DEFINIZIONE:
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Dio della vegetazione dell'antico Egitto. Figlio di Geb e di Nut, sposò
la sorella Iside (v.). Insegnò agli uomini l'arte e l'agricoltura. Il fratello
Seth (il latino Tritone), sposo della sorella Nefti, spinto dalla gelosia per il
potere conseguito da O., con l'inganno lo rinchiuse in un cofano e lo gettò nel
Nilo. Iside riuscì però a ritrovare il corpo dello sposo. In seguito lo stesso
Seth lo catturò nuovamente e lo uccise, tagliandone poi il corpo in quattordici
pezzi che disperse in varie località dell'Egitto. Iside, aiutata dalla sorella
Nefti, riuscì a recuperare tutti i pezzi dello sposo, tranne il membro virile;
quindi, sfruttando le arti magiche in cui era maestra, ricompose e ridiede vita
al corpo di O., dal quale ebbe un figlio, Horus. Questi vendicherà il padre
uccidendo Seth, riuscendo poi ad ottenere dal consesso degli dei l'eredità
paterna. Secondo i "Testi delle Piramidi", O. morto e risorto a nuova vita per
regnare nell'oltretomba, divenne una divinità funeraria, ed il suo culto si
diffuse in tutto l'Egitto. Nella sua qualità di giudice dei morti, è a capo
delle quarantadue divinità preposte a giudicare ogni defunto. Nel "Libro dei
morti", un testo sacro riportato in un lungo papiro avvolto intorno ad ogni
corpo mummificato di un certo rango, testo che secondo il rituale ogni defunto
doveva recitare una volta al giorno in onore di O., era scritto: "Salute a te, o
grande Dio, signore delle due giustizie. Sono venuto a te, mio signore, sono
stato portato ad ammirare il tuo splendore. Io ti conosco, conosco il tuo nome e
quello dei quarantadue dei che sono con te nella sala delle due giustizie, Io
sono venuto a te, ti ho portato la giustizia, ho scacciato la frode. Non ho
fatto alcun male agli uomini, né ho maltrattato gli animali. Nel tempio non ho
commesso peccato, non ho conosciuto ciò che è vietato, non ho bestemmiato contro
gli dei. Non ho usato violenza contro il povero, non ho commesso quanto gli dei
aborriscono. Non ho diffamato lo schiavo dinanzi al suo padrone, non ho fatto
ammalare né ho fatto piangere alcuno. Non ho ucciso, non ho dato ordine di
uccidere, non ho fatto soffrire alcuno. Non ho rubato gli averi dei templi, non
ho danneggiato il cibo degli dei. Non ho alterato le misure del grano, non ho
aggiunto peso alla bilancia. Non ho preso il latte dalla bocca dei bambini. Non
ho allontanato il bestiame dal suo pascolo. Non ho cacciato gli uccelli
consacrati agli dei, né ho pescato nei loro vivai. Non ho fermato l'acqua nella
sua stagione, né ho costruito dighe contro l'acqua corrente. Non ho estinto un
fuoco che doveva restare acceso. Non ho trascurato le offerte agli dei. Non ho
rubato il loro bestiame. Grande dio O., io sono puro!". Il dio O. viene
rappresentato mummiforme, con in capo la corona dell'Alto Egitto fiancheggiata
da due lunghe piume di struzzo, con il pastorale ed il flagello nelle mani
incrociate sul petto. Un'immagine poi adottata per tutte le raffigurazioni dei
Faraoni. Il volto di O. è generalmente dipinto di verde, a rappresentazione
della vita che rinasce. Simbolo della rinascita vegetale è invece il suo corpo
disteso, da cui spuntano ventotto spighe di grano. Il culto tardo di O. si
sviluppò sotto forma di misteri, espandendosi al di là delle frontiere egizie,
fino all'impero romano. Y (Massoneria) Nei Rituali dei gradi simbolici del Rito
di Memphis e Misraim editi a cura di Francesco Brunelli dalla Bastogi, 1981,
sono riportate le parole che il Venerabilissimo rivolge al neo Maestro in
chiusura della Cerimonia, condotta secondo il rito di O.:"Fratello, voi siete
entrato in questo Tempio che è la camera di Mezzo della Piramide, aspirando a
diventare O., e per ottenere questa grazia avete recitato la "confessione
negativa" ben sapendo che essa era soltanto simbolica; confessione che ogni
morto recita quando giunge nel regno delle tenebre, e si presenta al tribunale
di O. per identificarsi in lui se la sua vita è stata pura. Cioè se i suoi
precedenti massonici nei gradi di Apprendista e di Compagno furono consoni allo
spirito massonico. Ed è questa la magia contenuta nel simbolismo di questa
confessione. Ecco, con il rituale magico che avete vissuto, simbolicamente lungo
i punti essenziali del mito di O., siete anche voi stesso diventato O., e ne
assumete tutte le responsabilità perché, come Maestro dei vostri Compagni e dei
vostri Apprendisti, sarete per loro guida e luce, traendoli dalle tenebre della
vita profana. E quando inizierete qualcuno, sarete voi il tribunale di O. che
giudicherà per ricevere quel nuovo virgulto che, a suo tempo, potrà a sua volta
diventare O. Se l'importanza, la forza e la potenza che state per ricevere, e
che sarà al suo massimo quando potrete sedere sul trono che rappresenta la
vedova Iside, e che solo, in quanto tale, potrà permettervi di spargere il seme
fecondo dell'iniziazione. Se tali responsabilità non vi rendono superbo, se le
rinunce, il sacrificio, l'equità di giudizio che vi attenderanno in contro
partita, non vi spaventano, se vi sentite d'essere veramente O., e cioè colui
che da luce ma che vive anche nelle tenebre, dominandole, fonte della prima e
padrona delle seconde, se avrete compreso tutto ciò, siamo pronti a ricevervi
nella Camera di Mezzo della Piramide".
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