DEFINIZIONE:
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Termine derivato dall’arabo al-mu’tazila, quelli che si allontanano,
dissidenti, con il quale si identificano i seguaci di una setta islamica sorta
all’inizio dell’VIII secolo. Intervenuti nella diatriba teologica riguardante la
posizione del musulmano nel peccato capitale, i M. optarono per una definizione
neutrale (i’tizal): chiamato fasiq (colpevole),.il peccatore credente
possederebbe la libertà di scegliere tra i due stati giuridici opposti di fedele
e di infedele. I principi del mu’tazilismo sono cinque: · 1) unità di Dio e sua
giustizia (al-‘adl wa’t-tauhid): Dio è sciente per sua essenza e non per
coesistente attributo di scienza, cioè è sciente per una scienza identica alla
sua essenza; · 2) dalla giustizia di Dio consegue la fede nel libero arbitrio e
nella remunerazione da parte di Dio secondo i veri meriti dell’uomo, che è
quindi padrone dei propri atti; · 3) verità delle promesse e delle minacce di
Dio riguardo la vita futura (al-wa’d wa’l-wa’id): alla pena eterna sarebbe
soggetto anche il musulmano morto senza pentirsi; · 4) l’accennato concetto di
fasiq, cioè del musulmano colpevole di peccato capitale (al-manzila haina
al-manzilatain), una posizione intermedia tra i due stati di fedele ed infedele;
· 5) promozione del bene ed ostacolamento del male (al-amr bil-ma’ruf wa’n-naby
‘an al-munkar), perseguiti con spirito ascetico e missionario. Tra i corollari
dei cinque principi, il più importante è quello riguardante la creazione del
Corano: i M. ritengono impossibile la coeternità di esso con Dio. Il
mu’tazilismo incontrò il favore di alcuni califfi ‘abbasidi nella prima metà del
IX secolo, e fu addirittura dogma di stato nel periodo 827-849. Più recentemente
si è affermato un neo-mu’tazilismo, che rappresenta un tentativo di
conciliazione tra l’Islam e la civiltà occidentale.
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