DEFINIZIONE:
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Una delle virtù teologali della teologia cristiana, unitamente alla Carità
(v.) ed alla Speranza (v.). In generale significa una credenza basata non su
esperienze empiriche o su conoscenze logicamente dimostrabili, bensì sopra una
autorità superiore o comunque esterna. La credenza nei fatti rivelati da Dio è
la F. religiosa, che nella teologia cristiana richiede l’intervento della Grazia
(v.) divina, per cui è una virtù teologale. Per s. Agostino la F. è il credere a
ciò che non si vede. In Hume la F. o Credenza è un tipo di conoscenza non
razionale, dipendente dall’abitudine. Per Kant è l’accettazione di ideali (le
idee della ragione, ed in particolare i postulati della ragion pratica) non
dimostrabili teoreticamente, ma necessari per l’esistenza della legge morale,
come le idee di Dio, libertà ed immortalità dell’anima. Y (Massoneria) Il
concetto di F. è racchiuso nel simbolo detto "la scala di Giacobbe" (v.),
mantenuto in uso dalla Libera Muratoria nella sola tradizione britannica. I
gradini di tale scala rappresentano le virtù umane, specialmente la F., la
Speranza e la Carità, ovvero l’Amore, unica prova della genuinità della F. Lo
scrittore e pensatore massone Oliver, nel 1837 scriveva che "sulla scala gli
angeli ascendevano e discendevano in continuazione, per ricevere comunicazioni
dall’Altissimo, e per disseminare le loro commissioni eccelse sulla faccia della
terra. Una straordinaria coincidenza di tradizione rispetto alla Scala
Massonica, esistente in ogni parte del mondo. Tra noi questa pratica si fonda
sulla forte base della F., che è il primo gradino della scala poggiante sulla
parola di Dio. Essa produca una Speranza ben fondata di condividere le promesse
registrate in quel Libro Sacro: e questo è il secondo gradino della scala
massonica. Il terzo o gradino più perfetto è la Carità, mediante la quale
raggiungiamo la cima della scala, metaforicamente parlando il regno della
beatitudine, la dimora del diletto puro e permanente". Secondo il Guenon,
"l’asse dell’universo è come una scala sulla quale si effettua un perpetuo
movimento ascendente e discendente". Nella Scala di Giacobbe i due montanti
verticali corrispondono alla dualità dell’albero della Scienza o, nella Cabala
ebraica, alle due colonne esterne dell’albero sefirotico (v.). né l’uno né
l’altro è dunque assiale, e la colonna di mezzo, ovvero l’asse vero e proprio,
non è raffigurata sensibilmente; ma nel suo complesso la scala è unificata dai
pioli che congiungono i due montanti e che, essendo posti tra questi
orizzontalmente, hanno necessariamente il loro punto centrale sull’asse. La
scala offre così un simbolismo completo: essa è come un ponte verticale che si
eleva attraverso tutti i mondi, e permette di percorrerne l’intera gerarchia
passando di piolo in piolo; nel contempo i pioli sono i mondi stessi, cioè i
diversi livelli o gradi dell’Esistenza universale. Un significato evidente nel
simbolismo biblico della scala di Giacobbe, lungo la quale gli angeli salgono e
scendono. Gli angeli rappresentano gli stati superiori dell’essere; ad essi
corrispondono quindi i pioli, il che si spiega con il fatto che la scala va
considerata con la base appoggiata a terra, ovvero per noi, ed il nostro mondo è
il supporto a partire dal quale si deve effettuare l’ascensione, ovvero
l’evoluzione spirituale. Infine il Mazzini (v.), nel suo "Dal Concilio di Dio"
del 1870, sostiene che "noi vediamo negli angeli l’anima dei giusti che vissero
nella F. e morirono nella Speranza; nell’angelo custode ed ispiratore l’anima
della creatura che più santamente e costantemente ci amò, riamata, sulla terra,
ed ebbe per ricompensa la missione e la potenza di vegliare su di noi e
giovarci: la scala tra terra e cielo, intravveduta in sogno da Giacobbe,
rappresenta per noi la doppia serie ascendente e discendente delle nostre
trasformazioni sulla via dell’iniziazione all’Ideale divino, e delle influenze
benefiche esercitate su di noi dagli esseri cari che su quella via ci
precedono".
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