DEFINIZIONE:
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Termine derivato dal greco ipnoz, sonno, che definisce la condizione
particolare della persona , per alcuni aspetti simile al sonno, e per altri
assai prossima allo stato di veglia, con forte dipendenza da agenti esterni,
provocata attraverso processi di suggestione. Si tratta di un livello di
attività mentale del tutto particolare. Nello stato ipnotico la persona è
coinvolta in un rapporto interpersonale a due, molto stretto e coerente, quello
con l’operatore denominato ipnotizzatore. Il paziente: è disposto ad accettare
acriticamente le rappresentazioni mentale proposte; mantiene centrata su di esse
la propria attenzione, conscia ed inconscia, manifestando una forma di
dissociazione psichica. La tecnica ipnotica può avvalersi di diversi metodi.
imposizione delle mani o tocco magnetico (F.A. Mesmer, 1779, v.), accompagnato
da suggestioni di appesantimento delle membra; fissazione di oggetti luminosi e
degli occhi dell’ipnotizzatore(J. Braid, 1843); suggestione di stanchezza e di
addormentamento, con chiusura degli occhi (A.A. Liébeault, 1866). L’induzione
ipnotica viene facilitata dalla ripetizione delle sedute e quindi
dall’apprendimento, nel soggetto predisposto e consenziente. La personalità e la
posizione del soggetto, con ruolo passivo, tipicamente ripetitivo,
l’atteggiamento dell’ipnotizzatore, con ruolo attivo, tipicamente di modello, le
condizioni ambientali ecc., sono variabili che possono influire sul verificarsi
dell’I. e sul suo grado di profondità. Mediante le suggestioni trasmesse in
stato di I. si possono ottenere effetti a livello motorio, percettivo,
immaginativo ed emotivo. Fra i fenomeni provocabili per via di suggestione in
rapporto ai diversi tipi di I. (sonnolenza, ipotassia o sonno leggero,
sonnambulismo) si segnalano i fenomeni catalettici, con perdita del controllo
motorio volontario; le alterazioni della acuità percettiva, come iperstesia ed
analgesia; le alterazioni della memoria, come amnesia ed ipermnesia. Può venir
indotta una incapacità di rievocare certi avvenimenti, specie se accaduti
durante l’I. Di questo espediente ci si è serviti nelle indagini sperimentali
sulla trasmissione di compiti post-ipnotici, volte a dimostrare l’esistenza di
una vita psichica inconscia (s. Freud), oppure si può ottenere, come nel caso
dell’ipermnesia, un’aumentata capacità di ricordare avvenimenti lontani nel
tempo: soprattutto per questo motivo l’I. ha trovato discrete applicazioni in
psicoterapia. Il soggetto, durante lo stato ipnotico ed in fase post-ipnotica,
può mettere in atto complessi comportamenti che gli siano stati suggeriti. È
tuttora materia opinabile la capacità del soggetto sottoposto ad I. di sottrarsi
spontaneamente ad influenze suggestive e ad ordini contrastanti con le proprie
regole morali. Non si può tuttavia escludere che la suggestione possa facilitare
la messa in atto di tendenze asociali rimosse. Le più recenti teorie
interpretative sulla natura del processo ipnotico valorizzano i processi di
identificazione con un individuo simbolo dell’autorità (l’ipnotizzatore); tali
processi riporterebbero il soggetto ad una regressiva situazione infantile,
nella quale sarebbero favorite modalità di funzionamento mentale piuttosto
arcaiche. La capacità di regredire transitoriamente, superando con ciò più
facilmente situazioni che sarebbero altrimenti molto ansiogene, è stata vista
correlarsi positivamente con la suggestionabilità ipnotica. Opportuna la
citazione del caso del prof. Milton H. Erickson, noto nel mondo scientifico come
Mr. Hypnosis, è considerato un personaggio geniale ed uno dei più celebri
psicoterapeuti del mondo, molto prossimo alla leggenda. Poliomelitico,
daltonico, affetto da sordità tonale e dislessico per tutta l’infanzia,
impersona l’archetipo del medico che impara a guarire gli altri guarendo
innanzitutto sé stesso. Celebre il suo detto, per cui "non si può fare il medico
se non si è coinvolti emotivamente". Buona parte del suo successo come terapeuta
fu sicuramente dovuta al fatto che i pazienti sentivano che lui era partecipe
della loro sofferenza. Emblematico il suo primo incontro con l’I., avvenuto non
teoricamente ma esperienzialmente, durante il primo, drammatico attacco di
poliomielite. Giacente nel letto, aveva udito i medici che nella stanza accanto
stavano parlando di lui con i suoi genitori. Dicevano che non sarebbe arrivato
al mattino. La loro insensibilità lo rese furioso. Quando entrò la madre,
ostentando un’espressione serena, le chiese di spostare il comò in modo da poter
vedere il tramonto nello specchio che lo sormontava. "Non volevo morire senza
aver visto un’ultima volta il tramonto", racconterà in seguito. Nel paesaggio
erano compresi un albero, una siepe ed una grande roccia, ma lui non li vedeva.
Dopo restò per tre giorni privo di coscienza. Al risveglio domandò al padre
perché avessero tolto la siepe, l’albero e la roccia, rendendosi solo allora
conto d’essere stato lui ad escluderli volontariamente, in un processo di
autoipnosi, affinché non ostacolassero la sua visione. Era sta l’intensità del
suo desiderio, era stato il senso di sfida a tenerlo in vita perché potesse
vedere il tramonto. Dopo la guarigione decise di fare il medico. Milton H.
Erickson è nato il 15.12.1901. Si è laureato in medicina e psicologia presso
l’università del Wisconsin, ed ha insegnato psichiatria alla Wayne State
University. Nel 1948 si è trasferito a Phoenix (Arizona), dove ha esercitato
privatamente per oltre 30 anni fino alla sua morte, il 25.3.1980.
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