DEFINIZIONE:
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Espressione ricorrente nel Nuovo Testamento allorché Gesù
parla di sé stesso, nella sua condizione umana (Matteo 8, 20; Matteo 12, 40;
Matteo 13, 37; Luca 5, 24; ecc.). Secondo il Bacchiega (Simbologia del F., Ediz.
Bastogi, 1985), «Gesù usa nei Vangeli usa per sé questo titolo misterioso di F.
sia pure con un significato ben più ampio di uomo comune, ma sempre riferito al
contesto di una discendenza umana. Gesù non si arroga mai genealogie
soprannaturali. Forse usa per sé questa espressione per richiamare l’attenzione
sul fatto che egli è “uomo”, onde evitare ulteriori illazioni sul proprio conto.
Inoltre occorre considerare che l’aramaico, la lingua utilizzata da Gesù,
conosce il vocabolo F. (bar enosh oppure bar nash) nel senso apocalittico di
uomo come personaggio ultimo, finale» (v. Messianismo).
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