DEFINIZIONE:
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Nella storia delle religioni è l’attività di individui ritenuti
capaci di interpretare e comunicare agli altri la volontà divina. Il P. ebbe
particolare sviluppo presso gli antichi Ebrei (v. Profeta), ed un seguito nel
cristianesimo. Oltre all’Apocalisse (v.) neotestamentaria, nacquero numerose
altre Apocalissi apocrife, fra cui l’Apocalisse di Pietro del II secolo, gli
Oracoli Sibillini, il Libro di Enoch, ed il famoso Pastore di Erma (I-II
secolo). Successivi fenomeni di P. furono il millenarismo (v.) ed il montanismo
(v.). All’inizio del Medioevo, il P. cristiano (Gregorio Magno, Metodio, Sibilla
Tiburtina) si precisò nel senso di un’attesa dell’imminente ritorno di Cristo
(anno 1000). Dopo l’importante episodio delle profezie antisimoniache di Umberto
di Silvacandida (m. 1061), il XII secolo si apre con l’acceso antisemitismo di
Ildegarda di Bingen (1098-1179) e le visioni profetiche sulla Chiesa futura di
Gioacchino da Fiore (1145-1202). Nel XIII secolo il P. si identifica in gran
parte con la lotta tra spirituali e conventuali, nell’ambito dei frati minori
(Pietro di Giovanni Olivi, 1248-1298). Tali fenomeni di P. si evidenziano nel
XIV secolo (Liber horoscopus di Giovanni di Rupescissa; Regulae Veteris et Novi
Testamenti di Matteo di Janov, 1353-1394). Merita considerazione il caso storico
di Giovanna d’Arco, prima eretica condannata al rogo e poi santa, un personaggio
che comunque ebbe forte peso nei destini della monarchia francese. Implicazioni
di carattere cabalistico assumono invece le profezie di Tommasuccio da Foligno
(XIV-XV secolo). Nel XV secolo il P. decadde, presentando tuttavia la poderosa
figura di Girolamo Savonarola (v.).
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