DEFINIZIONE:
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Dal greco ecstasiz e poi da ecsisthmi, essere fuori di sé. Il termine
definisce la condizione di sospensione dell'esperienza comune, propria
dell'atteggiamento mistico, il quale si concentra esclusivamente sopra un
oggetto soprannaturale di natura divina. L'E. dev'essere preparata, secondo il
pensiero mistico (Plotino ed Eckhart), attraverso un atto di volontà che rende
astratta e pura l'anima (uno sprofondarsi dell'io al di fuori dell'esperienza,
dell'empiria), ma può essere considerata come un effetto, o grazie, del tutto
estranea all'intervento umano. L'esperienza estatica è una delle tematiche più
ricorrenti e rilevanti del pensiero religioso orientale, specie nel buddhismo e
nel taoismo. La psicologia considera l'E. un fenomeno psichico contraddistinto
da uno stato di torpore e da immobilità fisica e sensitiva. Il soggetto è
estraniato dal mondo che lo circonda, assorto in pensieri religiosi che gli
permettono talvolta di raggiungere intuizioni profonde sulle verità più
inaccessibili. Un'E. patologica dove assieme alla gioia si mescolano sofferenza
e depressione, è presente negli isterici, deliranti, allucinati e schizofrenici.
In genere scaturisce da insoddisfazioni sessuali od affettive. Per gli studiosi
l’E. resta un disinnesto delle attività ordinarie e dai moduli di risposta
determinanti dall’ego, per ricevere informazioni dal divino. Uno stato di grazia
quindi, accessibile a tutti, semplicemente ognuno a modo suo, perché il sentiero
è unico e personale. La cornice di riferimento è definita dal rituale, dal
respiro, dal viaggio o dalla danza sciamanica adottata.
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