DEFINIZIONE:
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Gottfried Wilhelm, filosofo e matematico tedesco (1646-1716).
Nell’ambito della cultura razionalistica inaugurata da Cartesio (v.) e
sviluppata da Spinoza e da Hobbes, L. occupa una posizione di particolare
importanza per le originali elaborazioni, tanto nel campo della metafisica (v.)
quanto in quello della matematica e della logica. Filosoficamente il suo
sostanzialismo monadologico e la sua teodicea ottimistica, criticati nel secolo
successivo dall’empirismo inglese e dall’illuminismo francese, ebbero una
grandissima influenza sulla riflessione tedesca fino a Kant, grazie anche alla
volgarizzazione ad opera di Wolff. A livello matematico fu, insieme e
parallelamente a Newton, il creatore del calcolo infinitesimale, che avrebbe
rivoluzionato l’intera disciplina. Infine come logico, si oppose fermamente alla
svalutazione della logica formale in atto presso il cartesianesimo, e nutrì un
grandioso progetto, rimasto irrealizzato, di costruire un’algebra del pensiero,
anticipando in questo i motivi della logica dell’Ottocento e del novecento. La
sua figura di pensatore si presenta in tal modo complessa e problematica, anche
e soprattutto perché egli fece convivere le scoperte teoriche con un forte
legame alla tradizione religiosa ed ai motivi di fondo della filosofia
medievale. La critica più recente ne ha sottolineato le anticipazioni nel campo
della logic, ma non pare aver risolto il rapporto tra logica e metafisica nella
sua opera, ovvero se la riflessione logica costituisca il fondamento di tutte le
sue ricerche, oppure se, invece, egli vi giunga dall’interno dell’elaborazione
filosofica complessiva, da cui la logica sarebbe dunque inscindibile. Complessa
è stata anche la vita di L., nella quale l’attività diplomatica, politica ed
anche storiografica al servizio del duca di Hannover non costituì certo un
impegno secondario a fronte dell’intenso lavoro filosofico e scientifico. Già
nel 1666 pubblicava, giovanissimo, la Dissertatio de arte combinatoria, che
contiene in embrione tutta la sua posizione logica: la rivendicazione, contro
Cartesio, del carattere formale del ragionamento, la necessità di sviluppare
accanto ad un’ars demonstrandi un’ars inveniendi, cioè un momento inventivo e
creativo, l’idea di una scienza universale basata sopra un alfabeto, e quindi
sopra un’algebra del pensiero umano (characteristica universalis). Al 1672
risale l’importante viaggio diplomatico a Parigi, durante il quale conosce
Huygens e Spinoza, venendo anche presentato alla Royal Society (v.). Verso la
fine degli anni settanta entra al servizio del duca di Hannover, ed inizia le
ricerche sul calcolo infinitesimale, di cui espone nel 1684 le regole principali
in una memoria sugli Acta eruditorum (rivista fondata da lui stesso) e che poi
perfeziona nei due decenni successivi: in seguito a tali pubblicazioni scoppiò
nel 1699 la polemica con Newton sulla paternità del calcolo stesso, polemica
che, anche per le circostanze politiche, mise ingiustamente L. in una pessima
luce presso i contemporanei, fino a che venne lasciato in un completo
isolamento. Intanto egli stendeva i suoi maggiori scritti filosofici: il
Discours de metaphysique del 1685, il Systeme nouveau de la nature et de la
comunication des substances del 1695, i Nouveaux essais sur l’entendement humain
(in risposta a Locke, pubblicato postumo nel 1765), gli Essais de théodicée sur
la bonté de Dieu, la liberté de l’homme et l’origine du mal del 1710, la breve
Monadologie del 1714, cui è da aggiungere l’importante materiale delle sue
lettere. Il sistema di L. muove da una radicale distinzione tra verità di
ragione e verità di fatto, tra l’ordine del puro possibile e quello della
realtà: si tratta di due piani rigidamente separati per l’intelletto umano, la
cui unificazione si giustifica soltanto in Dio. Infatti Dio crea il mondo, ed in
questo atto sceglie gli infiniti mondi possibili l’unico reale, fornendo nello
stesso tempo la garanzia del suo carattere ottimale. A sua volta la realtà è
costituita da una molteplicità di sostanze, ognuna delle quali si differenzia,
anche se solo per minimi particolari, dalle altre (principio degli
indiscernibili): sostanze individuali, personali come è personale Dio, centri di
attività, nuclei spirituali di forza, che L definisce "Monadi". In tal modo, L.
voleva mettere in crisi il meccanicismo passivo cartesiano e creare un’immagine
attiva, senza soluzioni di continuità, finalistica della natura, correggendo il
materialismo della sostanza estesa con il principio dell’energia attiva. Questa
costruzione comportava però difficili problemi relativamente all’analisi
dell’uomo, monade di tipo superiore, capace di avere una rappresentazione
cosciente del mondo, ma chiusa, come le altre monadi, ai rapporti sostanziali
con l’esterno, isolata. Il punto che premeva maggiormente a L. era di
controbattere il dualismo cartesiano di anima e corpo. Il suo concetto di
sostanza spirituale resta però non del tutto chiarito, così com’era facilmente
esposta alle critiche degli empiristi e degli illuminati la difesa
dell’innatismo, conseguenza necessaria della postulata incomunicabilità delle
monadi.
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