DEFINIZIONE:
|
Termine identificante un simbolo mantenuto in uso in tutta la
sua vitalità nella sola tradizione massonica britannica. "Giacobbe partì da
Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo dove passò la notte,
perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si
coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la
sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano
su di essa" (Genesi 28, 10-15). Poi Iddio stesso, che apparve in cima alla
scala, gli parlò, confermandogli il Berith, il patto stabilito con Abramo. Il
luogo in cui avvenne la manifestazione celeste era denominato Lutz, ma Giacobbe
lo chiamò Beth-‘El, la casa di Dio. Secondo un’interpretazione qabbalistica, il
sogno descrive il pellegrinaggio dell’anima dopo la morte; Lutz sarebbe il
sepolcro, e Beth-‘El il regno di Dio, che concluderà le ascese e le discese
dello spirito, al termine dei cicli di morte-rinascita. Y (Massoneria): Oggi
soltanto la Massoneria inglese ed i suoi derivati considera la S. di Giacobbe
simbolo delle virtù umane, specialmente della Fede (v.), definita prova delle
cose mai viste, la Speranza, ancora dell’anima, e la Carità, ovvero l’Amore,
unica prova della sincerità della Fede. Alcuni autori massoni forniscono
interpretazioni simboliche della S. L’Oliver, nella visione giacobiana, nel 1837
sosteneva che "le nuvole scure dell’ira divina sono dissolte, i cieli sono
aperti, e godiamo di un raggio della sua gloria nella copertura celestiale della
Loggia … Su questa scala gli angeli salivano e scendevano di continuo, per
ricevere comunicazioni dall’Altissimo, e per disseminare le loro grandi
comunicazioni sulla faccia della terra … Abbiamo qui una straordinaria
coincidenza di tradizione rispetto alla Scala Massonica, esistente in ogni
regione del mondo … Tra noi questa pratica si fonda sulla forte base della Fede,
che è il primo gradino della Scala poggiante sulla parola di Dio. Essa produce
una Speranza ben fondata di condividere le promesse registrate in quel Libro
Sacro; e questo è il secondo gradino della Scala Massonica. Il terzo ed il più
perfetto gradino è la carità, mediante la quale è raggiungibile la cima della
S., metaforicamente parlando il regno della beatitudine, la dimora del diletto
puro e permanente" (v. Symbolism in Craft Freemasonry, di C. Dyer). Più
recentemente il Guenon ha scritto: "L’Asse dell’Universo è come una S., sulla
quale si effettua un perpetuo movimento ascendente e discendente".Il Moramarco,
che queste note ha mirabilmente raccolto, nella sua Nuova Enciclopedia
Massonica, Vol. I, pag. 141, scrive che "Far sì che si compia tale movimento è
infatti la destinazione essenziale della S., da un altro lato la sua particolare
forma impone alcune osservazioni: i suoi due montanti verticali corrispondono
alla dualità dell’Albero della Scienza o, nella Cabala ebraica, alle due colonne
di destra e di sinistra dell’Albero Sefirotico (v.); né l’uno né l’altro è
propriamente assiale, e la colonna di mezzo, che è l’asse vero e proprio, non è
raffigurata in modo sensibile; d’altronde l’intera S., nel suo complesso, è in
certo modo unificata dai pioli che congiungono i due montanti e che, essendo
posti orizzontalmente tra questi, hanno necessariamente i loro punti centrali
proprio sull’asse. Si vede così come la S. offra un simbolismo completo: essa è
come un ponte verticale che si eleva attraverso tutti i mondi, permettendo di
percorrerne l’intera gerarchia passando di piolo in piolo; nello stesso tempo i
pioli sono i mondi stessi, cioè i diversi livelli o gradi dell’Esistenza
Universale. Tale significato è evidente nel simbolismo biblico della S. di
Giacobbe, lungo la quale gli angeli salgono e scendono. Ed è noto che Giacobbe,
nel luogo in cui aveva avuto la visione, posò una pietra che "eresse come un
pilastro", la quale è anche una raffigurazione dell’Asse del Mondo,
sostituendosi alla S. stessa. Gli angeli rappresentano gli stati superiore
dell’essere, e ad essi corrispondono più particolarmente i pioli, il che si
spiega col fatto che la S. va considerata con la base poggiata a terra, ovvero
per noi è necessariamente il nostro mondo, il supporto a partire dal quale si
deve affrontare l’ascensione". Infine Giuseppe Mazzini (Dal Concilio a Dio,
1870) scrive che "Noi vediamo negli angeli l’anima dei giusti che vissero nella
Fede e morirono nella Speranza. Nell’angelo custode ed ispiratore, l’anima della
creatura che più santamente e costantemente ci amò, riamata, sulla terra, ed
ebbe per ricompensa la missione o la potenza di vegliare su di noi giovandoci:
la S. fra terra e cielo, intraveduta in sogno da Giacobbe, rappresenta per noi
la doppia serie ascendente e discendente delle nostre trasformazioni sulla via
dell’iniziazione all’Ideale divino, e delle influenze benefiche esercitate su
noi dagli esseri cari che su quella via ci precedono"
|