DEFINIZIONE:
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Il R.S.I. viene considerato di tipo eterogeneo, e trae
origine dalle vicende della Massoneria Italiana del XIX secolo. Con la
Restaurazione, il Grande Oriente napoleonico si sgretolò, e la Libera Muratoria
sopra visse stentatamente nella clandestinità. Nel 1859 fu fondata a Torino la
Loggia Ausonia che, fin dall’inizio, praticò esclusivamente i tre gradi
universali dell’Ordine, per poco dopo costituirsi in Grande Oriente Italiano. La
nuova obbedienza fu a prevalente composizione cavouriana, tant’è che in qualche
modo si contrappose al Supremo Consiglio del Rito Scozzese di Palermo, affollato
di garibaldini. Nel 1864 il Grande Oriente Italiano si trasformò in un Gran
Consiglio Simbolico, proprio perché ammetteva solo i primi tre gradi,
costituendo la matrice del R.S.I., i cui statuti vennero definitivamente
approvati a Milano nel 1876. Grande animatore dell’Assemblea di Milano fu
Gaetano Pini (1842-1888), medico e filantropo, famoso per il suo spirito
solidaristico e per l’apostolato sanitario svolto a favore dei ceti sociali meno
abbienti. Pini, con la Loggia milanese La Ragione, rappresentò l’anima di una
Massoneria tesa a trascurare la ritualità ed a diluire progressivamente i
principi essenziali della tradizione, favorendo una generica filantropia. Alla
morte di Pini il R.S.I. si ritrovò pressoché privo di coesione spirituale, e
sempre più coinvolto in questioni profane. A cavallo dei due secoli si
verificava una lieve ripresa della vitalità, senza influsso alcuno sulla carente
attenzione sia alla ritualità sia alla tradizione autentica della Massoneria.
All’avvento del fascismo, alla guida del R.S.I. si trovava il polemista
napoletano Giuseppe Meoni (1879-1934), attivo anche nel G.O.I., ove ricopriva la
carica di Gran Maestro Aggiunto. Tenace avversario della nascente dittatura e
del clericalismo, si impose all’attenzione della Muratoria italiana in virtù
dell’intensa carica etica della sua testimonianza massonica, sigillata dalla
persecuzione e dal confino. Nel secondo dopoguerra il R.S.I. conservò fino al
1970 i caratteri assunti all’epoca di Pini. Fu allora che il neo eletto Ser.mo
Gran Maestro degli Architetti, l’avvocato romano Roberto Ascarelli (1904-1970),
tentò di imprimere una svolta al R.S.I., diffondendo l’idea che la Massoneria
dovesse essere l’officina formatrice di una classe dirigente degna di assumere
tali funzioni, lanciando la ricostituzione di un sistema iniziatico ed etico
rivolto alla formazione di costruttori. Il segno dell’agonizzante
identificazione tra Istituzione e borghesia non si era quindi ancora dissolto.
Ascarelli, ebreo, perseguitato antifascista e socialdemocratico, morì pochi mesi
dopo l’ascesa al vertice del R.S.I., alla cui guida venne chiamato l’avvocato
palermitano Massimo Maggiore, uomo d’antica tradizione massonica familiare e di
provata dedizione all’Ordine, dove raggiunse la dignità di Gran Maestro
Aggiunto. Durante il suo mandato (1970-1974) diede impulso alla ricerca
esoterica in seno al R.S.I. Sulla sua linea si sono in seguito posti, marcandola
ulteriormente, i suoi successori, l’ingegnere fiorentino Stefano Lombardi
(1974-11982) e l’avvocato romano Virgilio Gaito (1982-1994), promotore dei due
Convegni Pitagora 2000, che dal marzo 1994 è diventato Gran Maestro del G.O.I.
Il R.S.I. si distingue dagli altri corpi Rituali in quanto informa la propria
operatività sui seguenti principi: a) l’attribuzione del Grado di Maestro
presume il raggiungimento della perfezione massonica; b) la sovranità massonica
risiede esclusivamente nel popolo dei Maestri Liberi Muratori; c) gli uffici
rituali sono tutti elettivi e temporanei. L’elemento distintivo sta
nell’inconsueta enfasi con cui il R.S.I. afferma il primato dell’Ordine,
dissociandosi da ogni tentazione verticistica riguardo la conduzione dello
stesso. Ogni Rito ovviamente deve riconoscere il primato dell’Ordine e non
interferire nelle sue dinamiche, ma il R.S.I. si spinge oltre: nega valore di
perfezionamento ai sistemi degli alti gradi e coerentemente non permette ai
propri membri l’adesione ad alcun altro Corpo rituale. Esso associa quanti
intendono approfondire la semantica della Maestria a livelli comparativi,
tradizionali e sottili: "I Collegi dei Maestri architetti ... si dedicano
all’elaborazione dei contenuti del grado di Maestro, attraverso la ricerca sulla
tradizione iniziatica italica, risalente alla Scuola Pitagorica, diffusa già nel
VI secolo a.C. nella Magna Grecia". Anche in questa rivendicazione delle
ascendenze pitagoriche, si ravvisa la vocazionale "nazionale" dei Massoni del
R.S.I. I Maestri Architetti aprono i Collegi con un loro rituale. Ai
tradizionali strumenti di Lavoro aggiungono il mezzo cerchio graduato ed il
compasso proporzionale, ad indicare l’ulteriore raffinazione dell’opera del
Maestro Massone. Hanno come gioiello la Stella a cinque punte, ovvero il
Pentalpha pitagorico, e meditano sulla Tetraktys (v.), che nell’antica "Schola
Italica" simboleggiava l’armonia universale e l’ascesa dal molteplice all’Uno.
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