DEFINIZIONE:
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Wolfgang Amadeus, compositore austriaco (Salisburgo, 27.1.1756 - Vienna,
5.12.1791). Ebbe le prime lezioni dal padre Leopold, che curava con competenza
l'educazione musicale sua e della sorella Maria Anna Walburga detta Nannerl
(1751-1829), mettendolo in contatto con la severa polifonia barocca di Eberlin,
con lo stile galante tedesco (di Telemann e dei figli di Bach) ed italiano di
Scarlatti, con il Lied protestante popolaresco, e con l'opera italiana. A cinque
anni fece la prima apparizione in pubblico come corista, e subito dopo scriveva
le sue prime composizioni cembalistiche. Fra il 1762 ed il 1766 fece una lunga
tournée con la sorella, attraverso l'Austria, la Germania, il Belgio, l'Olanda,
l'Inghilterra, la Francia e la Svizzera, accolto ovunque come un bimbo prodigio.
Al suo ritorno a Salisburgo produce molte composizioni, di cui alcune date alle
stampe, nel 1768 scrive la sua prima opera buffa, La finta semplice, ed il primo
Singspiel, Bastiano e Bastiana. Poi si dedica, sempre sotto la guida del padre,
ad approfondire la conoscenza della musica italiana, soprattutto dell'opera, un
bagaglio per lui indispensabile per poter sperare in una proficua attività da
operista a Vienna. Fra il 1969 ed il 1771 compie un lungo viaggio in Italia, che
lo porta fino a Napoli, avendo così la possibilità di farsi un'idea diretta
dell'arte e della tecnica del bel canto. Riceve lezioni sul contrappunto da
Padre Martini, e scrive l'opera seria Mitridate re del Ponto rappresentata a
Milano nel 1770 con grande successo. A questo punto la musica europea non ha più
segreti per il quindicenne M., che si appresta alla sua formidabile opera di
sintesi, ma quella definitiva sistemazione professionale voluta sia da lui che
dal padre non si è ancora realizzata. Scrive varie opere su ordinazione
milanese, come Ascanio in Alba (1771) e Lucio Silla (1772), nonché l'oratorio La
Betulia per Padova, che non hanno un gran seguito. Il servizio alla corte di
Salisburgo è molto mal pagato, e rappresenta una fonte di contrasti con il conte
di Colloredo, fino al brusco congedo del 1781. Affascinato dai sinfonisti ed in
particolare da Haydn, si reca spesso a Vienna, ben accolto dagli aristocratici
ma tenuto lontano dalla corte imperiale. Nel 1777 un viaggio a Parigi non
comporta alcun vantaggio economico, ma è qui che M. si avvicina sempre più alla
musica strumentale (sonate per violino, concerti per violino, pianoforte ed
orchestra, ecc.). Qui egli conosce un ambiente in cui l'artista comincia ad
essere un uomo libero che vive dei proventi della sua produzione artistica
anziché di uno stipendio. La morte della madre lo matura definitivamente, come
uomo, staccandolo dall'influsso paterno. Il successo a Monaco dell'opera seria
Idomeneo (1781) lo convince a stabilirsi a Vienna, dove vive dei proventi dei
concerti, delle edizioni e delle lezioni, in attesa di un importante incarico a
corte. Nel 1782 sposa Konstanze Weber (1758-1826), ed ha inizio il più fortunato
momento della vita di M. I nobili lo proteggono, gli affidano i figli per
lezioni di pianoforte, i concerti pubblici hanno successo, e le case editrici
viennesi pagano bene le sue composizioni. Il grande successo ottenuto nel 1782
dal "Ratto del serraglio" (Die Entfhrung aus dem Serail) dà a M. la certezza
che ormai i teatri viennesi gli hanno aperto le porte. Invece passeranno vari
anni prima che il successo gli arrida di nuovo; fu solo nel 1787 che il Don
Giovanni e le Nozze di Figaro mandarono alle stelle l'entusiasmo popolare
praghese. M. ricominciò faticosamente a viaggiare attraverso la Germania, senza
averne vantaggio alcuno. Ormai allo stremo delle forze, nel 1790 ottiene
l'ordinazione per l'opera buffa Così fan tutte, e l'anno successivo riesce a dar
seguito al vecchio progetto di un’opera nazionale tedesca, già vagheggiato con
il Ratto, scrivendo Die Zauberflte (Il Flauto magico v.) e poi La clemenza di
Tito, per celebrare l'incoronazione di Leopoldo II. Il nuovo imperatore
riaccende le speranze di M. per un prestigioso e redditizio incarico a corte.
Purtroppo riesce solo ad ottenere un giro di concerti e l'incarico
dall'Inghilterra per varie opere serie e buffe, mentre alcuni nobili ungheresi
decidono di provvedere largamente per il suo mantenimento. Ma M., che sta
componendo un Requiem che non porterà a termine, non vedrà la realizzazione di
questi progetti. Pare che nell'ottobre del 1791 passeggiasse nei giardini del
Prater con la moglie Costanza, quando improvvisamente, tra le lacrime, le
annunciava la sua morte imminente per avvelenamento con queste parole: "So che
devo morire, qualcuno mi ha dato dell'acqua tofana, ed ha calcolato il giorno
preciso della mia morte". All'una del mattino del 6 dicembre 1791, dopo due
giorni di agonia solitaria, M. moriva. Al termine d'una breve e modesta
cerimonia funebre nella cattedrale di Santo Stefano, la sua salma giunse senza
alcun accompagnamento al cimitero di San Marco, ove venne sepolta in una
Reihengrab (fossa comune), profonda due metri e mezzo, in cui i corpi erano
accatastati in tre strati, senza alcun segno di riconoscimento. La sua
produzione, che conta oltre 650 titoli, abbraccia tutti i generi di musica
allora praticati, riuscendo sempre esemplare per l'evidente capacità di
assimilare rapidamente i modelli, dando loro una rara perfezione formale, e
piegandoli negli ultimi anni ad esprimere contenuti nuovi, personalissimi,
frutto di una rielaborazione che teneva presente tutta la grande musica del
passato, intuendo con geniali lampi la grande svolta soggettiva del
Romanticismo. Può essere esemplare la parabola della Sinfonia, dal semplice
impianto galante desunto da J. Christian Bach o da Sammartini, alla grandiosità
barocca della Jupiter (1788) ed alla tensione fatalista della Sinfonia in sol
minore (1788). Analogo discorso può essere fatto per circa 25 Quartetti per
archi, per le 22 Sonate per pianoforte, e soprattutto per i 25 concerti per
pianoforte ed orchestra, mirabile summa dell'arte mozartiana. Ma è nell'opera
che il genio sublime di M. realizza uno dei più grandiosi monumenti della storia
musicale, dandoci una completa ed articolata visione della società del suo
tempo, travagliata da quella profonda trasformazione fra Illuminismo, Sturm und
Drang e Romanticismo, che segnerà una profonda svolta nella cultura e nella
società europea. Y (Massoneria) Alle 18,30 del 14 dicembre 1784 il maestro di
cappella W. A. Mozart veniva iniziato Apprendista Libero Muratore nella Loggia
Zur Wohlttigkeit (Alla Beneficenza), un'Officina formata da aristocratici, alti
funzionari e notabili della società viennese. Il 7 gennaio 1785 venne elevato al
grado di Compagno nella Loggia Zur wahren Eintracht (Alla vera Concordia), nella
quale fu infine iniziato Maestro Massone tre mesi dopo. Nella stessa officina lo
seguirono, a distanza di due mesi, il padre Leopold ed Haydn. La sua
composizione di ispirazione massonica inizia con i due adagi per fiati K410 (per
due corni di bassetto e fagotto) e K411 (per due clarinetti e tre corni di
bassetto), per terminare con le sue ultime opere: Laut verknde unsre Freude
(Annuncia ad alta voce la nostra gioia) una cantata in do maggiore per tenore,
basso, coro maschile ed orchestra n° K623 e Lat uns mit geschlungen Hnden
(Prendiamoci per mano) cantata in fa maggiore per coro maschile ed organo n°
K623a, diventata poi inno nazionale austriaco. Quest'ultima opera veniva
eseguita quando i massoni, alla chiusura dei Lavori, intrecciando le mani nella
Catena d'unione voluta dai rituali, intonavano un breve canto di gioiosa
fraternità. L'addio che M. fece cantare ai suoi Fratelli, indirizzato a tutti
quanti amava, parla d'amore, di lavoro, di futuro, per concludersi con la parola
"Luce". Ecco una traduzione a senso del testo, illustrante appieno espressioni e
sentimenti compresi nel sublime messaggio originale tedesco: "Fratelli,
prendiamoci per mano alla fine di questo Lavoro, con il sonoro fulgore della
nostra gioia. Come questo luogo sacro, la nostra Catena racchiuda l'intero globo
terracqueo. Con i nostri allegri canti rendiamo grazie al Creatore Onnipotente.
La consacrazione è avvenuta, dunque deve terminare il lavoro, al quale abbiamo
dedicato i nostri cuori. Sia sempre per ognuno di noi primo dovere il venerare
la virtù e l'umanità, l'apprendere ed il praticare l'amore per il prossimo. Sarà
allora che da Oriente ad Occidente, dal Settentrione al Mezzogiorno, sull'essere
umano brillerà la Luce". Occorre infine ribadire che il suo toccante e
misterioso Requiem, iniziato pochi giorni prima della morte, fu volutamente
lasciato incompiuto da M., rivelandosi luminoso simbolo di come il più grande
genio della storia musicale avesse veramente fatto propria la profonda essenza
del messaggio massonico.
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