DEFINIZIONE:
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Termine sanscrito che significa "io so", ovvero conoscenza, con cui sono
identificate le raccolte di inni, melodie, formule magiche e sacrificali, che
costituiscono i libri sacri fondamentali del brahmanesimo (v.). Si tratta di
scritti redatti tra il XVI ed il IV secolo a.C., derivati dalla tradizione orale
propria al patrimonio indoeuropeo e compilati in tempi diversi. Sono
tradizionalmente suddivisi in quattro parti: 1) i Rig.veda, il più antico, che
contiene oltre mille inni religiosi molto lunghi, riuniti in dieci volumi
denominati Mandala; 2) il Sama-veda, o V. degl'inni, contenente migliaia di
versi che vanno recitati o cantati; 3) il Yajur-veda, costituito in gran parte
da argomentazioni liturgiche; 4) gli Atharva-veda, o V. dei poteri psichici,
composto da venti volumi che trattano essenzialmente di formule magiche e di
poteri paranormali. Questo corposo complesso di opere è arricchito dai Sutra
(v.) e da molti trattati di scienze varie, detti Vedanga o membra dei V. (v.),
tra cui le Upanishad (v.). É da questi testi che trae origine la maggior parte
della mitologia indiana. I valori religiosi contenuti sono quelli più
rappresentativi e viventi nella popolazione indiana e nelle varie caste che ne
costituiscono la storia. Già in tempi protostorici è ravvisabile l'imporsi di
queste ideologie sull'antico costume sivaita, il culto aborigeno matriarcale, e
sul successivo arrivo degli ari dal culto celeste e solare. Inizialmente il
patrimonio religioso vedico era stato sentito come il frutto della saggezza
primordiale posseduta dai veggenti (rsi) i quali, meditando nell'etere del
cuore, avevano intuito il mistero della creazione come un "vuoto" originario,
dal cui calore (tapas) era sorto l'Uno, seme di tutte le cose. Questa saggezza
aveva rivelato agli uomini l'ordine cosmico (rta), inteso dai V. come il
rapporto analogico tra cosmo e terra: tre ordini di divinità nei cieli e tre
caste principali nella società umana. Infatti il mondo celeste, per gli indiani,
è suddiviso in questo modo: la sovranità è posseduta dalla coppia Mitra-Varuna,
il primo dei quali è signore dei contratti e della fedeltà, mentre il secondo è
possessore del potere sacrale (ksatra) che consente l'investitura dei re;
seguono le divinità guerriere con a capo Indra, il Signore, dio dell'uragano,
accompagnato dalla sua schiera di Marut; infine gli Asvin, i Dioscuri indiani, i
Nasatya, le stelle mattutina e vespertina, ed il Soma. Questo triplice ordine
cosmico ispira la creazione di tre diverse classi sociali, o caste: i brahmana
(v.), i re sacerdoti, custodi del sapere esoterico e dello rta sulla terra, ai
quali è riservata la conoscenza e la trasmissione delle tradizioni sapienzali; i
ksatriya, i guerrieri, dai quali erano prescelti i re (raja) poi iniziati dai
brahmana; infine i vasya, gli agricoltori e gli allevatori, il cui precipuo
rapporto con il divino era la devozione (bhakti). Il legame tra ordine celeste
ed ordine terreno, l'armonia dei due ordini nello rta, è alimentato e conservato
attraverso il sacrificio vedico (yaina). Questo sacrificio è generalmente
offerto al dio Agni (il fuoco), la somma forza volitiva ed ispiratrice, nei V.
identificato allo rta ed alla verità (satya), e preso a simbolo dello sforzo
attivo e contemplativo degli uomini verso gli dei, per i quali Agni è mediatore
di offerte votive. Il sacrificio consisteva nell'oblazione di burro fuso
(ghrta), di latte, di grani d'orzo o di soma, sia per i riti domestici che per
quelli pubblici. Tra i domestici figurava l'Agnihotra, celebrato giornalmente
dal capo famiglia o dal cappellano (purohita). Tra i pubblici era importante la
consacrazione regale (rajasuya), con il quale il sovrano posto al centro d'uno
spazio sacro (mandala) e su un trono ricoperto da una pelle di tigre, veniva
consacrato con l'abhiseka, (aspersione di latte, miele, ecc.); erano poi evocati
in lui lo rta e lo ksatra. Il più noto tra i sacrifici vedici è quello del
cavallo, l'asvamedha, mediante il quale il re veniva proclamato sovrano
universale, cakravartin, volgitore della ruota. Un cavallo pregiato, lasciato
libero un anno prima, vagava con altri cavalli inseguito dal sovrano, il quale
annetteva ai suoi possedimenti tutti i territori attraversati dall'animale.
Questo era poi immolato per soffocamento con un panno nel secondo giorno del
sacrificio. La simbologia dell'asvamedha consisteva nel far rivivere il corso
dell'anno mediante l'animale, che era visto come dio anno ed il simbolo della
regalità. Sono infine compresi nel rituale vedico i sacramenti (samskara), che
accompagnano l'indiano per tutta la vita: tra questi la concezione sacra
(garbhadhana), il battesimo o rito della nascita (jata-karman), l'imposizione
del nome (nama-dheya). la consegna del fanciullo di 8-12 anni al maestro (guru)
che faceva di lui un iniziato (dvi-ja ovvero due volte nato), il matrimonio
(vivaha), il ritiro nella foresta (vanaprastha) ed infine la cremazione del suo
cadavere. Vi sono alcuni miti associati all'ideologia vedica, tra cui sono degni
di nota il mito di Indra, che combatte contro il mostro Vrtra, che tratteneva le
acque celesti. Gli dei, atterriti dal mostro, lasciano ad Indra il compito di
sopprimerlo. Questi, con l'aiuto di Visnù, dei Marut e della sua folgore, ne
squarcia le spire nubiformi, così consentendo alle acque di fluire sulla terra.
Da qui il nome Vrtrahan, uccisore di Vrtra, assegnato ad Indra, da alcuni
studiosi comparato a Bellerofonte, l'uccisore della Chimera. Altro mito famoso è
quello di Visnù, il principio solare permeante il cosmo, che con tre passi
manifesta il trimundio, terra, atmosfera e luce, in cui resta eternamente
presente. Infine un ultimo mito, imperniato sulla figura dell'uomo cosmico
(Purusa), narrato nel Purusa-sukta. Questa figura divina simbolicamente
rappresenta la società vedica, formata dai brahmana, ksatriya, vaisya ed anche
dagli sudra, i servi, che venivano tutti fatti derivare dallo smembramento
sacrificale di quest'essere in quattro parti: rispettivamente, dalla bocca,
dalle braccia, dalle cosce e dai piedi. Dagli altri organi invece si
originavano: dalla mente la luna, dall'occhio il sole, dal respiro il vento, e
dall'ombelico l'atmosfera. Quasi tutte le scuole e le correnti di pensiero
indiane si sono collegate ai V., fino alle moderne correnti hindu, nate da
Ramakrsna e Vivekananda, che ancora insegnano a sentire i V. come rivelazione
divina.
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