DEFINIZIONE:
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Termine generalmente usato per indicare un sovrano dell’Antico Egitto.
Benché il titolo risalga ad epoca molto remota, divenne di uso comune solo nel I
millennio a.C. Durante l’Antico Regno (III-VI dinastia, 2650-2200 a.C.) era
comunque riferito al palazzo ed alla corte, non al re. Nel corso della XII
dinastia (1991-1778 a.C.) il termine divenne grande casa, pocca vivere in
prospertità e salute. Come espressione direttamente riferita a definire il
sovrano venne usata per la prima volta in una lettera al re Amenophis IV
(Ekhnaton od Akhenaton, v.) della XVIII dinastia (1570-1318 a.C.). Ancora prima
della nascita, ancora in grembo alla madre, il F. era considerato il figlio del
dio supremo dell’Egitto. Fatto oggetto di complesse formulazioni teologiche
tendenti ad accentuare la sua natura divina, il F. era neter nefer, dio
perfetto, e neter-o, dio grande. Gli attributi divini lo tengono distinto dagli
uomini comuni, e ne fanno l’unico tramite con gli dei; figlio ed erede degli
dei, dio egli stesso, egli domina gli elementi, regola la crescita del Nilo, i
suoi occhi penetrano in ogni anima, i suoi piani sono perfetti, rende giustizia
ed assicura il benessere ai suoi sudditi. A partire dalla XII dinastia invalse
l’uso che il sovrano regnante associasse al trono il figlio destinato a
succedergli, ad evitare che alla sua morte nascessero faziosità che potessero
portare ad atti di usurpazione; l’istituto della co-reggenza non fu tuttavia
sufficiente a scongiurare atti violenti, complotti, uccisioni e detronizzazioni.
Il protocollo reale prevedeva cinque titoli ed altrettanti nomi, che venivano
annunciati dopo l’imposizione delle due corone dell’Alto e del Basso Egitto: il
nome Horus, il nome nebti (o le due signore), il nome Horus d’oro, il prenome
n-sw-blt (colui che appartiene al giunco ed all’ape), ed il nome proprio
preceduto dall’epiteto "figlio di Re". Terminato il complesso cerimoniale,
venivano inviati messi ai governatori dei distretti periferici per annunciare
loro la nuova titolatura reale, e l’inizio di un nuovo computo degli anni.
Infatti ogni F. considerava il giorno della propria incoronazione come l’inizio
di una nuova era. Quando il F. moriva, il caos minacciava l’ordine cosmico, che
poteva essere ristabilito solo dall’elezione di un nuovo sovrano, che rinnovava
la creazione originale e ristabiliva l’armonia della natura. Egli navigava nel
firmamento, con il Sole, era erede diretto di Osiride che aveva regnato sulla
terra, e si identificava in lui nella morte. I F. potevano sposare solo una
principessa di sangue reale; per questo e per conservare la propria dinastia,
sposarono spesso la propria sorella o la propria figlia, ma si hanno anche molti
casi di matrimoni con principesse straniere e perfino con fanciulle non nobili.
Il F. poteva avere anche altre mogli secondarie, e naturalmente molte concubine.
Per l’amministrazione degli affari di stato il F. si avvaleva di funzionari, che
di solito appartenevano alla sua famiglia od almeno alla nobiltà, ai quali
affidava, di volta in volta, compiti specifici. Col tempo venne così formandosi
una complessa gerarchia, con cariche che tendevano a divenire ereditarie e
perfino negoziabili.
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