DEFINIZIONE:
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Indirizzo filosofico che riprende e sviluppa le dottrine di Tommaso
d’Aquino. Dopo la morte di Tommaso la sua dottrina, osteggiata dalle correnti
dominanti dell’agostinismo francescano, viene difesa e studiata solo all’interno
dell’Ordine domenicano, fino a diventarne la teoria ufficiale. I due più noti
commentatori dell’opera di Tommaso furono Tommaso de Vio, detto il Gaetano, e
Francesco Silvestri, detto il Ferrarese, autori rispettivamente di un commento
alla Summa theologica ed alla Summa contra Gentiles (1523-1524). Dopo la metà
del XVI secolo il T. cessa di essere la dottrina esclusiva dei Domenicani e
viene ripreso, in forma creativa, dalla Compagnia di Gesù. I maggiori
rappresentanti del T. diventano il Molina, il Suarez ed il Bellarmino. Il
contrasto tra il T. rigido dei Domenicani e quello moderato dei Gesuiti si
accentua nel corso del XVII e del XVIII secolo, ma può essere considerato una
stanca continuazione della Scolastica. Una ripresa del T. si ha nell’Ottocento,
per impulso di papa Leone XIII, che lo ripropone come filosofia cattolica in
contrasto polemico con le ideologie dominanti del liberalismo, dell’idealismo e
soprattutto del marxismo.
Tommaso d'Aquino: (1225-1274) Nacque intorno al 1225 nel castello di Roccasecca,
presso l'abbazia di Monte Cassino, da famiglia antica e nobile. Il padre
Landolfo, era conte di famiglia longobarda, e la madre Teodora, contessa di
famiglia normanna di Napoli. Nel 1236 venne presentato, come oblato, all'abbazia
benedettina di Montecassino, dove iniziò gli studi. Nel 1239 si allontanò
dall'abbazia dopo che il luogo sacro era stato trasformato in fortezza militare
da Federico II, durante la lotta contro il papa Gregorio IX. Nel 1240 la
famiglia lo mandò presso l'Università di Napoli per il completamento degli studi
letterari e per l’inizio di quelli filosofici; per gli studi di grammatica e
logica ebbe come maestro Martino di Dacia, per quelli delle scienze naturali e
della metafisica, Pietro d'Irlanda. Tra il 1242-43 abbracciò la vita religiosa
ed entrò come novizio nell'ordine di San Domenico, contro la volontà della sua
famiglia. Nel 1244 fallì il suo tentativo di raggiungere Parigi insieme con
Giovanni Teutonico, maestro generale dell'Ordine, proprio a causa delle minacce
della famiglia che non condivideva la sua vocazione. Catturato dai fratelli
presso Acquapendente in Toscana, venne rinchiuso nel castello di San Giovanni in
Roccasecca, dove rimase prigioniero un anno. Nel 1245 fuggì per recarsi a
Parigi, dove seguì i corsi di teologia di Alberto Magno, con il quale si recò
poi a Colonia. Nel 1248, di ritorno da Colonia, fu ordinato sacerdote. Nel 1252
si recò nuovamente a Parigi, dove iniziò la carriera accademica e scrisse un
saggio in difesa degli ordini mendicanti, contro i quali avevano lanciato i loro
strali i professori della Sorbona, primo fra tutti Guglielmo di Sant' Amore,
canonico di Beauvais. Tra il 1252-1254 fu baccelliere biblico dello Stato
generale domenicano, nel convento di San Giacomo a Parigi. Tra il 1254-1256 fu
sentenziario. Nel 1256 ebbe inizio il suo insegnamento ordinario presso lo
studio generale di Parigi, che terrà fino al 1259, anno in cui figura come
membro della commissione per l'ordinamento degli studi dell'ordine domenicano.
Alla corte papale si incontra con Guglielmo di Moerbeke, valente grecista, il
quale gli prepara un testo latino di Aristotele più aderente al greco, in modo
che egli possa approfondire il pensiero autentico di quel filosofo. Nel 1259
rientrò in Italia dove permase fino al 1268. Fu nominato teologo della Curia
papale, e fu invitato da papa Urbano IV (1261-1264) a comporre un "elogio" per
solennizzare la festa del SS. Sacramento istituita dal Papa. Nel 1269 ritornò a
Parigi in qualità di maestro di teologia, e si dedicò all'insegnamento ed alla
predicazione. Tra il 1272-1274 rientrò in Italia. Su pressante istanza di Carlo
d'Angiò, il Capitolo Generale dell'ordine lo inviò a Napoli, in qualità di
direttore della facoltà di teologia presso l'università di quella città. T. fu
anche a Salerno, dove tenne una serie di lezioni straordinarie ed un corso di
conferenze, nella celebre scuola medica che aveva sollecitato l'onore e il
decoro del Santo. Nel 1273 papa Gregorio X lo invitò a partecipare ad un
Concilio generale convocato a Lione, con lo scopo di appianare le controversie
tra la Chiesa romana e i greci scismatici. All’inizio del 1274, durante un
viaggio verso Lione, si ammalò gravemente e venne portato all'abbazia
cisterciense di Fossanova di Priverno, nella diocesi di Terracina, dove morì il
7 marzo dello stesso anno. Dante avanzò l'ipotesi che fosse fatto morire per
veleno dallo stesso Carlo d'Angiò: "Carlo venne in Italia e, per ammenda,
vittima fè di Curradino; e poi rispinse al ciel Tommaso, per ammenda... (Purg.
67-69)" - (ovvero Carlo I d'Angiò venne in Italia e, per fare ammenda, fece di
Corradino di Svevia una vittima; quindi, sempre per fare ammenda, rimandò in
cielo T. con il veleno ...). Nel 1277 il vescovo di Parigi condannò 21
Proposizioni tratte dalle opere di T., per il loro accentuato razionalismo e
naturalismo. Nel 1323 San T. fu canonizzato da papa Giovanni XXII. Durante il
concistoro il Pontefice sostenne che non era stato necessario ricercare i
miracoli che T. aveva potuto operare in vita, ma che occorreva tenere ben
presente il modo con cui aveva risolto mirabilmente tante spinose questioni
della Chiesa. Nel 1567 papa Pio V dichiarò T. dottore della Chiesa. Nel 1888
Leone XIII dichiarò San T. patrono delle scuole cattoliche. Le sue opere
maggiori sono: (1253-55) - Commento ai 4 libri delle Sentenze; (1258-62) - Summa
contra Gentiles scritta su richiesta di Raimondo di Penafort per esigenze
missionarie; (1266-68) - Summa theologica: si suddivide in quattro parti: la
prima tratta di Dio in sé e come principio di tutte le cose, e di Dio come causa
prima delle creature; la seconda tratta del movimento della creatura ragionevole
verso Dio e dell'influsso di Dio sul movimento da regolare per mezzo della legge
e da sorreggere con la Grazia; la terza, tratta di Gesù Cristo, della Sua
Persona, della vita e delle opere, dei Sacramenti, fino a quello della
Penitenza. L'opera è rimasta incompiuta; (1256-1268) - Quaestiones disputatae:
commenti alla Sacra Scrittura; (1259-69) - Isaia, Geremia, Giobbe e Canticum
Canticorum; (1256-59) San Matteo (i suoi commenti a Marco, Luca e Giovanni sono
andati perduti); (1270-72) Salmi; (1272-73) Epistolae Paulinae; (1265-67) Catena
aurea in Marco, Luca, e Giovanni, ed infine i Commenti ad Aristotele.
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