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SEZIONE: « DIZIONARIO ESOTERICO »

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DIZIONARIO ESOTERICO SCHEDA N. «02005»

TERMINE: TABÙ
DEFINIZIONE:

Dal francese tabou e dal polinesiano tapu, il termine è già registrato dagli Inglesi a Tonga sin dal 1771. Adottato poi in Occidente, indica quanto è proibito, non tanto in forza di leggi esplicite, quanto per tradizione morale e sociale. Tale termine ha incontrato grande fortuna nell’antropologia sociale europea della fine del XIX secolo, nell’ambito della teoria del totemismo (v.), nella quale T. indicava tutto ciò che nelle società primitive non è profano, cioè accessibile a tutti, bensì sacro, cioè intoccabile e proibito, come elemento di un sistema di complesse proibizioni religiose. Dall’antropologia sociale il termine è passato alla psicologia: per oggetto T. si intende qualcosa che è inavvicinabile od inconsumabile in forza di un divieto interiore ed emotivo, razionalmente ingiustificato, ma spesso socialmente condiviso. Y (Etnologia e Storia delle religioni): Nella maggior parte delle religioni primitive, le conseguenze dannose della violazione del T. sono ritenute automatiche e derivanti dalla carica di sacralità propria dell’oggetto interdetto, senza tenere in alcuna considerazione l’intenzionalità dell’infrazione. Nelle religioni superiori tali infrazioni assumono il carattere di una punizione divina. Il divieto può essere definitivo o temporaneo, può riguardare l’intera comunità o soltanto certe categorie o persone che si trovano in determinate situazioni. Talvolta il T. può interessare parole o nomi, come nel caso del divieto di nominare il nome di Dio invano, sancito dalla legge di Mosè; presso alcuni popoli primitivi sussiste la proibizione di nominare cose inerenti la caccia. Diffuso presso i primitivi, il T. si esprime anche nelle culture più evolute, soprattutto nel campo delle proibizioni alimentari e sessuali, o nell’uso di simboli ritenuti dotati di particolari poteri, che proprio per la loro intoccabilità sono posti a protezione di campi, piante ed abitazioni. Nelle società primitive gli uomini investiti di cariche o svolgenti determinate funzioni (capi, sacerdoti, stregoni, guerrieri, tessitori o fabbri in Africa, ceramisti in Nuova Guinea) o legate a pratiche magico-religiose (specialisti in tatuaggi), emanano i T., ma ne sono a loro volta oggetto, diventando intoccabili, ed acquistando tutti i dannosi influssi che ne derivano. In Polinesia il T. è spesso connesso al totem (v.), e la relazione degli uomini di uno stesso clan col proprio totem viene proprio rafforzata dal t. che lo ricopre, impedendo di cacciarlo, danneggiarlo o consumarlo, a seconda dei casi. Tale impedimento può essere legittimamente trasgredito dal gruppo in situazioni eccezionali, per ottenere dal proprio totem particolari energie vitali: presso molte tribù che hanno come totem un animale è proibito cibarsi delle sue carni per tutto l’anno, salvo un giorno in cui è espressamente comandate di mangiarle per trarne forza e benefici. Y (Sociologia): Il carattere distintivo del T. consiste nel fatto che l’interdizione non è motivata, e che la sanzione prevista, in caso di violazione, non è una punizione emanata dalla legge civile, ma una calamità, come la morte o la cecità, che colpisce l’individuo colpevole. I T. possono essere considerati come simboleggianti la struttura dei rapporti peculiari ad un gruppo. La loro osservanza da parte degli individui serve a contrassegnare l’appartenenza al gruppo, l’impegno nei confronti dei propri ruoli ed il riconoscimento degli altri ruoli e delle forze interdipendenti con i propri. La violazione del T. è perciò distruttiva del sistema morale e della posizione dell’individuo in questo sistema.

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