DEFINIZIONE:
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Il dio di Menfi è quello che foggia, ossia un demiurgo. Il testo di una
stele di Shabaka, sovrano della XXV dinastia egizia (v.), spiega il ruolo di
questo dio: "Perché ogni parola divina ha origine a seconda di ciò che il cuore
di Ptah ha pensato e che la sua lingua ha ordinato. Allo stesso modo furono
create le fonti di energia vitale". Un inno a Esna ricorda la fusione di P. con
un neter (v.) più antico, Tatenem: "Ptah-Tatenem mise al mondo per prima cosa
gli dei". Quindi questo dio è considerato il garante della creazione da lui
voluta perfetta, ed alla quale non ha dimenticato d'infondere lo spirito. Nel
tempio di Menfi, il gran sacerdote del dio porta il titolo significativo di
Decano dei Mastri Artigiani, perché in quel santuario si insegnavano tutti i
segreti delle arti operative: scultura, pittura, oreficeria, lavorazione del
legno, medicina ed alchimia. Ogni artigiano, ogni artista che realizza un'opera,
riproduce l'atto creatore del suo neter protettore. Il tempio dedicato a P. si
chiamava la forgia dell'Oro. I suoi sacerdoti portavano appellativi suggestivi,
come Quello che maneggia il martello, oppure Quello che conosce il segreto degli
orafi. La triade di Menfi era formata da Ptah, Sekhmet e Nefertum. L'albero del
dio P. era il moringa, che produce noci dolci-amare, il cui olio entra nella
composizione di molti medicamenti. La Terra ed il Fuoco sono i suoi elementi:
egli presiede alla formazione dei minerali nelle viscere della terra, mentre il
fuoco è quello della forgia in cui si sveglia l'oro. "Compiendo ogni cosa senza
falsità, artisticamente e sinceramente, egli prende il nome di Ptah. I Greci
fecero di Ptah Efesto".
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