DEFINIZIONE:
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"Il Libro del Mistero nascosto é il libro
dell’equilibrio della bilancia". Sono queste le prime parole di questo volume.
L’equilibrio é l’armonia che risulta dall’analogia dei contrari, é il punto
morto in cui essendo l’opposizione delle forze contrarie uguale al moto, implica
la quiete. È il punto centrale, il punto del circolo dell’antico simbolismo,
sintesi vivente dell’energia controbilanciata. Come la forma é definibile
equilibrio della luce e dell’ombra, con l’eliminazione dei due fattori essa
diventa invisibile. Il termine bilancia viene applicato alle due opposte nature
di ciascuna terna di Sephirot, ove il loro equilibrio forma la terza Sephira in
ogni ternario. Questa particolare dottrina dell’equilibrio della bilancia
costituisce un’idea cabalistica fondamentale. Questo equilibrio é sospeso in
quella regione in cui é negativamente esistente. Esistenza negativa e positiva,
nonché distinzione fra i due opposti, rappresenta un’altra idea cabalistica
fondamentale. Impossibile definire l’esistenza negativa, perché allorché
definita, cessa di essere esistenza negativa. Si tratta quindi di un’esistenza
negativa che passa in una condizione statica. Molto saggiamente quindi i
cabalisti hanno escluso dall’umana comprensione il primo AIN, Ain, l’Uno
negativamente esistente, nonché l’AIN SUP, Ain Soph, l’Espansione senza limiti.
Anche dell’AIN SVP AVR, Ain Soph Aur, la Luce senza limiti, può essere dato
soltanto un concetto vago. Tuttavia, pensando più a fondo, si può vedere che
tali debbono essere le forme primarie dell’Uno inconoscibile e senza nome, che
noi chiamiamo Dio nella sua forma più manifesta. Esso é l’Assoluto. Come
definire l’Assoluto? Definendolo esso sfugge alla nostra considerazione poichè,
allorché definito, cessa di essere assoluto. Si dovrà dunque dire che il
Negativo, l’Illimitato e l’Assoluto sono, logicamente parlando, degli assurdi,
in quanto idee che la nostra ragione non può definire? Non direi, perché se
potessimo definirli li renderemmo compresi nella nostra ragione, e quindi non
superiore ad essa. Perché un soggetto sia passibile di definizione occorre che
gli siano assegnati determinati limiti. Ma come possiamo limitare
l’Illimitabile? Il primo principio ed assioma della Qabalah é il nome della
Divinità, traducibile in "Io sono quello che sono", da AHIH AShR AHIH, Eheieh
Asher Eheieh. Una traduzione migliore potrebbe essere "Esistenza é esistenza",
oppure "Io sono colui che é". Eliphas Levi, il grande filosofo e cabalista del
XX secolo, nella sua Histoire de la Magie (libro I cap. 7) dice: "I cabalisti
provano orrore per tutto ciò che assomiglia all’idolatria; essi tuttavia
attribuiscono la forma umana a Dio, ma si tratta di una pura figura geroglifica.
Essi considerano Dio come l’intelligente, vivente ed amante Infinito Uno. Egli
non é per loro né l’insieme degli altri esseri né l’astrazione dell’esistenza,
né un essere filosoficamente determinabile. Egli è in tutto, distinto dal tutto
e più grande del tutto. Il suo stesso nome è ineffabile, e tuttavia questo nome
esprime solo l’ideale umano della Sua Divinità. L’uomo non può conoscere che
cosa Dio sia in Se stesso. Dio è l’assoluto della fede, l’esistenza è l’assoluto
della ragione, l’esitenza esiste per se stessa e perché esiste. La ragione
dell’esistenza è l’esistenza stessa. Possiamo domandarci: "Che cosa fa esistere
una cosa particolare?" ossia: "Perché questa data cosa esiste?" Ma non possiamo
domandare, senza cadere nell’assurdo: "Perché l’esistenza esiste?", perché
questo significherebbe supporre l’esistenza anteriore all’esistenza". Sempre il
Levi sostiene ancora: "Dire "Io crederò quando la verità del dogma mi sarà
scientificamente provata", è come dire: "Crederò quando non avrò più nulla in
cui credere, e quando il dogma sarà distrutto come dogma per divenire un teorema
scientifico". In altre parole è come dire: "Ammetterò l’Infinito quando sarà
stato spiegato, determinato, circoscritto e definito a mio beneficio; in altre
parole quando sarà divenuto finito. Crederò all’Infinito quando sarò sicuro che
l’Infinito non esiste. Crederò alla vastità dell’oceano quando lo avrò visto
messo in bottiglia". Ma quando una cosa ci è stata chiaramente provata e resa
comprensibile, non crediamo più in essa, bensì la conosciamo". Tra due idee
tanto diverse come quelle di esistenza negativa e positiva, è richiesto un cert
nesso od anello di collegamento, e quindi arriviamo alla forma che è chiamata
esistenza potenziale. Questa, mentre si avvicina alla esistenza positiva,
ammette ancora ben poco una chiara definizione. È esistenza nella sua forma
possibile. Ad esempio in un seme è nascosto l’albero che può scaturirne: esso è
in una condizione di esistenza potenziale, è lì, ma non ammette definizione. E
quanto meno saranno definibili i semi che quell’albero, a sua volta, potrà
produrre. Ma questi ultimi sono in una condizione che, pur avendo in sé qualche
cosa di analogo ad un’esistenza potenziale, non raggiunge ancora quello stato,
ossia è negativamente esistente. Ma d’altra parte l’esistenza positiva è sempre
suscettibile di definizione: è dinamica; ha certe evidenti capacità, ed è quindi
l’antitesi dell’esistenza negativa ed ancora più della sussistenza negativa.
Essa è l’albero non più nascosto nel seme ma sviluppato esternamente.
L’esistenza positiva, tuttavia , ha un principio ed una fine, e quindi richiede
un’altra forma da cui dipende, perché senza quest’altra idea negativa nascosta
dietro di sé, diviene instabile ed insoddisfacente. L’idea dell’Illimitabile Uno
è stata così indicata, e di essa si potrebbe dire con le parole dell’antico
oracolo: "In Lui è un illimitato abisso di gloria, e da esso esce una piccola
scintilla che fa tutta la gloria del sole, della luna e delle stelle. Mortale,
guarda quanto poco so di Dio. Non cercare di conoscere di più su di Lui, perché
è cosa troppo al di là della tua comprensione, per quanto sapiente tu sia. E
noi, che siamo i Suoi ministri, quale piccola parte siamo di Lui". Vi sono tre
veli cabalistici dell’esistenza negativa, ed in sè stessi formano le idee
nascoste delle Sephiroth non ancora chiamate all’essere, e sono concentrate in
Kether, che in questo senso è il Malkuth delle idee nascoste delle Sephiroth.
Per chiarire il concetto, il primo velo dell’esistenza negativa è l’AIN, Ain,
negatività. Questa parola consiste di tre lettere che così indicano le prima tre
Sephiroth o numeri. Il secondo velo é l’AIN SVP AVR, Ain Soph Aur, la Luce
Illimitata. Questa parola consiste di nove lettere, e simbolizza le prime nove
Sephiroth, ma naturalmente solo nella loro idea nascosta. Quando però
raggiungono il numero nove, non possiamo proseguire oltre senza tornare
all’unità, od al numero uno, perché il numero dieci è solo una ripetizione di
unità appena derivate dal negativo, com’è evidente dando uno sguardo alla sua
comune rappresentazione in numeri arabici, dove il circolo "0" (zero)
rappresenta il Negativo e l’1 l’Unità. Così, allora, l’infinito oceano della
luce negativa non procede da un centro, perché è senza centro, ma concentra un
centro, che è il numero uno delle Sephiroth manifestate, Kether, la Corona, la
prima Sephira; che quindi può essere detta il Malkuth o numero dieci delle
Sephiroth nascoste. Così Kether è in Malkuth, e Malkuth è in Kether. Oppure, con
le parole del grande alchemico Thomas Vaughan noto come Eugenius Philalethes,
"Il cielo è sulla terra, ma secondo un modo terreno, e la terra è in cielo, ma
secondo un modo celeste". Ma, poiché l’esistenza negativa è un soggetto non
suscettibile di definizione, viene considerata dai cabalisti piuttosto come
dipendente dal numero dell’unità che come una distinta considerazione
proveniente da essa: Di conseguenza spesso essi applicano gli stessi termini ed
epiteti indifferentemente all’uno ed all’altro. Questi epiteti sono "Il Nascosto
del Nascosto", "L’Antico degli Antichi", "Il più Santo Antico", ecc. È giunto il
momento di spiegare il reale significato dei termini Sephira e Sephiroth. Il
primo è singolare, il secondo plurale. La migliore traduzione della parola è
"emanazione numerica". Vi sono dieci Sephiroth, che rappresentano le forme più
astratte dei dieci numeri della scala decimale: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9 e 10.
Quindi, come nell’alta matematica ragioniamo di numeri nel solo senso astratto,
così nella Qabbalah ragioniamo della Deità nelle forme astratte dei numeri. In
altri termini, mediante le SPIRVTh, Sephiroth. Da questa antica teoria orientale
Pitagora derivò le sue simboliche idee numeriche. Fra le Sephiroth, unitamente e
singolarmente, troviamo lo sviluppo delle persone e degli attributi di Dio. Di
essi alcuni sono maschi ed altri femmine. Per qualche ragione a loro nota, i
traduttori della Bibbia hanno accuratamente lasciato fuori ed eliminato ogni
riferimento al fatto che la Deità è insieme maschile e femminile. Essi hanno
tradotto un plurale femminile con un singolare maschile, come nel caso della
parola Elohim. Tuttavia hanno involontariamente riconosciuto di sapere che si
trattava di un plurale in Genesi IV, 26: "Ed Elohim disse: Facciamo l’uomo".
Egualmente (V, 27) come poteva Adamo essere fatto a somiglianza di Elohim,
maschio e femmina, a meno che anche gli Elohim non fossero maschi e femmine. La
parola Elohim è un plurale formato dal singolare femminile, ALH, Eloh,
aggiungendo IM alla parola stessa. Ma poiché IM è solitamente la terminazione
del plurale maschile, ed è qui aggiunto ad un nome femminile, esso da alla
parola Elohim il senso di una potenza femminile unita ad un’idea maschile, e
quindi capace di proliferare. Sentiamo parlare molto del Padre e del Figlio,
nelle comuni religioni attuali, ma nulla si dice della Madre. Nella Qabalah però
troviamo che l’Antico dei Giorni si conforma simultaneamente nel Padre e nella
Madre, e così genera il Figlio. Questa Madre è Elohim. Egualmente ci viene di
solito detto che lo Spirito Santo è maschile. Ma la parola RVCh, Ruach, Spirito,
è femminile, come appare dal seguente passo del Sepher Yetzirah: "AChTh RVCh
ALHIM ChIIM, Achath (femminile, non Achad, maschile) Ruach Elohim Chiim, Una è
la Spiritualità dell’Elohim della Vita" (da Internet).
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