DEFINIZIONE:
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Filosofo tedesco (1859-1938), è il massimo rappresentante della
fenomenologia, una delle più significative correnti di pensiero contemporanee,
che tenta un superamento tanto del positivismo quanto dell’idealismo, sulla base
dell’analisi rigorosa delle operazioni soggettive e della loro tipicità. I primi
interessi di H. sono diretti all’astronomia ed alla matematica, che studia a
Lipsia, e successivamente a Berlino con Weierstrass: a Berlino inizia ad
occuparsi del concetto di infinito già approfondito, tra gli altri, da Georg
Cantor e Bernhard Bolzano. Nel 1884 si reca a Vienna ad ascoltare le lezioni di
Franz Brentano, che avranno grande importanza sul suo pensiero successivo:
Brentano era l’esponente della corrente psicologista, ed aveva formulato la
teoria del carattere intenzionale della coscienza. Dopo avere ottenuto
l’abilitazione nel 1887, pubblica nel 1891 il primo libro, la Philosophie der
Arithmetik (Filosofia dell’aritmetica), che si inserisce nel dibattito tra
psicologisti e logicisti, prendendo le difese dei primi. Il libro suscitò la
reazione di Gottlob Frege, che ne attaccò il soggettivismo: H. rimase
influenzato da tale critica, e rielaborò le sue idee nel primo volume delle
Logische Untersuchungen (Ricerche logiche), intitolato "Prolegomeni per una
logica pura", pubblicato nel 1900 ad Halle, dove intanto si era trasferito. Il
secondo volume uscì l’anno successivo, e prende in esame già tutti i problemi
della futura fenomenologia (i temi della coscienza, dell’intenzionalità, del
significato, ecc.), staccandosi nel contempo anche dalle prospettive della
logica pura. Il periodo dal 1901 al 1913, anno di pubblicazione delle Ideen zu
ainer reinen Phnomenologie und phenomenologischen Philosophie (Idee per una
fenomenologia pura ed una filosofia fenomenogica), è decisivo per la maturazione
del pensiero husserliano: in questi anni egli insegna a Gottinga, e tiene una
serie di corsi non pubblicati sul problema del tempo, della cosa materiale e
dello spazio, in cui si delinea il concetto di fenomenologia come ritorno alle
cose stesse, e descrizione dei fenomeni così come si danno al soggetto che li
esperisce. Nel 1911 esce l’importante saggio Philosophie als strenge
Wissenschaft (la filosofia come scienza rigorosa), in cui H. sostiene l’idea di
scienza rigorosa contro lo storicismo di Dilthey e le filosofie della
"Weltanschauuung". Nelle Ideen è esposto nelle sue linee fondamentali il metodo
fenomenologico, che comprende un momento critico (epochè) di riduzione o messa
tra parentesi della realtà così come appare naturalisticamente, ed un momento
costitutivo in cui viene descritto il fenomeno, e ne viene colta la tipicità od
essenza (eidos). Entrambi i momenti hanno come polo la coscienza soggettiva che,
secondo H., può liberarsi dei pregiudizi e tematizzare le proprie operazioni
trascendentali, quelle grazie alle quali viene dato un senso intenzionale agli
oggetti stessi della coscienza. H. intendeva distaccarsi sia da una scienza di
dati di fatto che da una scienza di idee platoniche, riferendosi piuttosto al
concetto kantiano di trascendentale: ma, a partire dalla pubblicazione delle
Ideen fino ad oggi, la sua posizione è stata interpretata in senso idealistico,
assumendo cioè le essenze come oggetti ideali. Questa interpretazione è già
dominante negli anni di Friburgo (a partire dal 16) che, se da un lato sono il
periodo in cui H. costituisce accanto a sé una vera e propria scuola, dall’altro
preparano la scissione degli allievi di maggior nome, quali Max Scheler, Nicolai
Hartmann, e soprattutto Martin Heidegger (1928). Di fronte all’esistenzialismo
sviluppato da quest’ultimo, la fenomenologia segna un certo declino; comunque H.
continua a svolgere le proprie riflessioni, producendo nel 1929 Formale und
transzendentale Logik (logica formale e trascendentale), tenendo nel febbraio
dello stesso anno due importanti conferenze a Parigi (Méditations cartésiennes)
e ponendosi infine alla stesura dell’ultima e decisiva opera, Die Krisis der
europischen Wissenschaften und die transzendentale Phnomenologie (La crisi
delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale), scritta tra il 1936 ed
il 1937, ovvero poco prima di morire, e pubblicata postuma nel 1954. Nella
Krisis H. riprende i temi di Ideen, apportandovi il nuovo concetto di "mondo
della vita", e soprattutto disponendoli entro uno spazio storico-genetico che
corrisponde allo sviluppo filosofico e scientifico dell’Occidente: secondo H.,
l’idea di filosofia ed insieme di scienza rigorosa, nata in Grecia, subisce una
crisi profonda nel mondo moderno e contemporaneo attraverso la duplice
deformazione dell’oggettivismo e del soggettivismo, di modo che il richiamo alle
operazioni costitutive ed al piano del mondo della vita può permettere un
disoccultamento di tale crisi ed una nuova armonia tra teoria e prassi. H.
svolge questo tema in pieno periodo nazista, ed in un clima che andava facendosi
sempre più persecutorio, anche nei suoi confronti: alla sua morte, il padre
belga Leo Van Breda riuscì a salvare dalla distruzione nazista l’ingentissimo
patrimonio degli inediti (tra cui la stessa Krisis), che rappresentano, in oltre
40.000 pagine, la maggior parte e forse anche più interessante del suo pensiero.
Van Breda ha successivamente fondato a Lovanio gli Husserl Archives, ed ha
iniziato, a partire dal 1950, la pubblicazione di tutta l’opera di H., di cui
finora sono usciti sedici volumi (meno della metà). Tra il materiale inedito,
oltre a Erfahrung und Urteil (Esperienza e giudizio, uscito a Praga nel 1939),
vi sono le lezioni del 1923-24 (Erste Philosophie, Filosofia prima, due volumi,
1956-59), quelle del 1925 (Phnomenologische Psycologie, Psicologia
fenomenologica, 1962), il completamento delle Ideen, e le già ricordate lezioni
sul tempo, contributo fenomenologico alla concezione interiore del tempo e sulla
cosa (Ding un Raum, Oggetto e spazio, Prolusioni del 1907, 1973).
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