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SCHEDA ARTICOLO N. «00124»

CLASSIFICAZIONE: 1
TIPOLOGIA: ESOTERISMO
AUTORE: DIZIONARIO ESOTERICO
TITOLO: MAESTRO
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TESTO ARTICOLO

MAESTRO.

Sussiste un grande equivoco circa il concetto di Maestro. Gesù raccomanda di non farsi chiamare Maestro (Rabbi) (1), tuttavia tollera di esser chiamato in tal modo più volte (2). Il solo Maestro è Dio, tuttavia l'iniziazione da parte di Maestri costituisce una realtà nella storia delle religioni. Per non parlare dell'India, dove il concetto di maestro è parte integrante di qualsiasi spiritualità, Abramo, Mosè, Gesù detengono il loro ministero il primo e l'ultimo da Melchisedeck (3) mentre Mosè sembra aver conosciuto due tipi di iniziazione in due momenti particolari della sua vita: prima dell'incontro con il Faraone e durante l'esilio nel deserto (4).
Tutti gli insegnamenti esoterici insistono sull'importanza del Maestro per la disciplina, eppure subordinano strettamente l'evoluzione spirituale del discepolo alla sua iniziativa, alla sua pratica, ai suoi sforzi, quale che possa essere per il resto l'azione esercitata su di lui dal Maestro.
Da qui la questione della reale necessità di un Maestro, unita a quella dei criteri della sua identificazione per il discepolo e da parte del discepolo. Quanto vi è di ambiguo nel concetto di Maestro dipende dal fatto che l'autorità del magistero è legata alla delega da parte dei discepoli del loro potere spirituale? Poiché qualsiasi potere proviene da Dio, l'esercizio del potere è dunque legittimo solo se il Maestro è determinato da Dio stesso. Ma il discepolo non può giudicarne senza divenire uguale al suo Maestro. Riconoscendo tale autorità, sembra alienare la sua regalità ulteriore; sottraendovisi, sembra rifiutare per vanità personale la trasmissione stessa del sacro. E' quindi necessario che il discepolo sia già l'iniziato in potenza che va in cerca del proprio Maestro, se lo riconosce come tale.
Ma la tradizione esoterica non pone il fondamento del concetto di Maestro nel solo gioco dei rapporti tra Maestro e discepolo e tanto meno nella dialettica del Maestro e dello schiavo.
Peter Deunov dichiara: "Ricordatevi di questo: l'idea di Maestro è strettamente determinata nella Natura vivente" (5). Lo è doppiamente, in rapporto al principio di tale natura vivente: il Maestro è un rappresentante investito di tale potere da Dio; anche se rinnegato dagli uomini, in rapporto alla natura vivente stessa, di cui l'uomo perfetto, archetipico, è il simbolo, il Maestro è innanzi tutto maestro di se stesso. La prima determinazione proviene dalla dimensione divina dell'iniziazione, quando essa è un anello della catena dei messaggeri, degli inviati, dei figli di Dio. "Anche un Maestro segue un altro Maestro più avanti di lui e questi ne segue un altro, e così di seguito, perché essi formano tutta una catena fino al Trono di Dio." (6) E' il concetto gerarchicamente superiore dei 'Maestri dell'Umanità', o dei 'Grandi Maestri dell'Augusta Fraternità Universale', che si trova già in P. Deunov. Una simile idea è legata al carattere carismatico dei Maestri, ai loro obiettivi di costruzione del Tempio, o del Regno di Dio, alle alleanze da stringere nella storia tra il Sacro, rappresentato da una personalità, e gli uomini (7).
E' anche l'idea che esista in ogni epoca, per ogni ciclo del Manvatara, un 'Re del Mondo', per usare l'espressione di R. Guénon (8). Questo Re è Manu, il legislatore primordiale e universale, il Menes degli Egiziani, il Minosse dei Greci. Si tratta di un principio che può essere "manifestato da un centro spirituale stabilito nel mondo terrestre e da un'organizzazione incaricata di conservare integralmente il patrimonio della tradizione sacra, di origine non-umana, mediante cui la Sapienza primordiale si comunica attraverso le età a coloro che son capaci di riceverla". Questo principio ha un triplice aspetto. Ogni periodo di 21600 anni (9) è sotto l'autorità successivamente del Mahanga, del Mahatma e del Brahatma, che rappresentano le tre tappe della manifestazione del Manu: divina, sacerdotale e regale. Si tratta di tre capi dell'Agartha, della terra misteriosa di Thule, organizzazione che è sempre stata associata al modello di quelle sinarchiche (10).
Per la stessa ragione si suppone che tutti i Maestri coinvolti nell'elaborazione e nella concretizzazione dei piani cosmici abbiano una relazione occulta con questi dignitari dell'iniziazione.
La seconda determinazione del concetto di Maestro consiste nella padronanza di sé, un requisito necessario per qualsiasi azione cosmica dell'iniziato. E' così che la sua vita raggiunge una dimensione cosmica, che il suo pensiero, i suoi sentimenti, i suoi atti sono unificati dalla conoscenza dei rapporti analogici tra uomo e universo, dalla applicazione delle verità spirituali nella pratica. "Cosa è un Maestro? E' un essere che è riuscito a controllare, a dominare i suoi pensieri, i suoi sentimenti e i suoi atti... Dominare i propri pensieri, i propri sentimenti, i propri atti presuppone una metodica, una disciplina speciale, un sapere profondo in relazione alla struttura dell'essere umano, alle forze che circolano in lui, alle corrispondenze esistenti tra tutto il suo essere (i suoi organi e i suoi vari corpi) e i vari domini della natura. Essere un maestro presuppone la conoscenza delle entità del mondo invisibile e della struttura dell'universo intero" (11).
La vita del Maestro è infine trasmutazione permanente del profano in sacro: teofania in atto e costantemente rinnovata. E' per tale ragione che l'opera dei Maestri è un lavoro di creazione spirituale, che presuppone il risveglio e la padronanza della coscienza superiore di sé, la capacità di decifrare il linguaggio simbolico della natura vivente e l'armonia permanente con il Tutto. In questo il Maestro è l'unità di una collettività.
Così la qualità di Maestro proviene dalla natura trasmutata di colui che ha compiuto la Grande Opera sotto diverse forme, non dalla sua attribuzione da parte del discepolo. Se è vero che il discepolo può trovare in certi criteri di comportamento del suo iniziatore la conferma progressiva dell'avanzamento della guida, criteri come il disinteresse, l'uso a fini spirituali dei poteri, il non ricorso alla violenza, l'indifferenza a esser riconosciuto appunto come Maestro, la messa in pratica costante dell'insegnamento rivelato, resta però il fatto che egli viene rinviato alla sua propria strada non appena il presunto Maestro cessi di essere tale, in apparenza volontariamente, in verità involontariamente.
Il Maestro può decidere di non svolgere più il ruolo, rassicurante per il discepolo, di un'eccessiva conformità con la tradizione iniziatica, se questo finisce per frenare l'evoluzione del discepolo troppo incline ad accontentarsi della fede nel suo guru.
In tal caso l'adepto è rinviato all'immagine interna del suo vero Maestro interiore, fino a coincidere con tale immagine, evitando qualsiasi alienazione ai Maestri veri o falsi, e alla stessa Tradizione.
Gesù non ha parlato di autorità, sventando, in virtù dell'iniziazione raggiunta, i tranelli insiti nel recupero farisaico della Tradizione e della Scrittura?

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