DEFINIZIONE:
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Flavio Claudio, detto l’Apostata, imperatore romano (332-363 d.C.).
Figlio di Giulio Costanzo, fratellastro di Costantino, fu fatto educare in
rispettosa vigilanza da Costanzo II, in Cappadocia, insieme al fratello Gallo,
dove i due principi ebbero una pia educazione cristiana. Più tardi, ad Efeso e
ad Atene, G. entrò in contatto con quegli ambienti culturali della seconda
sofistica, più imbevuti di platonismo e più propensi ad enfatizzare l’antica
tradizione greca, quali quello di Libanio e del filosofo Massimo, e si dedicò
intensamente a studi letterari, filosofici e mistici. Nel 355 Costanzo, che nel
frattempo aveva eliminato quasi tutti gli altri discendenti della famiglia di
Costantino, gli diede il titolo di Cesare e lo mandò in Occidente, in Gallia, a
risolvere una situazione gravemente compromessa per le scorrerie di Franchi ed
Alemanni. Il giovane studioso rivelò un singolare talento militare, ristabilendo
la tranquillità. La sua popolarità tra le truppe impensierì Costanzo, che gli
diede (360) l’ordine di tornare a Costantinopoli. L’esercito allora si ammutinò,
e lo proclamò Augusto: G. accettò l’offerta, dopo molte perplessità, e mosse
verso la capitale. Prima però che si venisse ad uno scontro, Costanzo morì
(361), e G. restò l’unico Augusto d’Oriente e d’Occidente. Dall’acclamazione in
poi l’imperatore professò apertamente una forma di paganesimo, lontano da quello
dell’età classica, ma che fondeva insieme teurgia neoplatonica, tradizioni
greche e latine, ed il culto solare di Emesa, la religione ufficiale dell’impero
ai tempi di Aureliano. Proclamò una tolleranza generale per tutte le religioni,
ristabilì e ridotò riccamente i molti templi pagani aboliti o distrutti, favorì
i pagani nelle carriere pubbliche, tolse alla Chiesa cristiana tutti i sussidi
dello Stato, e si sforzò di organizzare una Chiesa unitaria pagana in tutto
l’impero, con i propri vescovi e sacerdoti. Pur non avendo mai perseguitato i
cristiani, tali misure gli valsero l’odio di questi, nonché il titolo infamante
di Apostata (v.). Notevoli ed efficaci furono anche le sue riforme economiche ed
amministrative. Nel 363, per risolvere il problema persiano, G. mosse da
Antiochia contro Ctesifonte e, nel corso di una delle battaglie sostenute a nord
della capitale nemica, fu ferito mortalmente. L’opera letteraria di G.,
interamente redatta in greco, è una testimonianza interessante della cultura del
IV secolo: comprende lettere, orazioni, una satira filosofica (Misopogon) ed una
satira politica (I Cesari). Nell’iconografia, le migliori immagini di G. sono
conservate nella monetazione antiochena. Nelle statue del Louvre e di Cluny è
raffigurato con barba fluente, diadema ed abito greco, secondo il tipo
posteriore alla nomina ad Augusto. Vicino alla tradizione monetale è invece il
ritratto di Gerusalemme.
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