DEFINIZIONE:
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Re d’Inghilterra (28.6.1491-28.1.1547),
figlio di Enrico VII Tudor, divenne erede al trono alla morte del fratello
maggiore Arturo (1502(, del quale sposò la vedova Caterina d’Aragona, subito
dopo essere diventato re nel 1509. Bello, colto ed amante dell’arte, dotato di
un’affinità istintiva con il suo popolo al quale seppe sempre imporre la sua
volontà, durante la giovinezza fu un cattolico devoto, tanto da ottenere dal
papa il titolo di defensor fidei (1521) per aver confutato, nella sua Assertio
septem sacramentorum, le proposizioni di Martin Lutero. Agli inizi del regno E.
lasciò le redini del potere al ministro Wolsey, tuttavia intraprese la creazione
di una flotta regia da guerra, intuendo l’importanza che la potenza marinara
avrebbe rivestito per l’Inghilterra. Cercando di manovrare in modo che
l’Inghilterra riuscisse a mantenere l’equilibrio delle forze in Europa, Wolsey
favorì, dopo la pace con la Francia (1514), l’alleanza con Francesco I, ma finì
per compromettere questo equilibrio quando scelse di appoggiare Carlo V, il
quale, dopo la battaglia di Pavia (1525), era diventato il padrone dell’Europa.
Frattanto E., desideroso di assicurarsi un erede maschio, decise di divorziare
da Caterina (che dopo aver dato alla luce Maria nel 1516 non sembrava più in
grado si procreare) per passare a nuove nozze con Anna Bolena. Wolsey,
incaricato di negoziare con la corte pontificia, fallì nel tentativo perché
Clemente VII non era in grado di sciogliere il vincolo matrimoniale di Caterina,
zia di Carlo V del quale si trovava alla mercé dopo il sacco di Roma (1527). La
questione del divorzio determinò la caduta di Wolsey e la rottura con Roma. E.
trovava infatti intollerabile che gli interessi dell’Inghilterra dovessero
dipendere, attraverso il papa, dall’imperatore, e fu pronto ad accogliere sia il
suggerimento di Cranmer, secondo il quale bastava ottenere da alcuni eminenti
teologici la certezza della nullità del primo matrimonio, sia quello di
Cromwell, che lo incitava a rompere con Roma. Sposata Anna Bolena nel gennaio
1533, in luglio E. fu scomunicato. Il 7 settembre gli nasceva la figlia
Elisabetta. Lo strumento scelto da E. per attuare lo scisma fu il Parlamento, il
quale votò tutte le misure proposte dalla Corona fra cui l’Atto di supremazia
(1534), che proclamò il re capo supremo della Chiesa inglese (v. Anglicanesimo).
Tommaso Moro e lo stesso arcivescovo Fisher, che non vollero ripudiare
l’autorità del papa, furono inesorabilmente giustiziati (1535), ma in genere il
clero non si dimostrò intransigente, ed accettò le misure che gli vennero
imposte. E., che voleva essere capo di una chiesa cattolica nazionale,
perseguitò i protestanti, e nel 1539 fece votare l’Atto dei sei articoli che
prevedeva la pena di morte per chi negava la transustanziazione ed il celibato
dei preti. Frattanto egli, che nel 1536 aveva fatto giustiziare Anna Bolena, era
passato a nuove nozze con Jane Seymour, che morì dopo aver dato alla luce
Edoardo (1537). A questo seguirono altri tre matrimoni, con Anna di Cleves
(ripudiata dopo pochi mesi nel 1540), Caterina Howard (giustiziata nel 1542) e
Caterina Parr. E., che nel 1536 era riuscito ad assimilare il Galles
all’Inghilterra, non ebbe altrettanto successo con l’Irlanda, della quale
tuttavia fu proclamato re nel 1541. Malgrado la vittoria di Solway Moss sugli
scozzesi (1542), non riuscì ad eliminare l’influenza francese in Scozia. Pur
avendo gettato le basi dell’Inghilterra moderna, alla sua morte tali basi si
presentavano decisamente instabili, perché lo Stato era gravemente indebitato,
la moneta svalutata e le lotte di religione sul punto di esplodere con violenza
estrema.
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