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SCHEDA ARTICOLO N. «00127»

CLASSIFICAZIONE: 1
TIPOLOGIA: ESOTERISMO
AUTORE: DIZIONARIO ESOTERICO
TITOLO: MANDALA
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TESTO ARTICOLO

MANDALA.

Mandala è un termine sanscrito che significa cerchio. Un mandala è una rappresentazione geometrica del mondo e degli dei, centrato intorno a un asse e orientato. Usato nelle cerimonie religiose come strumento di meditazione, si distingue dallo yantra, che è un diagramma, generalmente privo di immagini di divinità, più astratto e lineare del mandala.
L'origine del mandala è molto antica, perché se ne ritrova il ruolo liturgico fin dalla nascita dell'induismo. Lo sviluppo dei mandala si situa soprattutto nell'epoca del buddismo lamaico tibetano, in cui il buddismo acquista una tonalità fortemente esoterica, come già nel quarto secolo con il "vajrayana" (1) del Grande Veicolo. Il mandala è allora il supporto operativo di un misticismo speculativo e di un ritualismo iniziatico. Se ne trova la presenza anche nel buddismo esoterico giapponese, nella Cina prebuddistica e in Mesopotamia (Zikurat), ma anche in Occidente nell'arte delle vetrate delle cattedrali, nell'allineamento dei monumenti sacrificali e nel piano orientato degli edifici a vocazione religiosa, per non parlare della stessa iconografia cristiana (2).
La teoria e la pratica del mandala hanno dunque le loro radici in una predisposizione della natura umana a definire la sua appartenenza al cosmo attraverso la proiezione di immagini e di simboli la cui organizzazione generale dipende dagli isomorfismi strutturali, dalla tecnica artistica e dalla specifica area geografica.
Il mandala tantrico è costituito da un recinto esterno o 'barriera', o 'montagna' di fuoco, che sbarra l'accesso ai non-iniziati, e da una cintura detta 'adamantina', che simboleggia la coscienza suprema o lo stato di illuminazione del "hodhi". Seguono uno o più cerchi concentrici (3), eventualmente con otto 'cimiteri' (otto circoletti disposti nei quattro punti cardinali e nei quattro punti secondari), che simboleggiano gli otto aspetti della coscienza disintegrata. Infine compare un quadrato diviso in triangoli dall'intersezione di sei diagonali: al centro il cerchio che racchiude le divinità, degli emblemi, il cuore stesso del mandala, sede della divinità per eccellenza; su ciascun lato del quadrato si apre una porta cardinale, difesa da immagini terrificanti denominate 'guardiani delle porte'. Questi guardiani, insieme alle 'divinità terribili' associate agli otto cerchi, sottolineano il carattere iniziatico della penetrazione del mandala.
Esso si rivela un cosmogramma oltre che uno psicogramma (4). In quanto cosmogramma, è una proiezione del cielo sulla terra, 'superficie consacrata', orientata, magnetizzata dal sacro; nel punto centrale del mandala la dimensione del tempo si converte in quella della trascendenza e dell'eternità. In quanto psicogramma il mandala è un prodotto e un supporto della meditazione, comunque espressione e guida interiori di un itinerario spirituale. I cerchi, le porte, sono tanto le tappe dell'iniziazione quanto i livelli dell'essere. La contemplazione del mandala aiuta quindi a raggiungere l'esperienza dell'integrazione, a esser riassorbiti dall'Uno o dal vuoto attraverso la riscoperta delle potenze, in noi e fuori di noi (5).
Il mandala, con il suo simbolismo e i suoi mantra, fornisce l'architettura del Sé e fa presa sulle figure immaginarie delle diverse istanze di smembramento e di sviluppo dell'Unità. La struttura del mandala è l'architettura dell'inconscio dell'uomo; riscoprirla permette di identificare le tenebre; nominare e risvegliare quei livelli di coscienza provoca l'esperienza liberatrice.
Il mandala è il cammino, un uscita del tempo per sperimentare, in uno spazio qualitativamente differente, una teofania a ritroso. L'avanzata verso il centro, di cui la circumambulazione di tutti i pellegrinaggi è la tradizione rituale, è il ritorno all'altare interiore in cui si fa l'invocazione, e si realizza il Sé. Più che a una rottura di livello tra il Samsara e i grandi ritmi cosmici, la lettura corretta del mandala conduce alla liberazione del potenziale energetico tanto del mondo fenomenico della Maya quanto di quello delle divinità, e alla loro reintegrazione, alla loro riconversione nel vuoto originario.
Così M. Eliade riassume il senso dell'uso del mandala da parte del discepolo: "... In altri termini, egli 'realizza' il processo eterno della creazione e della distruzione periodica del mondo, quello che gli permette di penetrare nei ritmi del Grande Tempo cosmico, e di comprenderne il vuoto... E' il grande mistero del buddismo mahayanico e tantrico, il 'rovesciamento totale', la trasmutazione del Samsara in assoluto..." (6).
Il metodo è quello stesso dell'alchimia spirituale: si tratta di trasmutare la coscienza individuale dei fenomeni in coscienza universale dell'unità dell'energia cosmica. La realizzazione della Grande Opera si fa nel corpo umano, quest'altro mandala in cui è riassunto tutto il sistema di corrispondenze tra dei, uomini e mondo. Esattamente come il mandala geometrico, il corpo ha un asse, il canale centrale detto Sushumna, e un punto in cui si realizza la trascendenza, il Sahasara, o 'loto dei mille petali' (7). Il mandala da realizzare in se stessi altro non è che il compimento del Sé, attraverso la dissoluzione delle apparenze e la reintegrazione del principio.
C.G. Jung fa un accostamento tra lo scopo e la funzione spirituali dei mandala tradizionali e certi mandala da lui scoperti nel corso della sua pratica analitica, esaminando i sogni e la vita psichica dei suoi pazienti. E' così indotto a comparare il processo alchemico della costruzione di Sé con i processi inconsci della psiche, a generalizzare e universalizzare sul piano della natura umana quello che altrimenti rimanderebbe solo a una pratica rituale del Darshana tantrico.
In tal modo C.G. Jung ha rivelato l'esistenza di 'mandala moderni' accanto ai 'mandala tradizionali' (8), che rappresentano tutti "una struttura di quell'ordine che è una rappresentazione simbolica del nucleo originale della psiche, la cui essenza ci è ignota" (9). Lo scopo del mandala è duplice: stabilisce un ordine, o lo conserva; favorisce la creazione, dando forma a ciò che ancora non è (10). Contribuisce così a dare espressione al simbolismo inconscio dei miti che struttura le nostre motivazioni (11), e attraverso ciò favorisce il processo di individuazione; si tratta secondo Marie Louise von Franz (12) della 'esperienza soggettiva', dell'"intervento attivo e creativo di una forza superpersonale", del sentimento che "l'inconscio ci guida in accordo a un disegno segreto", un accordo realizzato tra il nucleo o centro della psiche (del mandala) e l'Io del paziente (o la coscienza dell'adepto).
Nella patologia mentale, il mandala, secondo M. Eliade, non è più di un'"imitazione scimmiesca", nel senso di un'"imitazione di comportamenti e di gesti, senza però l'esperienza integrale dei contenuti impliciti" (13). La presenza del mandala nel racconto dei sogni dei pazienti mostra molto bene la sua funzione essenziale: esso è il rivelatore della problematica di un soggetto che non riesce a coincidere con il suo centro. "Un mandala moderno" dice C.G. Jung "è una confessione involontaria di uno stato mentale e spirituale" (14).
L'interesse del recupero psicanalitico junghiano della funzione iniziatica dei mandala sta nel rivelare la funzione terapeutica di un processo di conoscenza del Sé che supera gli stretti limiti di un rito di una data corrente o di una data terapia, stabilendo un collegamento tra il processo iniziatico orientale e l'idea occidentale di psicoterapia, e offrendo al tempo stesso il materiale e lo spirito di una psicagogia dell'uomo totale.
Pertanto, quali che siano le riserve che si ha il diritto di esprimere a proposito del parallelismo delle definizioni proposte per i mandala 'moderni' (15) e 'tradizionali', del loro ruolo nella cura e nell'iniziazione, non resta meno vero che le analisi di C.G. Jung permettono di articolare conoscenza di sé e iniziazione, mediante il riferimento obbligato a un simbolismo esoterico che sottende universalmente l'intero campo delle produzioni oniriche, religiose e artistiche della psiche, a prescindere dell'orientamento confessionale specifico. La conoscenza di sé ha per principio un significato eminentemente religioso nel senso lato dell'espressione, diremmo addirittura esoterico. "Cose del genere non possono essere inventate... esse devono risorgere nuovamente da profondità dimenticate, per esprimere le intenzioni più profonde della coscienza e le più alte intenzioni dello spirito, unendo così il carattere unico della coscienza moderna al passato millenario dell'umanità" (16).

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