DEFINIZIONE:
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Dal greco laicoz, popolare o profano, derivato a sua volta da laoz,
popolo, indica non tanto l’appartenenza quale membro quanto la condizione di
sudditanza. Nell’ambito della dottrina cristiana e del diritto canonico, il
termine indica il comune fedele che, in forza del battesimo ricevuto, appartiene
alla Chiesa ed è partecipe della sua vita, pur senza far parte della gerarchia
ecclesiastica (contrapposto quindi a chierico), ma cui fanno comunque capo
comuni diritti e doveri. L’espressione è assente nel Nuovo Testamento, e compare
per la prima volta nell’uso cristiano nel 96 d.C., con Clemente Romano, per
qualificare il semplice fedele, a differenza del diacono e del presbitero. La
funzione ecclesiale e d’apostolato del L. nella Chiesa, che è stata al centro di
accesi dibattiti teologici ed ecclesiologici, si è venuta estendendo attraverso
una forma di delega di alcune funzioni ad essa proprie (Azione cattolica ed
istituti religiosi), sia in seguito alla riscoperta di una serie di valori
religiosi originali concernenti i L. in quanto tali, e nelle loro più specifiche
attività professionali e sociali. Frate, fratello o sorella L. o converso, è il
religioso non investito degli ordini sacri che si dedica al servizio di una
comunità religiosa, aiutando i sacerdoti nei compiti materiali ed attendendo ai
servizi manuali e profani. L’aggettivo L., contrapposto ad ecclesiastico,
religioso, confessionale, si riferisce a quanto è estraneo all’ambito di
pertinenza diretta od indiretta della chiesa (beneficio L., pensione L.,
prebenda L.) o che si ispira a concezioni di autonomia rispetto all’autorità
ecclesiastica (assistenza L., scuola L. e Stato L.).. Può anche essere
attribuito ad un atteggiamento ostile o polemico, a seconda del modo in cui si
verifica la constatazione o l’affermazione di indipendenza o di autonomia. Come
voce arcaica L. assumeva anche il significato di ignorante, incolto, ignorante,
in contrapposizione a chierico nel senso di dotto.
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