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SEZIONE: « DIZIONARIO ESOTERICO »

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DIZIONARIO ESOTERICO SCHEDA N. «01238»

TERMINE: MASSONERIA E FASCISMO
DEFINIZIONE:

Fin dall’epoca dei suoi entusiasmi social-rivoluzionari, Benito Mussolini si era battuto perché fosse proclamata l’incompatibilità tra l’iscrizione al Partito Socialista Italiano e l’appartenenza alla Massoneria. Prima venne proposta al Congresso di Bologna del 1904, e poi a quello di Reggio Emilia del 1912, dove fu approvata. A spingere Mussolini a questa decisione erano stati i rappresentanti dell’ala cattolico-nazionalista del partito, che consideravano intermazionalisti tutti i massoni. Sopraggiungeva la prima guerra mondiale, e la politica dell’interventismo fu patrimonio ed espressione di ambo le obbedienze di Palazzo Giustiniani e di Piazza del Gesù, nate dalla scissione del 1908, nel solco dell’ancor viva e diffusa filosofia azionista e mazziniana. Entrambe furono indotte ad espressioni di simpatia iniziali nei confronti dei Fasci di Combattimento. Molti uomini aderenti a quest’ultimo movimento erano attivi massoni, come Italo Balbo, Giuseppe Bottai, Giacomo Acerbo e persino Roberto Farinacci, ma fu un idillio di breve durata. Il G.O.I. lasciò ai propri iscritti di sentimenti fascisti la "piena libertà di rompere i ponti con la Massoneria", sostenendo che questi restavano comunque coerenti con l’amor patrio loro inculcato in Loggia (delibera del 18 febbraio 1923). Invano Piazza del Gesù offriva a Mussolini il brevetto di 33° Grado del suo R.S.A.A. La persecuzione contro l’istituzione massonica in tutte le sue espressioni, scatenò dalla fine del 1923 l’azione delle squadre d’azione fasciste, che devastarono tutte le sedi massoniche, bruciandone archivi e preziose biblioteche. Nel maggio 1925 veniva decretato lo scioglimento di tutte le società segrete, aprendo la caccia indiscriminata al massone, culminata con la mortale bastonatura dello scrittore spiritualista e uomo politico Giovanni Amendola. Prendendo a pretesto il progetto d’attentato dell’on. Zaniboni contro Mussolini, sia il Gran Maestro del G.O.I. Domizio Torrigiani che il generale Capello venivano accusati d’aver finanziato il complotto. Ma nel 1927 poterono entrambi dimostrare la propria ampia estraneità a quei fatti. Venivano entrambi comunque puniti: il Capello con la condanna a trent’anni di reclusione (doveva scontarne solo dieci, data l’età di 78 anni), e Torrigiani costretto per cinque anni al domicilio coatto a Lipari: veniva liberato pochi giorni prima del termine della pena, in quanto divenuto cieco e gravemente ammalato, per cui gli fu consentito di morire in pace nella sua casa di Pistoia (31 agosto 1932). Non furono soltanto Capello e Torrigiani i massoni perseguitati dal governo fascista. La legge contro le società segrete aveva dimenticato tra i suoi obiettivi tre istituzioni di scarso peso numerico, ma che potevano offrire una cornice organizzativa ed una base simbolica di variegato valore: l’Ordine del tempio, l’Ordine Martinista ed il Rito di Memphis-Misraim. Fu naturale che i fratelli esoteristi si avvalessero di esse per mantenere in vita lo spirito massonico. Ci provarono soprattutto sia il Reghini che l’Allegri, massimi responsabili di tali istituzioni, che furono prodighi di ospitalità e protezione verso i confratelli delle obbedienze disciolte. Questo sarebbe costato all’Allegri sia la carcerazione che il confino (1928-29), ma egli non demordeva affatto dall’attività esoterica (v. "Tutti gli uomini del Martinismo" di Gastone Ventura, pagg. 60-71, Ediz. Atanor, 1978). Varie Logge operarono in esilio, restando all’obbedienza del disciolto G.O.I., sia in Francia e Svizzera che negli Stati Uniti. La fine del fascismo e della seconda guerra mondiale (1945) vedeva la rinascita della massoneria italiana, purtroppo però espressa da una ventina di diverse obbedienze, per lo più accavallate in modo convulso, con un contorno di recriminazioni e di ambizioni nettamente retoriche. Oggi tale numero si è più che dimezzato, ed il panorama massonico nazionale si è sotto molti aspetti chiarito (v. "La Massoneria", di Christian Jacq, Appendice di Alberto Cesare Ambesi, Ediz. Mursia, 1978)

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