DEFINIZIONE:
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Figura dominante, unitamente a quelle di Gabriele e
Raffaele, nella folta schiera degli esseri angelici (v. Angeli) tramandataci da
tradizioni esoteriche e religioni monoteistiche. M., identificato dalla Chiesa
Cattolica in San M. viene considerato condottiero delle schiere angeliche nella
lotta contro le forze del male, ed gli è attribuita la cacciata di Lucifero e
dei suoi seguaci dalla sfera celeste. Protettore dei credenti e contrastatore
della magia nera e dei sortilegi, nel corso dei millenni gli sono stati dedicati
ovunque splendidi santuari ed imponenti cattedrali. Raffigurato bellissimo e
fulgido di luce, l’iconografia lo presenta armato, ricoperto da corazza e
brandente una spada, quella che lo vide vincitore contro il suo maggior nemico,
Satana, raffigurato strisciante ai suoi piedi nelle sembianze di serpente o
drago. Nella Qabbalah (v.) corrisponde alla bellezza, Tipheret, e domina la
costellazione del Leone, quale signore dell’elemento Fuoco (v.) che estende la
propria protezione alla relativa triade zodiacale (Ariete, Leone e Sagittario).
Angelo di Luce vincitore della Bestia, è da sempre considerato il capo delle
schiere celesti. L’imperatore Costantino I (v.) a partire dal 313 d.C. gli
tributò un culto intenso, fino a dedicargli il Micheleion, un imponente
santuario fatto costruire in Costantinopoli. Carlomagno (v.) gli dedicò il Sacro
Romano Impero, imitato poi dai sovrani francesi che, fino a Luigi XIII, gli
dedicarono il loro regno. Singolare e misteriosa la linea retta con la quale
sono collegabili tra loro i principali luoghi di culto dedicati a M., tutti
eretti sui resti di antichi templi pagani, in luoghi dove in qualche modo si è
manifestata la sua presenza. Tale linea, tracciata partendo dal Monte Carmelo
(Palestina) per finire sul Monte di San M. (Inghilterra sud orientale), passa su
Delos, Delphi, Monte Sant’Angelo (Gargano), Sacra di San M. (Valsusa) e Mont
Saint Michel (Francia nord orientale, imponendosi all’attenzione degli studiosi
di esoterismo. La sua interpretazione quale richiamo alla rettitudine ed al
rispetto assoluto delle Leggi di Dio, appare forse eccessivamente superficiale e
semplicistica, ma non è certo da escludersi. Essendo saggia l’esclusione della
casualità, essa mantiene ancora avvolto nel mistero il suo reale significato
(Gli Angeli fra noi, di G. Dembech, Ediz. L’Ariete, 1993).
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