DEFINIZIONE:
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Redatta nella prima metà del VI secolo da San Benedetto da
Norcia in latino popolare, è composta da un prologo, 72 capitoli ed un breve
epilogo, si ispira a precedenti regole religiose, in particolare alla regola di
San Basilio, senza mai indulgere a forme di ascetismo troppo severo. Essa tende
a procurare la gloria di Dio sulla terra attraverso la santificazione del
monaco, che si compie attuando la disciplina interna, l’abnegazione e
l’obbedienza. Il convento è una famiglia in cui l’abate è il padre, ed i cui
membri sono uniti dagli stretti vincoli del rispetto che i giovani devono agli
anziani e dell’affetto che gli anziani concedono ai giovani. Il «cenobio» forma
una comunità autonoma ed autosufficiente, i cui membri non possiedono nulla in
proprio, sono separati dal mondo attraverso la clausura, ma conservano con esso
il legame dell’ospitalità verso tutti. I monaci sono tenuti a cantare in comune
le lodi di Dio in date ore del giorno e della notte, sono obbligati alla lettura
ed al lavoro manuale (ora et labora), si impegnano con il voto di stabilità a
non lasciare mai il monastero, devono obbedire interamente all’abate, eletto da
loro stessi e che interpreta per loro le minuziose prescrizioni della regola.
L’abate è coadiuvato da altri superiori (priore, cellerario, decani) i quali
dipendono da lui, ed insieme dal consiglio degli anziani. L’istituzione del
monachismo (v.) benedettino risale alla fondazione dell’abbazia di Montecassino
da parte di San Benedetto, ed alla prima redazione della R. (529). Nonostante la
distruzione dell’abbazia (detta l’Arce) da parte dei Longobardi poco dopo la
morte del fondatore, la R. si propagò rapidamente. San Gregorio Magno inviò
missionari in Inghilterra ed in Germania che ne diffusero la conoscenza.
Dapprima combinata con la regola di San Colombano o con altre ancora, finì per
sostituirle tutte integralmente. Le grandi tappe di questo successo sono
rappresentate dal sinodo di Lestines (743) e dal celebre capitolare emanato ad
Aquisgrana (817) da San Benedetto d’Aniane che, con la collaborazione di
Ludovico il Pio, codificava le norme comuni monastiche per l’intero Impero.
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