime
adunanze con il termine E. da cui derivò poi il nome Chiesa. Indica tuttora la
Chiesa, particolarmente cattolica, intesa come comunità universale di fedeli,
traducendo la coscienza al tempo dell’autonomia dal Giudaismo, simbolo della
solidarietà che unisce tutti i credenti, senza distinzione di razza, di
linguaggio o di condizione sociale. Nell’iconografia cristiana l’E. è una figura
femminile che simboleggia appunto la Chiesa. Nel mosaico (V secolo) posto
all’interno della chiesa di Santa Sabina in Roma, sopra il portale principale,
due figure muliebri rappresentano rispettivamente l’E. ex gentibus e l’E. ex
circumcisione, ovvero le due correnti del cristianesimo primitivo. Nel Medioevo
invece la figura dell’E. appare contrapposta a quella simboleggiante la
Sinagoga, cioè la religione ebraica (duomo di Bamberg).
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