DEFINIZIONE:
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La grande dea-cielo è uno dei principali neter cosmici del pantheon egizio.
Atum, divinità primordiale, ebbe due figli, Shu (l'Aria) e Tefni (l'Umidità),
che a loro volta generarono Geb (la Terra) e Nut (la Cielo). Dopo lunghe
peripezie N. metterà al mondo quattro figli, ovvero Osiride, Iside, Nefti e
Seth. Sui soffitti dei templi e delle tombe, l'immenso corpo di N. disegna un
ponte costellato di stelle. Ha il capo rivolto ad Occidente e, al tramonto,
inghiotte il vecchio sole. Quest'ultimo, divenuto Af, cammina sul suo corpo
durante le dodici ore del buio, ed al chiarore dell'aurora lei lo partorisce
all'Oriente. L'insegnamento impartito da N. è di una luminosa semplicità: lei è
il neter vivificante, la madre virtuale, che permetterà ad ogni defunto di
risuscitare e di diventare immortale. Nelle necropoli N. è la Dama del Sicomoro,
che offre al defunto l'acqua purificatrice, affinché egli possa presentarsi al
cospetto di Osiride. La sua immagine scolpita all'interno dei coperchi dei
sarcofagi guida il defunto verso la luce, incitandolo ad immergersi nell'oceano
celeste in cui navigano innumerevoli stelle. "Io sono Nut l'elevata, la grande
all'orizzonte. Sotto i miei alberi ti ristorerai, vivrai dei miei pani, ti
disseterai con la mia birra. Ti nutrirò con il mio latte, perché tu riviva.
Ristorerò il tuo cuore per un tempo infinito". (Testo di Kenamon, regno di
Amenhotep II).
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