DEFINIZIONE:
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Dottrina basata sull'esistenza e manifestazione degli spiriti,
fondata da Allan Kardec, che nel 1857 ne ha codificato basi, natura e finalità
nel suo "Le Livre des esprits". La convinzione di poter stabilire contatti con
gli spiriti era diffusa fin dai tempi più antichi, specie in Egitto ed in
Mesopotania, ed ebbe sempre largo credito presso i popoli primitivi (Haiti,
Americhe, Africa ed Oceania). La dottrina cristiana condannò lo S. ritenendolo
di ispirazione diabolica, una condanna recentemente mutata in raccomandazione
alla massima cautela. Ufficialmente negato, sopravvisse come pratica di
minoranze emarginate nella stregoneria e nell'occultismo. Verso la fine del
XVIII secolo si determinò un terreno favorevole alla ripresa dello S.
Dall'America, dove si erano effettuate le prime esperienze di S., la pratica
delle sedute spiritiche si diffuse in Europa, specie tra i ceti più abbienti
come la nobiltà. Una prima sistemazione teorica del fenomeno fu opera di Andrew
Jackson Davies (v. Relations with the Spirits, del 1848). Poi vennero gli studi
di Allan Kardec (Il Libro degli Spiriti, del 1857), che pose alla base della sua
dottrina la constatazione che l'uomo è formato da tre principi: un corpo fisico,
che si corrompe dopo la morte; un corpo fluido, o perispirito, od astrale, che
rende possibili le attività paranormali dei viventi, costituendo un tramite
d'unione tra questi ed i defunti; un corpo etereo, uno spirito perfetto ed
indistruttibile. Altri concetti fondamentali dello S. sono: l'esistenza di Dio,
causa prima di ogni realtà; l'esistenza di uno spirito immortale, unito al corpo
fisico durante la vita terrena per mezzo del corpo astrale, conservato fin dopo
la morte; la possibilità di stabilire rapporti tra il mondo dei viventi e quello
dei defunti attraverso un medium; la progressiva evoluzione (v.) dello spirito
verso la perfezione. Gli spiritisti negano l'esistenza del demonio, ma ammettono
l'interferenza di entità involute che si trovano in condizioni astrali, definite
larve. Respingono quasi del tutto anche la tesi dantesca, interpretata
letteralmente, sull'esistenza del giudizio divino al termine d'una singola
esistenza (ritenuto incompatibile con la perfezione divina), e sull'esistenza
dei tre regni ultraterreni dell'Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, intesi
rispettivamente come luoghi di espiazione, di pentimento e di premio. Per loro
l'Inferno è identificabile con la vita terrena, il Purgatorio con il mondo
astrale, ovvero simile al Bardo Todol (v.) del buddhismo tibetano, ed il
Paradiso con il mondo etereo o dello spirito. Occorre infine notare che ormai
tutti i seguaci dello S. credono almeno nella reincarnazione, molti nella
metempsicosi (v.), mezzi indispensabili per logicizzare ed anche per conseguire
l'evoluzione, viste le restrizioni, i condizionamenti e le enormi limitazioni
imposte all'essere umano da una sola singola vita terrena.
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