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SCHEDA ARTICOLO N. «00058»

CLASSIFICAZIONE: 3
TIPOLOGIA: YOGA
AUTORE: VIDYANANADA
TITOLO: RAMAKRISHNA: BREVE PROFILO DELLA SUA VITA
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TESTO ARTICOLO

Ramakrishna: breve profilo della sua vita
Tratto da:
Il Vangelo di Sri Ramakrishna
Secondo M. Vidyananada

Titolo originale dell’opera
CONDESED GOSPEL OF SRI RAMAKRISHNA
( M’s own English Version )
Traduzione italiana
a cura di AUMPRAKASH & ROMA

1978 by Sri Ramakrishna Math, Madras.
1984 by Editrice Vidyananda


SRI RAMAKRISHNA - Breve profilo della sua vita
Sri Ramakrishna nacque in un villaggio chiamato Kamarpukur, nel distretto di Hugli ( Bengala ), mercoledì 18 febbraio 1836, o il 10 ‘falgun’1757 ‘Saka’,
il secondo giorno della quindicina lunare ascendente. Egli proveniva da una famiglia brahmina altamente rispettata, ma povera. Il villaggio di Kamarpukur
è circa otto miglia a ovest della suddivisione Arambag, precedentemente chiamata Jehanabad, e circa 26 miglia a sud di Burdwan.
Il padre di Sri Ramakrishna, Khudiram Chatterji, era un grande devoto. Sua madre, Chandramani Devi, era la personificazione della bontà; in lei non c’era
falsità. In precedenza la famiglia viveva in un villaggio vicino chiamato Deray, a tre miglia da Kamarpukur. Con lo spirito d’indipendenza di un colto
brahmino, Khudiram rifiutò di apparire davanti al tribunale a testimoniare in favore del magnate locale, il padrone del villaggio. Quest’uomo rese il posto
troppo caldo per Khudiram, che con la sua famiglia lasciò Deray e si stabilì a Kamarpur.
Nell’infanzia Sri Ramakrishna fu chiamato Gadadhar. Egli ricevette qualche lezione di lettura, scrittura e aritmetica nella scuola elementare del villaggio.
Com’era solito dire, Subhankar, il famoso matematico il cui libro d’aritmetica è largamente diffuso nel Bengala, gli confondeva semplicemente la testa.
Lasciata la scuola nel villaggio, al ragazzo non fu permesso di sedere ozioso in casa. Suo prossimo dovere fu quello di attendere all’adorazione quotidiana
del Dio di famiglia, Raghuvir. Ogni mattina egli cantava il nome del Signore, indossava un abbigliamento sacro e raccoglieva i fiori per il ‘puja’. Dopo
le abluzioni, le preghiere e la meditazione sull’Essere supremo, il Dio e Invisibile, egli adorava Raghuvir - chiamato anche Rama, una delle incarnazioni
dell’Essere supremo e l’eroe della famosa epica ‘Ramayana’. Cantava divinamente. Poteva recitare dall’inizio alla fine le canzoni che aveva modo d’ascoltare
durante le rappresentazioni teatrali. Da ragazzo era sempre felice. Uomini, donne e bambini - tutti lo amavano.
Dei rinuncianti erano soliti visitare la casa riservata loro dai Lahas di Kamarpur, Gadhadhar, com’era chiamato allora Sri Ramakrishna, andava fra questi
santi uomini e faceva del suo meglio per servirli con la devozione di un discepolo.
Com’è usanza tra gli Indù, dei dotti brahmini erano spesso impegnati a leggre dai libri sacri la vita e gli insegnamenti delle diverse Incarnazioni di Dio,
cantandone e narrandone le gesta della lingua volgare. Sri Ramakrishna ascoltava questi uomini con grande attenzione. In questo modo egli padroneggiò il
‘Ramayana’, il ‘Mahabharata’e il ‘Bhagavatha’, - tutte epiche religiose concernenti Rama e Krishna, entrambi considerati dagli Indù Incarnazioni di Dio.
Un giorno, quando aveva undici anni, Sri Ramakrishna stava andando attraverso i campi di grano in direzione di Anur, un villaggio vicino Kamarpukur. Come
disse in seguito a suoi discepoli, improvvisamente vide una visione di Gloria e perse coscienza dei sensi. La gente disse che fu uno svenimento, ma in
realtà si trattava di quella disposizione calma e serena, di quello stato supercosciente chiamato ‘samadhi’e prodotto dalla visione di Dio.
Dopo la morte del padre, Sri Ramakrishna, che allora aveva 17 o 18 anni, andò con il fratello maggiore a Calcutta. I due fratelli vennero a Calcutta con
la speranza di fare fortuna. Passarono alcuni giorn a Nathair Bagan e quindi si trasferirono nella casa di Govinda Chatterji, e Jhamapukur. Sri Ramakrishna
fu assunto da Govinda Chatterji a Jhamapukur. Sri Ramakrishna fu assunto da Govinda per officiare sotto di lui come assistente prete. In questa veste egli
venne in contatto con i Mitra ed altre rispettabili famiglie di Jhamapurkur, che gli affidarono l’adorazione quotidiana delle loro Divinità familiari.
Rani Rashmani, una ricca quanto pia signora bengalese, aveva fatto costruire un grande tempio a Dakshineswar, un villaggio a circa quattro miglia da Calcutta.
Il tempio fu inaugurato nell’estate dell’anno bengalese 1262, il 18 di ‘jaistha’, giorno della luna piena - giovedì 31 marzo 1855. Il fratello maggiore
di Sri Ramakrishna, Pandit Ram Kumar, fu nominato capo prete del tempio.
Sri Ramakrishna andava spesso al tempio per vedere il fratello. Entro pochi giorni egli stesso fu assunto come assistente prete. Anche il secondo dei suoi
fratelli, Rameswar, di tanto in tanto celebrava come prete. Questi ha lasciato due figli, Ramlal e Sivaram, e una figlia, Lakshami Devi.
Entro pochi giorni in Sri Ramakrishna si verificò un cambiamento. Veniva scorto seduto per molte ore davanti all’immagine della Madre ( nota: Kali, la sposa
del Signore dell’Eternità (Shiva ). Evidentemente la sua mente era ritirata dalle cose di questo mondo ed era in cerca di qualche Oggetto non ricercato
dagli uomini del mondo. I suoi predisposero presto il suo matrimonio, sperando che questo distogliesse la sua mente dal suo mondo ideale. La sua sposa,
Sri Sri Saradamani Devi, era figlia di Ram Chandra Mukhopadhyaya di Jayrambati, un villaggio a sole quattro miglia da Kamarpukur. Al momento del matrimonio
( 1859 ) lei aveva solo sei anni, mentre suo marito ne aveva ventitrè.
Dopo il matrimonio Sri Ramakrishna ritornò nel tempio-giardino di Dakshineswar. A questo punto ci fu la svolta della sua vita divina. Nello spazio di pochi
giorni, mentre adorava la Madre, egli vide strane visioni di Forme Divine. Durante il servizio serale, tra le altre cose, il suo dovere era quello di offrire
luci, acqua benedetta, fiori, ecc, davanti all’Immagine sacra. Ma, pieno com’era dell’Idea Divina, egli cominciava la cerimonia, e spessissimo dimenticava
di portarla a termine ! Davvero, non smetteva fin quando la gente del tempio non attirava la sua attenzione sulla stranezza del suo comportamento. In altre
occasioni, si sedeva ad adorare la Madre, ma si notava frequentemente che non vi poneva termine ! Ancora più strano, egli poneva sulla propria testa i
fiori da offrire alla Madre dell’universo !
Le autorità del tempio si accorsero presto che, nel presente stato dei suoi sentimenti religiosi, Sri Ramakrsihna non era più in grado di svolgere i suoi
doveri di prete. Invero, nel presente stato di sentimenti, egli andava in giro come chi non è nel giusto stato di mente.
Tuttavia il genero di Rani Rashmani, Mathru, lo considerava sotto un’altra
luce: lo chiamava un
profeta mandato da Dio per la salvezza dell’umanità. Per quanto riguarda l’adorazione quotidiana della Madre, Mathur delegò un altro prete a quell’incarico.
Fu così che Sri Ramkrishna non potè più continuare il suo lavoro di prete, nè poteva adempiere ai suoi doveri di capofamiglia. Il matrimonio era stato solo
nominale. Giorno e notte egli ripeteva ‘Madre ! O Madre !’. Ora, si comportava come un ceppo, o una pietra, o una statua di legno; ora lo trovavano che
si comportava come una persona malata di mente. Altre volte si comportava come un bambino ! Si nascondeva alla vista degli uomini materialisti ! Non gli
piacevano coloro che non amavano il Signore, né ascoltava altre parole se non quelle di Dio ! Gridava incessantemente: “ O Madre ! O mia Divina Madre !
“.

Nel tempio-giardino c’era un ostello nel quale si solevano ospitare i santi che avevano rinunciato al mondo. Tota Puri, un santo monaco itinerante, vi rimase
ospite undici mesi, per esporre la filosofia vedanta a Sri Ramakrishna. Durante l’esposizione, Tota Puri s’accorse che il discepolo non era una persona
comune, e che frequentemente egli andava in uno stato d’estasi divina ( samadhi ) nel quale l’ego finito sparisce e diviene tutt’uno con Dio, l’Io universale!
Una donna brahmina, che aveva ugualmente rinunciato al mondo, fu ospite nel tempio poco prima di Tota Puri. Fu lei che aiutò Sri Ramkrishna a praticare
gli esercizi prescritti dalle scritture chiamate Tantra. Lei lo considerava un’incarnazione di Sri Chaitanya, l’uomo-Dio di Nadia, e gli lesse i libri
sacri relativi alla sua vita e ai suoi insegnamenti.
Vaishnav Charan, un pandit allora molto famoso tra i vaishnava, veniva spesso a vedere Sri Ramakrishna. Una volta lo condusse a Colutola, una zona di Calcutta,
per assistere allo svolgimento di un’assemblea religiosa, in onore di Chaitanya. Le persone presenti furono un po’ turbate alla vista di Sri Ramakrishna
( allora in uno stato di coscienza Divina ), che andò a sedersi nel seggio riservato a Chaitanya, l’Incarnazione Divina che tutti loro adoravano. Vaishnav
Charan era il presidente di quell’assemblea religiosa.
Vaishnav Charan, una volta, disse a Mathur, genero di Rashmani e allora direttore del tempio: “ la pazzia di questo giovane non è di tipo comune. Egli è
pazzo del Signore ! “ Sia Vaishnav Charan che la Brahmani ( la donna brahmina ) si accorsero che Sri Ramakrishna era pieno della Grande Idea - l’Idea
Divina. Come Sri Chaitanya, egli era solito passare per tre diversi stati di coscienza religiosa, cioè: lo stato puramente interno e supercosciente, nel
quale non c’era nessuna coscienza esterna; lo stato semicosciente, nel quale la percezione esterna non si perde del tutto; e lo stato cosceinte, nel quale
è possibile cantare il nome Santo del Signore. Con ‘Madre ! O Madre !’sempre sulle labbra, egli parlava incessantemente con la Madre Divina. Le chiedeva
di istruirlo. Spesso diceva : “ O Madre, io non conosco le sacre Scritture, nè ho a che fare con i pandit bene istruiti in esse. Io ascolterò soltanto
le Tue parole. Tu insegnami e fammi imparare “.
Sri Ramakrishna dava il dolce nome di Madre all’Essere supremo, all’Assoluto che trascende ogni pensiero e ogni concezione di spazio tempo. Un volta la
Divina Madre gli
disse: “ Tu e io siamo
una cosa sola. Che lo scopo della tua vita in questo mondo sia la devozione profonda ( bhakti ) a Me. Passa alcuni giorni in questo mondo per il bene dell’umanità.
E verranno a te molti devoti. Allora sarai felice di vedere che nel mondo non ci sono soltanto i materialisti, ma anche anime pure e libere dai desideri
del mondo, e che amano soltanto Me, la loro Madre Divina”
La sera, durante il sevrvizio divino ( aratrika ), in mezzo ai suoni di campane, cembali e tamburi, Sri Ramakrishna gridava dalla terrazza del kuthi: “
Venite, voi che amate Dio, non tardate. Oh, come desidero vedervi tutti ! Venite, miei cari, altrimenti la mia vita lascerà questo corpo !”.
Keshab Sen vide Sri Ramakrishna intorno al 1875. In quel periodo Keshab stava con i suoi discepoli in una villa a Belgaria, a circa tre miglia dal tempio-giardino
di Dakshhinevar. Con Sri Ramkrishna c’era suo nipote Hriday. Viswanath Upadhyaya, comunemente noto come il Capitano, visitò Sri Ramakrishna in questo periodo.
Egli era il rappresentante del governo nepalese a Calcutta, Mahimacharan lo incontrò poco dopo.
Alcuni discepoli che gli furono più cari e vicini lo incontrarono per la prima volta tra il 1879 e il 1882. Egli aveva già passato la fase di ‘follia per
il Signore’. Era come un bambino, gentile, pieno di gioia e contentezza. Di solito era in uno stato d’intensa coscienza Divina ( ‘samadhi ‘).
Scendendo da questo piano, soleva muoversi nel suo mondo ideale. In verità si comportava com un bambino di cinque anni, con ‘Madre ! O Madre !’sempre sulle
labbra !
Verso la fine del 1879 vennero Ram e Manamohan; quindi vennero Kedar e Surendra; anche Chuni, Latu, Nitya Gopal e Tarak vennero in questo periodo. Tra la
fine del 1881 e l’inizio del 1882 arrivarono Narendra ( Vivekananda ), Rakhal ( Brahamananda ), Bhavanath, Baburam, Nirajan, M. e Jogin. Tra il 1883 e
il 1884, i seguenti discepoli incontrarono Sri
Ramakrishna: Kishore,
Adhar, Nitai, Gopal di Sinthi, Gopal ( il minore ), Tarak di Belgaria, Sarat, Sasi, Subodh, Sanyal, Gangadhar, Kali, Girish, Devendra, Sarada, Kalipada
( Gosh ), Upendra, Dwija, Hari, Narendra ( il minore ), Paltu ( Pramatha ), Purna, Narayan, Tej Chandra, Haripada, Haramohan, Jojneswar, Khirode, Hajra,
Jogin e Kishori di Krishnanagar, Manindra ( Khoka ), Bhupati, Akshoy, Navagopal, Govinda di Belgaria, Ashu, Girindra, Atul, Durgacharan, Suresh, Prankrishna,
Nabai Chatanya, Hariprasanna, Mahendra e Preo Mukherji, il santo Manmatha, Binode, Tulsi, Daksha, Harish ( Mustafi ), Basak, Kathak Takur, Sasi Brahmachari
di Bally, Nitya Gopal Goswami, Bepin di KonnAgar, Dhiren, Rakhal ( Haldar ) e altri.
Anche questi videro Sri ramakrishna, molti di loro uomini autorevoli e
illuminati: Pandit Iswar
Chandra Vidyasagar, Pandit Sasadhar, dottor Rajendra, dottor Sarkar, Dottor Badhuri, Bhankim (Chatterji ), il signor Cook degli Stati Uniti, i signori Williams
e Missir, Michael, Madhusudan ( il poeta ), Krishna Das Pal, Pandit Dinabandhu, Pandit Syamapada, dottor Ram Narayan, dottor Durga Charan; Nilkantha, Trailanga
Swami, il grande santo di Benares. Anche Ganga Mata di Brindaban lo incontrò quando egli era con Mathur durante il suo pellegrinaggio a Brindaban, Ganga
Mata lo considerava come Radha, l’Incarnazione dell’Amore Divino; perciò non voleva separarsi da lui.
Prima che lo incontrassero i suoi diretti discepoli, altri famosi devoti erano stati al tempio- giardino per vedere Sri Ramakrishna. Così conobbe Krishna
Kishore, il venerabile brahmino di Ariadah Mathur; Sambhu Mallik, un ricco cittadino di Calcutta educato all’inglese; Narain Sastri, uno studioso di sanscrito
che insegnava logica in un college di nadia; Gouri Pandit di Indesh, vicino Hugli; Achalananda; Chandra; Padmalochan, Pandit di corte del precedente Maharajà
di Burdwan; Dayananda, il fondatore dell’Arya Samaji, e molti altri. Non c’è bisogno di dire che gli abitanti di Karmapukur, il suo villaggio nativo, e
quelli di Seore e Syambazar, ecc, molti di loro intensamente devoti a Dio, furono tra quelli che l’incontrarono spesso.
I capi del Brahmo Samaj e i loro discepoli furono spesso in contatto con lui, Keshab Sen, Bijoy, Kali Bose, Pratap, Sivanatyh, Amrita, Trailokya, Krishna
Bihary, Manilal, Umesh, tra i membri più anziani; Hirananda, Bhavani, Nanda Lal, Binoy, Pramatha, Mohit, e molti altri tra i membri più giovani del Brahno
Samaj lo incontrarono spesso. Anch’egli andava spesso da loro.
Quando Mathur era in vita, Sri Ramakrishna vide Devendra Tagore, capo dell’Adi Brahmo Samaj; una volta egli fece visita a quel Samaj durante il servizio
Divino. Egli fece una simile visita alla chiesa di Keshab, mentre il servizio Divino era condotto da Kesha; una simile visita fece alla chiesa del Sadharam
Samaj, una delle tante sette in cui s’era scisso il Brahmo Samaj.
Sri Ramakrishna andò a trovare spesso Keshab a casa sua e godette della sua compagnia e di quella dei suoi seguaci. Anche Keshab, a volte da solo e altre
volte coi suoi discepoli, andò spesso al tempio-giardino di Dakshineswar per vedere il Maestro. In questi incontri Sri Ramakrishna parlava per molte ore
del Signore, e mentre parlava il suo auditorio ascoltava rapito le sagge parole che uscivano dalle sue labbra. Egli parlava come un profeta ispirato, e
cadeva spessissimo in uno stato d’estasi divina ! La sua forma corporea diventava immobile; la respirazione cessava; gli occhi non si muovevano ! Ogni
coscienza dei sensi lo lasciava, e al suo posto diventava pieno di coscienza Divina.
A Kalna, vicino a Burdwan, egli incontrò Bhagvandas Babaji, un santo vaishnava. Il Babaji osservò il suo stato eccezionale d’estasi divina e disse: “ Veramente
Tu sei un’Incarnazione di Dio, eminentemente degna di occupare il di seggio riservato a Chaitanya “.
Oltre a insegnare il fatto che ‘Dio può essere visto’, il suo grande obiettivo fu quello di mostrare l’armonia tra tutte le religioni. Da un lato egli realizzò
l’Ideale indicato da ciascuna delle diverse sette della religione indù, e dall’altro l’Ideale dell’islam e del
cristianesimo: Egli ripetè in solitudine il nome di Allah e meditò su Gesù Cristo. In una visione, egli vide Gesù in tutta la sua gloria. Nella sua stessa
stanza fece mettere non solo le immagini delle divinità indù incluso Buddha, ma anche quella di Gesù. In quell’immagine di Gesù è rappresentato mentre
salva Pietro che sta per annegare, e mentre calma la tempesta sollevata. L’immagine di Gesù può essere ancora vista nella sua stanza. Oggi si possono vedere
uomini e donne europei e americani seduti sul nudo pavimento di quella stanza, mentre meditano su Dio e su Sri Ramakrishna.
Un giorno egli disse alla Madre Divina: “ O Madre, desidero vedere come Ti pregano i Tuoi devoti cristiani. Ti piaccia condurmi in un posto dove essi si
riuniscono per il servizio Divino “. Alcuni giorni dopo fu visto all’entrata di una chiesa cristiana di Calcutta, mentre guardava dentro e osservava il
servizio Divino che si svolgeva all’interno. Ritornato al tempio-giardino, disse ai suoi discepoli:
“ Sono andato in chiesa, ma non sono entrato per paura che il guardiano del tempio non mi facesse entrare nel santuario e adorare la Madre “.
Sri Ramakrishna ebbe devoti anche tra le donne. Egli dava gioia a Gopal- Ma, chiamandola con il dolce nome di ‘Ma’. Egli considerava tutte le donne come
Incarnazioni della Madre Divina e le adorava come tali. Egli avvisava gli uomini a non avvicinare le donne finchè non le avessero viste e realizzate come
Incarnazioni, e finchè non avessero avuto un amore puro per Dio.
Veramente egli impose questa regola anche nei riguardi di donne molto famose per la loro purezza, pietà, e profonda devozione per Dio. Una volta disse alla
Madre
Divina: “ O Madre, mi
passerò un coltello per la gola se qualche pensiero lussurioso sorgerà nella mia mente ! “.
Il numero dei suoi seguaci è grande. Alcuni di loro sono noti, mentre altri sono sconosciuti. E’ impossibile nominarli tutti. In questo Vangelo troverete
menzionati i nomi di molti. Tra quelli che lo visitarono durante la loro infanzia, possiamo
aggiungere: Ramakrishna,
Putto, Tulsi, Sasi, Bepion, Nagendra, Upendra, Surendra ( Gupata ), Suren, Santi, ecc. Lo videro anche molte ragazze. Tutte queste persone sono attualmente
suoi devoti seguaci.
Molti sono quelli che sono diventati e diventano suoi seguaci ai giorni nostri. A Madras, a Ceylon, nelle province Unite, e Kumaon, in Nepal, a Bombay,
in Raputana, in Punjab, in Giappone ci sono uomini e donne che aspirano a seguire i suoi passi. Ma oggi la famiglia dei suoi discepoli è sparsa, non solo
in Asia, ma anche in America e in Europa, e specialmente negli Sati Uniti e in Inghilterra.

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