DEFINIZIONE:
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Divinità egiziana, uno dei più antichi neter d'Egitto. Fa parte della
misteriosa coorte dei Grandi Antenati rossi, ai quali fanno riferimento i Testi
delle Piramidi. Il suo culto è attestato fin dai tempi più remoti, ma solo
nell'Antico regno diventerà il figlio di Iside e di Osiride, poi Hor Thema, l'H.
vendicatore del padre, la cui missione era di ristabilire l'equilibrio del mondo
eliminando Seth. Esistono ben ventiquattro forme diverse di H., tra cui le più
note sono: Horakhty, dell'orizzonte, re del cielo; Harpocrate, H. bambino, mago
e guaritore; Haroeri, H. il vecchio, associato al coccodrillo Sobek; Harmakis,
la grande sfinge di Giza; Hor Behedety, l'H. di Edfu, signore del cielo lontano;
Horsiesis, il figlio di Iside, protettore del Faraone e di tutti i defunti.
L'occhio (o gli occhi) Ujat resta il suo simbolo principale: l'occhio destro
rappresenta il sole, il sinistro la luna. A Letopoli (Khem), dove H. guarisce i
ciechi, si parla di lui come di "colui che illumina il mondo con i suoi occhi, i
due lumi". Gli furono dedicati molti santuari, ed i suoi colori sono quelli
della Grande Opera alchemica: nero, bianco e rosso. H.è il simbolo della luce
interiore, la forma più segreta di Ra. Egli rappresenta la perfezione, la
trascendenza, il grado supremo dell'iniziazione regia-sacerdotale. Per H. ogni
adepto è chiamato a diventare re d'Egitto. "Io sono quello che abita tra le
stelle".
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