DEFINIZIONE:
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Comprende ogni concezione filosofica tendente a risolvere la realtà
in una serie di atti spirituali oggettivi e soggettivi, per cui l'oggetto della
conoscenza si riduce a rappresentazione o a idea. Definisce anche il modo di
pensare, di vivere e di agire proprio di quanti credono in un ideale tendendo a
realizzarlo ed a conquistarlo. Per Marx, ed ancor più per Lenin, l'I.
rappresenta il punto più elevato del pensiero borghese, un punto contenente
l'analisi materialistica della realtà. Da questo particolare punto di vista
l'I., raggiunto il massimo del proprio sviluppo con la scoperta del carattere
dialettico della realtà, va rovesciato nel materialismo. É una filosofia
diversa, non più fondata sullo spirito ma sulla materia e sui rapporti sociali
materiali. L'I. moderno trae origine dalla metafisica della coscienza di
Descartes, dall'I. sostanzialistico di Spinoza (la materialità è un attributo
dell'essere), dall'immaterialismo di Leibniz (monadi come centri di attività
spirituali) ed dall'empirismo di Berkeley e di Locke (l'essere corrisponde
all'essere percepiti). Di qui nasce la filosofia di Kant, da lui stesso definita
I. trascendentale, in cui si ritrova la netta distinzione tra momento
conoscitivo e mondo fenomenico. In seguito nasce il nuovo I. tedesco di Fichte
(con accento soggettivo), di Schelling (con accento oggettivo) e di Hegel, che
ripropone l'ipotesi di una teoria complessiva della realtà basata sulla
razionalità interna e sullo svolgimento dialettico dei suoi vari momenti. Il neo
I. italiano di Croce (criticamente) e di Gentile (con il suo attualismo) si
richiama pure alla tradizione hegeliana, seppure variamente rielaborata.
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