DEFINIZIONE:
|
Particolare forma di evocazione collettiva della divinità, di origine
indo-tibetana, istituita circa 2500 anni orsono in onore di Buddha. Aveva, ed
ha, luogo tra le montagne del Tibet, a frequenza annuale e nella prima notte di
plenilunio del mese di maggio, sotto il segno zodiacale del Toro. La cerimonia
si svolge sotto la guida di Maestri spirituali indiani, e si ispira alla
tradizione secondo cui il principe Gautama Siddharta che, conseguita
l’Illuminazione, raggiunta la perfezione e quindi la totale libertà dal ciclo
morte-rinascita, divenne il Buddha. Alla sua morte si ritrovò alle porte del
Nirvana, il luogo della beatitudine eterna. Allora si volse indietro, verso il
mondo ed il genere umano appena lasciati, provando immensa pietà per tutti gli
esseri soggetti alla sofferenza, alle malattie, alla violenza reciproca ed a
quella della Natura. Si arresta, pronunciando un solenne giuramento al cospetto
della cosiddetta Gerarchia, ovvero dei Grandi Iniziati trapassati, già pronti ad
accoglierlo tra loro: «Resterà lì, in attesa, ed entrerà nel Nirvana solo con
l’ultimo degli esseri umani. Ritornerà ogni anno tra gli uomini nel momento del
plenilunio nella costellazione del Toro per portare il suo conforto e la sua
benedizione, per tendere la mano verso l’umanità sofferente». Da quel tempo
migliaia di pellegrini si incamminano verso una piccola valle posta alle falde
dell’Himalaya e, giunti alla meta, si siedono ed attendono, davanti ad un grande
altare in pietra e ad un laghetto dalle acque limpide ed azzurre. La tradizione
vuole che alla massa di pellegrini si aggiungano migliaia di altre persone,
presenti però nel solo corpo astrale (v.). Nella notte di plenilunio si palesano
le sembianze luminose di Buddha, che rimane visibile e benedicente per otto
minuti, per poi dissolversi nell’etere cosmico (v. Torino città magica, Vol. II,
pag. 55, di Giuditta Dembech, Ediz. L’Ariete, 1999). La tradizione del Wesak è
stata importata in Occidente agli inizi del ‘900 per opera del Movimento
Teosofico di Helena P. Blavatsky (v.), nel tentativo di persuadere il mondo che
Krshna, Buddha, Maometto e Gesù non sono che manifestazioni diverse dell’unico
Dio. Tale concentrazione di persone accomunate da intenti comuni e guidate da
Maestri spirituali preparati, costituisce una possente sorgente energetica in
grado di evocare l’Eggregoro (v.), anzi, un’Entità di livello molto elevato. Il
W. venne introdotto in Italia nel 1946, a Torino, dal grande cultore
dell’esoterismo Antonio Amerio, e per 35 anni fu praticato in ristretti circoli
privati, a livello famigliare. Dal 1981 invece, per iniziativa dello stesso
Amerio poi ripresa dalla Dembech, il W. è celebrato a Torino in forma pubblica,
in ambienti particolarmente capaci (come il Palasport), ultimamente con la
partecipazione di Marco Columbro: caratteristica peculiare è il largo impiego
cerimoniale dell’«Aum» (v.) e la disponibilità di moltissimi fiori, specialmente
di iris, che vengono distribuiti ai partecipanti al termine della cerimonia. Nel
1999 la partecipazione ha raggiunto le 5000 presenze. È accertato che il W.
viene oggi celebrato in tutto il mondo occidentale.
|