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SEZIONE: « DIZIONARIO ESOTERICO »

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DIZIONARIO ESOTERICO SCHEDA N. «02063»

TERMINE: TESCHIO DEL DESTINO
DEFINIZIONE:

"Mio padre stava facendo degli scavi in America Centrale, nell'Honduras Britannico (l'attuale Belize). Scoprimmo le rovine di una città Maya, che, secondo lui avevano qualcosa a che vedere con Atlantide, per cui continuammo a scavare per sette anni. Poi, un giorno, tra le pietre, vidi qualcosa che scintillava. Era il mio diciassettesimo compleanno, e la cosa mi riempì di gioia". A parlare è una serafica vecchia signora che sembra uscita dai romanzi di Agatha Christie. Si chiama Anna Mitchell-Hedges, ed è la figlia adottiva di F.A.Mike Mitchell-Hedges, un personaggio molto popolare durante gli anni '20. Avventuriero inglese ambizioso e intelligente, Mike Mitchell-Hedges si spostò per anni tra le due Americhe, esercitando i più disparati mestieri, dal cow-boy al giocatore professionista, al rivoluzionario sotto Pancho Villa, all'archeologo. Frequentò indifferentemente il mondo dei miliardari e quello dei soldati di ventura. La cosa che scintillava, lo straordinario regalo di compleanno che riempì di gioia la giovane signorina Mitchell-Hedges, è uno degli oggetti più misteriosi mai rinvenuti durante uno scavo archeologico: il Teschio del Destino, un cranio a grandezza naturale scolpito in un unico, immenso blocco di purissimo cristallo di rocca, lavorato con incredibile perizia e precisione. Così l'anziana signora Mitchell-Hedges ha descritto il ritrovamento del teschio in un'intervista per la trasmissione televisiva inglese Il Mondo Misterioso di Arthur C. Clarke. Un racconto sbrigativo, quasi fiabesco. É dal lontano 1927 infatti, quando il teschio venne alla luce a Lubantuun, che Mike e Anna Mitchell-Hedges rifiutano di fornire qualsiasi altro particolare sul rinvenimento. In una sua voluminosa biografia, Danger My Ally (Tesori nascosti e Mostri marini) l'enigmatico avventuriero dedicò al prezioso manufatto solo poche righe. "Portammo con noi (in un viaggio in Africa) anche il Teschio del Destino di cui molto si è parlato. Ho buone ragioni per non rivelare come ne sono venuto in possesso". Seguiva una breve descrizione che insieme a questa frase venne tagliata nelle successive edizioni del libro. Secondo alcuni le ragioni vanno cercate in una complessa storia di contrabbando, e ad un teschio sistemato a bella posta tra le rovine, in modo di essere ritrovato al momento più opportuno. Nessun ricercatore è stato comunque in grado di affermare con sicurezza quando e da quale civiltà esso sia stato fabbricato. Secondo le poche notizie riportate dal già citato diario di Mitchell-Hedges padre, il teschio aveva 3600 anni, e veniva utilizzato dai Grandi Sacerdoti Maya per celebrare particolari riti magici. Ma l'origine ufficiale del popolo Maya è stimata intorno al 290 d.C., anche se alcuni archeologi ritengono che sia molto precedente, pertanto questa affermazione è dunque ritenuta improbabile. Gli esperti del British Museum fanno risalire il teschio alla civiltà Azteca, datandone la probabile origine intorno al 1300-1400 d.C. Cristo. Ma un manufatto Azteco non poteva trovarsi in una città Maya dislocata molte centinaia di chilometri più a sud. Non si sa neppure con quali strumenti il teschio sia stato costruito: è stata rilevata soltanto la probabile traccia di un acuminato scalpello. In tal caso, per costruirlo sarebbero stati necessari almeno centocinquant’anni di lavoro ininterrotto. A complicare questo già complicato mistero, esposto al Museum of Mankind di Barrington Gardens, a Londra, si trova un teschio gemello, identico a quello azteco, salvo che per un particolare. Infatti il teschio dei Mitchell-Hedges ha la mascella articolata, come in un cranio vero, mentre quello esposto al museo ha la mascella fissa. I ricercatori sono concordi nell'affermare che i due oggetti siano stati fabbricati dalle stesse mani: il cranio di Londra potrebbe dunque fornire quei lumi sulla loro comune origine che la caparbia signora Mitchell-Hedges si ostina a negare. Potrebbe; solo che anche di questo secondo, prezioso oggetto si conosce poco o nulla. Il Museum of Mankind lo acquistò da Tiffany's, il celebre gioielliere di New York, nel 1898, per la somma di centoventi sterline. I dirigenti di Tiffany's non furono in grado dare spiegazioni sulla sua provenienza. Corse voce che facesse parte del bottino ammassato in Messico da uno sconosciuto mercenario in un epoca imprecisa. Neppure un terzo teschio di cristallo esposto al Musèe de L'Homme di Parigi, identico nello stile agli altri due ma di dimensioni ridotte, può fornire informazioni particolarmente interessanti. Gli esperti del Museo affermano che faceva parte di uno scettro magico Azteco del XIII o XIV secolo d.C., e che veniva usato per tenere lontano i serpenti e per prevedere il futuro. Si dice che gli inservienti del Museum of Mankind abbiano chiesto all'amministrazione di coprire con un panno nero il loro Teschio of Doom per non vederselo d'intorno mentre fanno le pulizie. Doom è una parola inglese che viene comunemente tradotta con destino, in mancanza di termini più appropriati. In realtà significa davvero destino, ma in un'accezione malvagia, negativa e sinistra. É chiaro che un teschio, una testa di morto, per di più scintillante al minimo raggio di luce, non ha certo un aspetto allegro, e può incutere un superstizioso terrore in chi vi lavora accanto, magari da solo e di notte. Ma, a rincarare la dose, circolano racconti tenebrosi. C'è chi afferma di aver visto paurose immagini materializzarsi all'interno dei teschi; chi assicura di averli sentiti gridare; chi ha perso la ragione dopo aver fissato le loro orbite ipnotiche e vuote. Mitchell-Hedges asserì che, quando il teschio venne ritrovato, i lavoranti indigeni si inchinarono ad adorarlo, spiegando che esso era un loro dio, e poteva indifferentemente guarire da ogni male come causare una morte spaventosa. I più ritengono trattarsi solo di suggestioni, originate dal macabro aspetto delle sculture e dal mistero che circonda le loro origini; altri invece sostengono che tali reperti facciano veramente parte dell'inquietante categoria degli oggetti maledetti di cui pullulano le cronache di storia minore del mondo.

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