DEFINIZIONE:
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Secondo la mitologia greca, sarebbe il nome assunto dalla giovenca Io
quando, sospinta fino in Egitto dall'assillante tafano mandatole da Giunone, vi
fu raggiunta da Giove, che le rese le forme femminili e la fece madre di Epafo,
che divenne poi re d'Egitto, fondando la città di Menfi. É di qui che scaturisce
la leggenda di Io, diventata Iside, che la volle sorella e sposa di Osiride, dal
quale nacque Horus. Osiride sognava la conquista dell'India e, lasciato il
governo dell'Egitto ad I., con un esercito composto da uomini e donne, si
impadronì di alcune regioni indiane. Tornato in Egitto, scoprì che durante la
sua assenza, nonostante I. fosse assistita da Thoth-Mercurio-Hermes e da Ercole,
il fratello Seth-Tifone aveva sollevato il popolo contro di lui. Osiride,
nonostante l'offesa subita, tentò la rappacificazione col fratello, ed accettò
di partecipare ad un banchetto di riconciliazione. Ma i sicari di Seth lo
catturarono, rinchiudendolo in una cesta che gettarono nel Nilo. I., desolata,
andò alla ricerca del marito, seguì la corrente del grande fiume e raggiunse la
Fenicia dove, tra i rami fronzuti di un'acacia, rinvenne il corpo di Osiride. Lo
riportò in Egitto, ma Seth, temendo che la vista dei resti dell'amato monarca
sollevasse il popolo contro di lui, lo fece a pezzi che disperse in diverse
località egiziane. I. si rimise nuovamente alla ricerca con l'aiuto di Thoth,
riuscì a raccoglierle e, sfruttando le sue doti magiche, ricompose il corpo
dello sposo, riportandolo al trono. Esiste una seconda versione di questa
conclusione, per la quale I. avrebbe sepolto i resti ritrovati in Abido, sulla
riva occidentale del Nilo (dove sorgeva un magnifico tempio appunto dedicato ad
Osiride), mettendo poi a capo dell'esercito il figlio Horus. Questi, in due
giornate campali, sconfiggeva i seguaci di Seth e lo uccideva, per poi
succedergli sul trono. Dopo la morte I. fu venerata come dea, unitamente ad
Osiride, sotto le forme di una giovenca, mentre Osiride assunse le sembianze di
un bue, in considerazione dell'impulso dato da entrambi all'agricoltura. Col
tempo il loro mito finì per confondersi con quello del Sole e della Luna. In
loro onore furono istituiti solenni festeggiamenti, nelle quali fece la sua
comparsa anche il bue Api o Apis (v.). Poi la figura di I., simboleggiante
l'immortale forza della natura, finì lentamente per confondersi con quella di
Cerere, di Giunone, di Minerva e di Diana. I. veniva rappresentata da una donna
munita di ali protettrici, oppure con le corna bovine, a simboleggiare il
crescere ed il declinare della luna, con in una mano il sistro, un
caratteristico strumento musicale egizio, e nell'altra un'anfora, simbolo della
fertilità ottenuta grazie alle inondazioni del Nilo. Talvolta teneva sull'omero
un turcasso, ed una serie di torri le coronava il capo. Fu onorata in moltissimi
templi, ma soprattutto nei santuari di File, nell'Alto Egitto, e l'Iseo (Beibet
el-Haggar) nel Delta del Nilo. É il principio femminile della natura, la
calamita che attira lo sperma maschile, la passività attiva e la sostanza
materna. Iniziata da Thoth, detentrice della Parola perduta, I. è in primo luogo
la Grande Sacerdotessa iniziatrice che guida sui sentieri di Horus. Fu anche
venerata a Roma, come I. Faria (la luce del mondo, simboleggiata dal grande faro
di Alessandria), ed in Gallia, dove fu a lungo considerata protettrice di
Lutezia, ovvero di Parigi. La storia parla della chiesa parigina di San Germano,
in cui per secoli fu tollerata la presenza di una statua di I., finché un certo
cardinale Brisonnet, visto che molti fedeli l'avevano scambiata per una santa e
le accendevano candele benedette, la fece ridurre a pezzi. Y (Misteri Isiaci)
Quasi nulla è trapelato nel tempo sui riti dei misteri egizi di Iside. Si sa
soltanto che ogni neofita veniva così ammonito: "Ogni morto che procederà solo e
sicuro in questo luogo tenebroso, sarà purificato dal Fuoco, dall'Acqua e
dall'aria, e sarà iniziato ai misteri di Iside". Munito di una lampada. Il
neofita doveva poi attraversare strisciando un corridoio stretto e tortuoso, al
cui termine trovava un pozzo nel quale doveva discendere, attraverso una scala
di ferro ed una intagliata nella roccia. Giunto in un'ampia sala doveva prestare
il seguente giuramento: "Giuro di non rivelare mai ad alcun profano ciò che
vedrò nei Templi sotterranei, e se dovessi essere spergiuro invoco sulla mia
testa la vendetta degli dei del cielo, della terra e degli inferi, e la morte
più terribile".
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