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SCHEDA ARTICOLO N. «00113»

CLASSIFICAZIONE: 1
TIPOLOGIA: ESOTERISMO
AUTORE: DIZIONARIO ESOTERICO
TITOLO: ERMETISMO
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TESTO ARTICOLO


ERMETISMO.

L'ermetismo è storicamente considerato come l'incontro tra la gnosi pagana e la gnosi cristiana rappresentato da una letteratura simbolica complessa, legata all'astrologia, all'alchimia, alla magia, quindi all'occultismo, oltre che alla filosofia e alla teurgia (1). In realtà qualsiasi trattato ermetico implica tutti questi livelli, perché 'l'arte regia' è una, anche nelle sue applicazioni più diversificate: dall'uso medicinale delle piante alla conoscenza delle vie della salvezza, all'immagine del Tutto presente nel molteplice.
Chiamato 'scienza di Ermete', miticamente riferito alla rivelazione del dio egizio Thot, poi ellenizzato in Ermete-Thot (il tre volte Maestro), l'ermetismo non è tuttavia storicamente conosciuto nella forma filosofica che ne dà il "Corpus Hermeticum" (2), prima del sesto secolo.
L'attuale versione è citata solo nell'undicesimo secolo ed è dovuta a Michel Psellos. L'opera, che comprende diciassette trattati analizzati con rigore da Festugière (3), deriva da concezioni diverse della scienza. Lo testimoniano i due atteggiamenti contrastanti in esso presenti: l'uno aristotelico, preoccupato soprattutto dell'universale e disinteressato, l'altro attento al particolare e alla singolarità (il mirabile); il primo fiducioso nelle qualità intellettuali del pensiero per il raggiungimento del fine, il secondo attaccato alle virtù occulte di un mondo di relazioni la cui conoscenza non può essere che rivelata.
Da ciò il doppio carattere attribuito all'eterogeneità dei testi compilati per salvarli dall'oblio: da un lato il carattere di 'rivelazione di Ermete', che implica una posizione elitaria per i suoi depositari; dall'altro il carattere basato sulla convinzione che l'esperienza ermetica appartenga al dominio della conoscenza possibile. L'ermetismo del "Corpus" si riduce allora a tre definizioni, che hanno l'unico interesse di spiegare l'unità di accenti di alcuni trattati.
Se per ermetismo si intende una dottrina coerente, essa deve essere essenzialmente una dottrina di salvezza (4); se si intende un certo atteggiamento, suscettibile di orientare la ricerca filosofica nel senso della conoscenza di Dio, questo criterio può applicarsi alla quasi totalità delle opere. Se si cerca una definizione che si estenda a tutta la letteratura ermetica, si deve risalire alla rivelazione dello stesso Ermete Trismegisto.
Ma tutte queste definizioni si basano sul rifiuto puro e semplice, giustificato dell'analisi critica dei testi del "Corpus", dell'idea dell'antica tradizione egizia. "Nessuno oggi crede più, salvo forse alcuni gruppi di illuminati, che gli scritti di Trismegisto rappresentano un'antica saggezza egizia. In compenso, i lavori di questi ultimi quaranta anni hanno mostrato tutto l'interesse presentato da questi scritti per la storia del pensiero e del sentimento religioso nei primi secoli della nostra era." (5) A questo approccio fa difetto, quali che siano i suoi meriti sul piano della critica comparata dei testi, la dimensione simbolica, che sola può giustificare la compatibilità di fatto degli insegnamenti e delle dottrine di epoche e di mentalità diverse. Di fatto l'ermetismo è diventato un archetipo culturale del nome patronimico del Dio di tutte le iniziazioni. Per tale ragione esso è il polo dell'inconscio collettivo e genera una memoria simbolica vivente, un linguaggio, in breve uno stile di pensiero. Si può comprendere l'ermetismo studiando le interferenze delle Scienze Sacre dell''arte regia', perché essa ci situa nel campo immaginario proprio di tutte le mentalità simboliche. Ecco perché l'ermetismo può in definitiva assimilarsi con ogni forma di tradizione esoterica, al di là della realtà delle influenze e degli scambi da una cultura all'altra, sempre difficili da stabilirsi.
Le Scienze Sacre suppongono infatti l'isomorfismo delle strutture antropologiche dell'immaginario e delle strutture religiose delle civiltà che le conoscono, più che l'integrazione aleatoria degli apporti reciproci. Quest'ultima ipotesi di lavoro lascia sempre irrisolta la questione della ragione sufficiente di uno stile comune di pensiero, mentre la prima ne suppone un approccio fenomenologico che conduce alla reintepretazione simbolica esoterica.
Tutto ciò ci porta a una seconda accezione di ermetismo, del resto già contenuta nel simbolismo di Ermete: l'ermeneutica.
Platone introduce così il simbolismo di Ermete che, per civetteria di erudizione esoterica, avvicina ai cavalli: "Se vi sono del resto degli altri argomenti che ti interessano, proponimeli, perché tu veda che ne è dei cavalli..." (6). I cavalli sono dei messaggeri collegati al vento e alla parola, quindi al senso e all'iniziazione. "In verità sembra proprio che questo nome di Ermete si riferisca al linguaggio; le qualità di interprete ("hermeneus"), di messaggero, di borsaiolo, di commerciante e di chi froda con le parole - l'insieme di tutte queste attività - ha a che fare con la virtù del linguaggio" (7).
L'ermetismo è dunque la scienza di chi "trama la parola", dello stesso legislatore. Di difficile comprensione per il profano, che non sa cosa voglia dire parlare, l'ermetismo è quindi la funzione esoterica del linguaggio, questa volta nel senso sacro del termine.
L'ermeneutica esoterica è pertanto investita del potere di ridare alla cultura il senso vivificante dei suoi miti. Questa impresa, oggi più necessaria che mai, corrisponde a una svolta nuova dell'antropologia, a un "nuovo spirito antropologico", al "ritorno di Ermete" (8).
A differenza di tutte le vane liberazioni delle smitizzazioni di ogni tipo, la scienza ermeneutica è in grado di chiarire la nostra storia, restituendole l'accesso al mondo degli dei e all'oceano dei simboli.
"Vivendo tale archetipo (Ermete)", dice C.G. Jung "il moderno fa l'esperienza della modalità più antica di pensiero, come attività autonoma di cui si è l'oggetto. Ermete Trismegisto o il Thot della letteratura ermetica, Orfeo, Poimandro e il Pomen (Pastore) di Hermas che gli è apparentato, sono altre formulazioni della stessa esperienza. A tale archetipo converrebbe il nome di Lucifero, se tale nome non fosse così compromesso." C.G. Jung aggiunge, dopo aver associato a questo archetipo del 'vecchio saggio' anche Zaratustra, che esso è "l'Archetipo del senso" (9).

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