DEFINIZIONE:
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Termine popolare napoletano, con il quale viene identificato il
Tempio della Pietà, di proprietà dei Principi di Sangro. Nel 1588 Giovan
Francesco Paolo di Sangro (1524-1604), primo Principe di San Severo (1587),
detto "Fulmine della milizia di Carlo V", ampliò il palazzo e fece costruire la
prima Cappella gentilizia, detta appunto la P. Questa fu poi fatta ampliare nel
1608 da Don Alessandro di Sangro, Patriarca di Alessandria, Arcivescovo di
Benevento e Nunzio Apostolico presso il Re di Spagna Filippo II. Infine nel 1767
Raimondo di Sangro, Principe di San Severo e Duca di Torremaggiore, avvalendosi
di vari artisti, soprattutto validissimi scultori, vi si impegnò in una serie di
grandi interventi di ristrutturazione, di ampliamento e di completamento che
portarono il Tempio ad un livello artistico di elevato contenuto esoterico, con
una sequenza di opere intercollegate a comporre un incredibile cammino
iniziatico dai contenuti prevalentemente alchemici, sulle ali dell’Arte Regia
prediletta dal grande mecenate napoletano. Il Tempio presenta dodici colonne, ed
in corrispondenza dell’altare maggiore, da due con archivolto, distinte da due
enormi compassi. Fino ad un secolo orsono la pavimentazione era labirintica (v.
Labirinto), realizzata in marmo sintetico di composizione chimico alchemica
ideata dal principe stesso, poi assurdamente rimossa. Vi sono dieci monumenti
sepolcrali: · 1) Il Decoro, di Antonio Corradini: è raffigurato un giovane
seminudo (neofita) che regge una testa leonina (l’Atanor), la calcinazione,
prima fase dell’opera al nero; · 2) La Liberalità, di Francesco Queirolo: una
giovane donna che regge con la mano sinistra una cornucopia (l’abbondanza,
l’energia primordiale, i tesori derivati dalla materia prima), mentre con la
destra sostiene due medaglioni (solve et coagula, il processo di manifestazione
universale della Grande Opera, il Rebis, il passaggio dell’Opera al nero
all’Opera al bianco) ed un compasso (il cerchio, il cielo. l’Uno, la stabilità);
· 3) Lo Zelo della Religione, ancora del Queirolo: una imponente figura di
vecchio Saggio, di Patriarca, che nella sinistra (il mentale, l’ignoto,
l’occulto) tiene una lampada (la Verità), e nella destra un flagello che, come
il piede destro che schiaccia un libro da cui fa capolino un serpente, mentre un
altro tomo identico viene bruciato da un putto inginocchiato (dispersione della
menzogna, degli inganni, escogitati dall’uomo per consolidare effimeri poteri
temporali), evocanti le conoscenze templari soppresse nel sangue dalla Chiesa
per rafforzare le basi del cristianesimo e la natura stessa del Cristo. È la
seconda fase della sublimazione alchemica, il passaggio della materia da fissa a
volatile; · 4) La Soavità del Giogo maritale, di Paolo Persico (1729-1780): una
giovane donna con in capo un elmo (forza) cinto di lauro (gloria, vittoria), con
la mano destra offre due cuori infiammati (elementi Acqua e Terra), con la
sinistra trattiene un giogo (materia pura, libera da scorie) dalle estremità
piumate (bellezza e spiritualità), ed ai suoi piedi un putto che tiene un
pellicano, simbolo dell’Amore incondizionato, nutrimento dell’anima, il
distillatore alchemico); · 5) La Pudicizia, di Antonio Corradini: donna formosa
ricoperta interamente da un lungo velo (segreto, mistero, moltiplicazione e
trasmutazione, trasmissione di stato interiore ancora relativo al bianco), il
corpo attraversato da festoni di fiori (la rosa effigia l’azione nel tempo del
Fuoco, il festone rappresenta il moto della materia sotto l’azione del Fuoco
elementare), è la fase della putrefazione, lo stadio intermedio del passaggio
dall’Opera al bianco all’Opera al rosso; · 6) Il Disinganno delle Cose mondane,
di Francesco Queirolo: un uomo nell’atto di liberarsi di una rete che lo avvolge
imprigionandolo, mentre una figura apparentemente infantile (i tre fanciulli del
Flauto magico, che nei momenti critici intervengono per indicare a Tamino la
strada da percorrere e le cosew da farsi, con interventi affatto infantili), con
il capo adorno di corona (la regalità alchemica e la perfezione dei metalli) e
di fiamma (la coscienza eterna, l’alchimia), con uno scettro indica il globo ed
un libro (il dominio alchemico sulla terra e su tutte le sue culture), è la fase
della distillazione, dell’Opera al rosso; · 7) La Sincerità, di Francesco
Queirolo: una donna trattiene nella sinistra un cuore (amore, sangue), mentre
nella destra ha un caduceo (Zolfo e Mercurio raggiungono la simbiosi, come le
due nature), la donna è i Caos da cui nasce l’Ordo, ovvero è la fase della
coagulazione, il passaggio dall’Opera al rosso all’Opera all’oro; · 8) il
Dominio di Sé stessi, di Francesco Celebrano: un aitante guerriero romano
(l’Alchimista) tiene nella mano sinistra una catena (controllo e rispetto della
Tradizione), la cui seconda estremità sta nelle fauci di un leone (l’Atanor)
accovacciato in atteggiamento sottomesso, è il dominio sulla materia, ed è anche
l’ultima fase alchemica, la tintura, l’Opera all’oro; · 9) L’Educazione, di
Francesco Queirolo: una matrona romana è seduta alla base di una colonna con un
compasso nella sinistra (lato mentale, ignoto, occulto), si rivolge ad un
fanciullo con un libro sotto il braccio (la ricerca interiore per arrivare
all’Illuminazione, e trovare la pietra Filosofale): · 10) L’Amore Divino, di
Antonio Corradini: un fanciullo che con la destra alza al di sopra del volto un
cuore fiammeggiante, l’uomo che ritorna puro come un fanciullo, il braccio teso
in alto ad indicare l’aspirazione al sacro, al sublime, verso il compimento, la
piena Illuminazione; · 11) Il Cristo velato, di Giuseppe San Martino: è l’opera
più famosa e più bella, ora infelicemente ubicata al centro della navata, mentre
in origine si trovava nella cripta sotterranea dove il Principe intendeva
rimanesse. Essa simboleggia la vera natura del Cristo, celata tra i documenti
segreti ed i tesori nella buia cripta del Tempio di Gerusalemme, scoperti nel
corso degli scavi effettuati dai primi Cavalieri del Tempio: un segreto capace
di sconvolgere l’umanità cristiana e soprattutto di demolire il potere temporale
della Chiesa, rivelazioni trasmesse dai Templari prima del loro sterminio solo a
pochi grandi iniziati, in grado di gestire al meglio tale tremendo segreto. In
totale le figure velate sono tre, un fatto molto significativo. Sulla tomba del
grande napoletano, vuota come quella del Cagliostro, un’iscrizione recita:
"Quelli i quali hanno fatto qualche studio storico sanno bene che gli uomini
empi e cattivi, in ogni secolo, per opprimere ed abbattere i savi, non hanno
trovato mezzo migliore che farli apparire al volgo per miscredenti ed
irreligiosi".
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