DEFINIZIONE:
|
Termine derivato dal greco megas (grande), e lithoz (pietra) indica
strutture preistoriche costituite da grandi rocce. Ne esistono di quattro tipi
principali: a pietre verticali isolate (chiamate menhir, v.), a pietre verticali
allineate (come nel complesso di Carnac), a pietre disposte a cerchio (come nei
complessi di Stonehenge e di Avebury), a pietre disposte a formare una camera
(come nei cosiddetti dolmen e nel sepolcro di Newgrange). La maggior parte di
queste strutture si trova in Europa, e sono stati edificati a partire dal tardo
Neolitico fino alla prima Età del Bronzo (4000-1000 a.C.); ma complessi del
genere sorgono anche in India, in Giappone ed in Africa Occidentale. I cerchi di
pietra dell'Inghilterra e della Bretagna (dove sono chiamati Cromlech) fanno
pensare che i loro edificatori abbiano utilizzato un’unità di misura comune, la
cosiddetta iarda megalitica, lunga 829 centimetri. Se questa interpretazione
fosse corretta, questo significherebbe che gli antichi abitatori dell'Europa
possedevano approfondite conoscenze matematiche e geometriche, in un periodo
molto precedente a quello delle civiltà egiziana e mesopotamica. La ragione per
la quale i nostri antenati abbiano costellato gran parte della superficie delle
terre allora conosciute con quelle grandi pietre resta ancora avvolta nel
mistero. Come ignote restano i motivi del loro allineamento lungo ley (linee)
lunghe vari chilometri e chilometri. Gli studiosi sono divisi nel definirne lo
scopo: sono monumenti dedicati al Culto del Sole, giganteschi cippi funerari,
osservatori astronomici o, come molti sostengono, ricevitori e amplificatori
delle misteriosi correnti terrestri (v. lineee sincroniche) che scorrono
all'interno del pianeta, o addirittura, veri e propri aghi da agopuntura infissi
nel suolo per curare la Terra malata. L'origine dei complessi megalitici
costituisce un affascinante giallo archeologico che per ora non ha trovato una
precisa risposta. Civiltà megalitiche dalle caratteristiche analoghe a quelle
del Nord Europa hanno lasciato tracce in Val d'Aosta ( dolmen e tombe nella zona
di Saint-Martin de Corleans; un circolo di pietre del diametro di 71 metri sul
San Bernardino); in Piemonte sul Monte Musiné ed in Liguria (ad Apicella, presso
Varazze). Megaliti mediterranei (originati probabilmente dal contatto con
civiltà della penisola iberica e della Francia del Sud), si trovano a Pian
Sultano, presso Civitavecchia, sull'isola di Pantelleria e nel Salento, in
Puglia. A Li Muri, in Sardegna, sorge il più antico monumento megalitico
dell'isola (2500 a.C.) costituito da cinque cerchi che si intersecano attorno a
uno spuntone roccioso. Delle regioni italiane, la Puglia è certamente la più
ricca di megaliti. Il volume più completo sull’argomento, Dolmen e Menhir in
Puglia, di Paolo Malagrinò, ne elenca ben settantadue esempi, tra cui i famosi
dolmen della zona di Bisceglie, quello della Chianca e quello dei Paladini, la
cui edificazione è popolarmente attribuita ai Paladini di Orlando che, secondo
la leggenda, appartenevano a un popolo di giganti talvolta mostruosi. Sei dolmen
e quarantotto menhir , per un totale di cinquantaquattro monumenti megalitici
sono scomparsi dalla Puglia da quando, poco più di un centinaio di anni fa,
furono pazientemente censiti. Se la sparizione dei megaliti più piccoli è
attribuibile ai turisti, ai vandali od ai contadini alla ricerca di pietre per
murature a secco, altre lasciano francamente sconcertati. Il Dolmen di Cocumola,
per esempio, accuratamente riprodotto dal suo scopritore, certo De Giorgi, nel
1887, era costituito da sette pilastri informi su cui posava un piano di pietra
lungo oltre quattro metri, largo un metro e sessantacinque e spesso una ventina
di centimetri.
|