DEFINIZIONE:
|
Secondo la mitologia egizia, sarebbe stato Thoth (v.) ad inventare
la scrittura geroglifica (detta ideoscrittura) e ad introdurne l'impiego. Il
termine venne usato dai greci ellenistici per indicare i segni di quest'antica
scrittura egiziana. Deriva dal greco ieros (sacro) e glujw (inciso). I G.
ammontano a circa 3000, ma i più comuni non sono più di 600. Nell'Egitto antico
il sistema G. era già conosciuto all'inizio della I dinastia faraonica (ca. 3000
a.C.), nella forma che durò per oltre 3400 anni, senza grandi variazioni.
Infatti l'ultimo documento in G. risale al regno di Teodosio (394 d.C.). La
necessità di semplificare i segni comportò l'adozione di una scrittura corsiva
facilitata, denominato ieratico (v.). Nel corso dei secoli molti tentativi
furono effettuati per interpretare i segni, coinvolgendo Tacito, Diodoro Siculo
ed Horapollo (V secolo). Nel XVII secolo il gesuita tedesco Kircher tentò lo
studio scientifico dei G., arrivando a spiegare molte voci attraverso il
confronto con la lingua copta, ma concluse giudicando quei segni come semplice
scrittura simbolica. Soltanto dopo il ritrovamento della stele di Rosetta
(1799), redatta in G., demotico e greco, ci si avviò lentamente verso la loro
corretta interpretazione. Fu però solo nel 1822 che il francese Champollion,
grazie ad un'iscrizione di File riportante i carteggi (cartouches) di Tolomeo e
Cleopatra, partendo dai suoni semplici e riportando il loro valore fonetico, con
l'aiuto del testo greco e della lingua copta, riempì i vuoti tra i suoni già
riconosciuti prima. Il sistema completo di decifrazione fu pubblicato solo due
anni dopo (1824) nei "Précis du système hiéroglyphique".
|