DEFINIZIONE:
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La presenza nei templi massonici di esponenti della
comunità sikh (nelle varie diramazioni, escluse quelle integraliste) non ha mai
posto problemi di qualificazione, poiché la credenza nell’Essere Supremo è stata
uno dei capisaldi della fede di Nanak e dei suoi discepoli, dal ‘500 ad oggi.
Uno dei fattori che ha contribuito a far affluire i sikh nelle Logge è stata
sicuramente la circostanza che, dopo le battaglie anti-inglesi in cui la
comunità fu impegnata negli anni 1845-1849, i quadri dell’esercito angloindiano
venissero reclutati in gran numero proprio tra loro, in quanto le loro virtù
guerriere avevano avuto modo di palesarsi nel corso dei precedenti conflitti. A
contatto con gli ambienti massonici castrensi, gli ambienti sikh di più provato
lealismo al Commonwealth ebbero agio di avvicinarsi all’Istituzione che, meglio
d’ogni altra, rappresentava la spinta universalistica che lambiva l’ideologia
coloniale, tanto celebrata da R. Kipling (v.). Un altro motivo che spinse
numerosi sikh ad accostarsi alla Massoneria fu l’operosità diffusa nella
comunità, il suo stile di vita laborioso (integrante l’elemento mistico e
contemplativo essenziale alla religione sikh) e transitivo, tanto che fin
dall’inizio i sikh si raccolsero intorno ai loro guru, provenendo sia
dall’induismo che dall’islam, e superando pregiudizi di casta e nazionalistici.
Figura paradigmatica tra i Massoni di religione sikh fu certamente il maharaja
Dhuleep Singh (1837-1893), membro della Loggia Eastern Star di Calcutta.
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