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SCHEDA ARTICOLO N. «00116»

CLASSIFICAZIONE: 1
TIPOLOGIA: ESOTERISMO
AUTORE: DIZIONARIO ESOTERICO
TITOLO: FISIOGNOMICA
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TESTO ARTICOLO

FISIOGNOMICA.

La fisiognomica è lo studio del temperamento e del carattere a partire dai tratti del viso. La scienza è antica e riposa sulla conoscenza delle analogie tra la struttura del viso e quella di Dio, della sua essenza e delle sue manifestazioni. In questo senso la fisiognomica è una scienza tradizionale, prima ancora di essere un annesso della psicologia clinica, fondata sulla verifica statistica delle osservazioni. Da Lavater a Gall all'opera di Durville (1) e di Corman (2), la fisiognomica ha sviluppato due versanti distinti, quello del simbolismo e quello della descrizione scientifica. Quando si considera la fisiognomica soprattutto in questo suo secondo aspetto, essa ben si combina con le aspirazioni scientifiche delle discipline con cui interferisce secondo le epoche: la fisiologia del cervello nel diciannovesimo secolo, la morfopsicologia del ventesimo secolo (3). A questo proposito è esemplare lo sviluppo degli studi di frenologia.
La teoria delle localizzazioni cerebrali delle facoltà mentali e morali che fiorisce all'inizio del diciannovesimo secolo comporta come orizzonte teorico l'antica idea della corrispondenza simbolica tra esterno e interno, ma intende sostituire alle analogie antropologiche, planetarie e teologiche che regolano tale corrispondenza, la conoscenza positiva delle correlazioni tra la morfologia del cervello e i comportamenti psicopatologici che essa sembra implicare. Sussisterà quindi sempre uno iato tra il principio stesso, di carattere esoterico, presupposto dallo studio delle correlazioni: l'analogia del pensiero interiore e delle protuberanze del cranio e la natura della conoscenza di tali segni, che non sono più, nella prospettiva positivista, dei simboli, ma dei sintomi. In fisiognomica come nella chiromanzia o nell'astrologia la sostituzione progressiva della metodologia statica o sperimentale con il metodo analogico, proprio della ricerca esoterica, comporta l'eterogeneità dei due sistemi di intelligibilità.
L'applicazione delle categorie del sapere positivo a un campo antropologico e tradizionale regolato dalla dinamica e dal gioco di corrispondenza dell'Uno e del Tutto, dell'uomo, del mondo e del sacro, può avvenire senza dar luogo a contraddizioni solo se si definiscono chiaramente i livelli di studio. Tali scienze pongono come ragion d'essere dei fenomeni che vanno scoprendo l'orizzonte del senso comune, finalizzando in tal modo qualsiasi conoscenza raggiunta, foss'anche positiva.
Lo spirito della fisiognomica è essere un'ermeneutica della fisionomia, non una 'fisiologia del cervello', la cui scientificità resta di fatto sempre equivoca.
"Creando l'uomo, il santo... Dio ha impresso sul suo corpo tutte le figure e le immagini celesti; tutte le immagini dei misteri dell'alto così come di quelli del basso si trovano unite nell'uomo fatto a immagine di Dio." (4) La fisiognomica consiste nel decifrare un messaggio al tempo stesso teogonico e antropologico, prima ancora di essere uno studio predittivo del comportamento psicologico. La sua vocazione è di essere una Sapienza. La sua pertinenza sul piano psicologico proviene dalla sua natura di scienza psicagogica. Conoscere il volto è conoscere Dio. "Quanto alla somiglianza con l'Elohim, la figura dell'uomo è realmente e letteralmente simile a quella dell'Elohim." (5) Il viso diventa quindi una chiave della teurgia. Esiste una grande figura, l'Antico degli Antichi, e una piccola figura, quella dell'uomo universale, la cui perfezione corrisponde sul piano delle strutture a quella delle Gerarchie creatrici e formatrici. Ecco perché è detto nello "Zohar" che "i Misteri concernenti i tratti del viso non sono noti che ai Saggi, che penetrano al fondo della Sapienza" (6). La Sapienza divina, infatti, chiamata 'cervello supremo', 'Sapienza di tutte le altre sapienze' (7), è il prototipo della Sapienza dell'uomo universale, ossia del Figlio dell'Uomo, del Figlio di Dio.
Ed è attraverso la Sapienza che l'uomo si riconosce come tale, cioè come figlio. "Nessuno va al Padre se non viene a me" nasconde quindi l'obiettivo della fisiognomica iniziatica: la conoscenza faccia a faccia del Padre, perché "non si vede nell'Antico che il solo cranio", cioè la sua espressione attraverso il Figlio.
La grande figura contiene tre teste che corrispondono alle tre Sefirot, Kether, Hochma e Binah, ma a un livello più elevato, perché queste Sefirot riguardano anche la figura piccola. "Tre teste sono racchiuse l'una nell'altra, e ognuna è al di sopra dell'altra: una è la misteriosa sapienza invisibile... la Testa suprema è l'Antico sacro, il più misterioso, la Testa di tutte le Teste, la Testa che non è una testa" (8)... e ancora: "l'Antico è formato da tre teste sintetizzate in una sola, ed è la Testa suprema, al di sopra di tutto. Esse sono anche sintetizzate in due, e infine anche in tre" (9). E interessante osservare che "tredici fonti di olio profumato escono dalla Barba gloriosa, nove delle quali si dirigono verso la figura piccola, per attenuare i rigori" (10). Ciò fa comprendere come le tredici fonti, i 'tredici sentieri', in rapporto con 'i nove ornamenti della figura piccola', siano un'ipostasi ancora delle prime tre Sefirot; analogamente i nove ornamenti non sono più di sei, dal momento che i primi tre sono attribuiti all'Antico (11). Questi sei ornamenti si dividono in due serie di tre Sefirot: "I sei ornamenti che dipendono dai peli della regione degli zigomi profumati son disposti tre per parte; gli altri tre dipendono dalla Barba" (12).
La Barba dell'Antico è elemento di congiunzione tra uomo e divino. La sua funzione è in primo luogo di unificare le tre teste superiori, di fare da polo di riferimento alla figura piccola; questa barba risale lungo gli zigomi fino alle orecchie dell'Antico. Ora, queste orecchie singolari, orecchio stesso del Signore, si vedono attribuire il Cervello e l'Intelligenza (Hochma e Binah) (13).
E' in questo che la figura piccola trova qui il suo centro, il suo punto ottimale di perfezione, che è al tempo stesso quello della sua origine creatrice. Lo "Zohar" può allora scrivere: "Tutto dipende dall'orecchio", i "misteri supremi" (14) come la creazione che ne è derivata. Infine le tre teste proiettano la loro luce sulla figura piccola attraverso la Barba dell'Antico. Inoltre il testo aggiunge che "le tre luci chiamate Padri" illuminano altre tre luci, chiamate Figlio. Un fiume che esce dall'Eden (la sapienza) "penetra la testa della figura piccola e forma un cervello".
Qui viene svelato un mistero: il Figlio (l'orecchio, la Sapienza che contiene due cervelli ed è contenuta nella testa dell'Antico) partecipa da sempre alla gloria del creatore (la Barba che risale fino alle orecchie), rappresentando l'Archetipo stesso dell'uomo (la figura piccola), al tempo stesso creazione e principio coestensivo all'essere della creazione (15).
Gli occhi dell'Antico non si chiudono mai: non hanno dunque bisogno né di ciglia né di palpebre. L'occhio che emana dal cervello è completamente sul lato destro, mentre gli occhi inferiori, quelli della figura piccola, sono posti sui due lati, il destro e il sinistro, dunque son destinati a sperimentare il mondo della polarità, a conoscere il frutto dell'albero del bene e del male. Lo stesso vale per il naso: quello che procede dal cervello, lo Spirito della vita, si differenzia da quello della figura piccola, ove interviene la morte, e tale differenza è simboleggiata dai due 'He', il primo dei quali è solo 'misericordia' (16), mentre il secondo è rigore e misericordia, ed è quindi polarizzato.
Ogni tratto del volto umano è un sigillo posto sul mistero della creazione (17). Per questa ragione fondamentale solo il volto può essere conosciuto, e conoscere il volto di qualcuno è testimoniare l'esistenza del divino in lui. Così il Figlio rende testimonianza a Dio. Il carattere dell'uomo può esser simboleggiato dal suo viso perché il viso simboleggia l'uomo, la sua genesi, la sua struttura.
"Inoltre le parole 'libro della generazione dell'uomo' indicano i tratti della figura dell'uomo attraverso cui si possono riconoscere i capelli, la fronte, gli occhi, il viso, le labbra, le linee delle mani e delle orecchie; son questi i sette segni della fisionomia attraverso cui si può riconoscere un uomo" (18).
La cabala fonda così le analogie su cui si basa la fisiognomica. Ciò significa che un'interpretazione psicologica che non indirizzi le sue ricerche sulla spiritualità resta lacunosa e costituisce una devianza, perché non coglie l'autentico senso che giustifica le differenze specifiche dei tratti del volto.
Ora, i principi spirituali regolano i comportamenti psicologici. La struttura del ternario sacro è presente nello stesso volto: orecchie (sapienza), occhi (verità), bocca (amore). La distanza e l'importanza relativa tra questi tre organi può fungere da orientamento per tale interpretazione. L'unificazione delle osservazioni classiche (forme, volumi, colori, eccetera) e della Tradizione simbolica consente quindi un approccio dinamico del soggetto (19).
Parimenti l'analogia tra i quattro elementi e gli organi del volto (occhi, fuoco; naso e orecchie, aria; bocca, acqua e terra) e la corrispondenza tra gli organi e le facoltà psichiche e spirituali (mento, volontà; naso, intelletto; orecchie, corpo causale; bocca, cuore; occhi, anima; fronte, spirito) sono di natura tale da fornire il profilo degli elementi di osservazione, sempre in contrasto, la cui sintesi deriva da un altro livello. Infatti la stessa idea di proporzione o di corrispondenza tra regni della natura e facoltà implica l'idea del loro equilibrio e della loro gerarchia regolatrice. Quest'ultima può allora fornire l'algoritmo dei rapporti numerici, cioè fungere da misura spirituale, consentendo una determinazione di norme adeguate all'analisi.
Un volto è dunque una traduzione fragile ed evolutiva, ma archetipicamente fondata, di un processo di pensiero, della sua storia, delle sue conquiste come delle sue aspirazioni; pertanto la sua ermeneutica richiede una nomenclatura che scandisca molto da vicino il ritmo che esprime tale evoluzione, quella della vita dell'uomo, dei suoi scambi cosmici e sacri.

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