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SCHEDA ARTICOLO N. «00132»

CLASSIFICAZIONE: 1
TIPOLOGIA: ESOTERISMO
AUTORE: DIZIONARIO ESOTERICO
TITOLO: OCCULTISMO
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TESTO ARTICOLO

OCCULTISMO.

Le definizioni dell'occultismo dipendono troppo spesso dalle intenzioni apologetiche o critiche dei loro autori. Non si può comunque fare a meno di riflettere sulla dimensione pratica delle scienze applicate dall'occultista alla vita propria e altrui, sia per meglio comprenderla interpretandola, sia per trasformarla.
Le considerazioni storiche relative alla comparsa del termine sono alla fine inutili, a fronte della funzione pratica dell'esoterismo in tutte le religioni tradizionali. M. Eliade ricorda come, secondo l'"Oxford Dictionary", "il termine occulto", nel senso di ciò che "lo spirito non ha colto o non può cogliere al di là della comprensione del sapere comune" data dal 1545, e che nel 1653 l'accezione del termine si è ampliata, fino a comprendere "quelle pretese scienze antiche e medioevali, che ritengono di possedere un sapere o di far agire delle forze di natura segreta e misteriosa, come la magia, l'alchimia, l'astrologia, la teosofia" (1).
E tuttavia solo nel diciannovesimo secolo, in particolare con Eliphas Levi (2), che l'occultismo diventa una dottrina metafisica accompagnata da riti e pratiche iniziatiche, anche se tale movimento sembra esser stato preparato già da Martines de Pasqually (3) (1743-1779). Ora, "le credenze, le teorie e le tecniche comprese sotto il termine di occultismo e di esoterismo erano già diffuse nell'antichità. Certe, per esempio la magia, l'astrologia, la teurgia e la necromanzia, erano state inventate e sistematizzate qualcosa come duemila anni prima, in Egitto e in Mesopotamia" (4). Si potrebbe osservare che l'Asia e l'India conoscevano già siffatte pratiche, sotto il doppio aspetto di pratiche fisiche e spirituali, come per esempio le tecniche divinatorie dello Yi-King o l'alchimia per lo Yoga.
In realtà la questione dell'occultismo solleva oggi il problema se una pratica dell'esoterismo sia possibile, svincolata come appare da qualsiasi obbedienza confessionale tradizionale. Le critiche severe di R. Guénon all'occultismo occidentale si rivolgono al suo carattere non tradizionale. Solo delle istituzioni teocratiche infatti potrebbero garantire tale carattere. Il suo sapere non è una scienza sacra, perché la lingua che esso usa non proviene da un alfabeto sacro. Infine i riti pratici non costituiscono affatto dei riti iniziatici, che solo la Tradizione di una religione può pretendere legittimamente di trasmettere. Quest'argomentazione vale per l'occultismo, la teosofia e lo spiritismo.
Disgraziatamente questa critica dell'occultismo è diventata definizione per tutta la prima metà del ventesimo secolo e oltre, al punto che la stessa concezione di R. Guénon dell'esoterismo non sfuggirà all'accusa di sincretismo. Da allora in avanti la distinzione guenoniana tra esoterismo e occultismo è andata sfumando, in seguito all'estensione della critica storica della loro vocazione universale comune. Se esisteva in modo innegabile un esoterismo per ogni tradizione religiosa, esso non era tuttavia suscettibile, per R. Guénon, di un adattamento da una religione all'altra. "Le forme tradizionali possono esser paragonate a delle vie che conducono tutte alla stessa meta, ma che, in quanto vie, restano ugualmente distinte; è evidente che non se ne può seguire più di una alla volta... Passare dall'una all'altra sarebbe infatti il modo migliore di non avanzare affatto, se non addirittura di perdersi completamente." (5) E' come rifiutare del tutto l'idea di una scienza universale, perché un discorso del genere potrebbe risultare solo dall'astrazione delle forme concrete dei rituali di ogni iniziazione religiosa. Insomma, tale concezione, secondo R. Guénon, proviene dall'occultismo: è una contro-iniziazione, un controsenso esoterico.
Paradossalmente, la critica guenoniana dell'occultismo è diventata anche quella dell'esoterismo.
E' il caso di fare a questo punto due osservazioni. La prima riguarda i rapporti tra esoterismo e occultismo presso gli esoteristi stessi. Sembra che la loro distinzione si basi sul duplice disconoscimento della dimensione pratica dell'esoterismo e dell'universalità dell'occultismo.
Contrariamente alle affermazioni di R. Guénon, secondo cui "una scienza tradizionale, regolarmente costituita, si collega ai principi di ordine dottrinale e ne dipende interamente", e una siffatta "scienza è strettamente legata a una forma tradizionale definita in modo tale da essere del tutto inutilizzabile al di fuori della civiltà per cui è stata creata" (6), non è possibile separare l'occultismo e le sue scienze tradizionali, come l'alchimia, la magia, l'astrologia, dalla Tradizione esoterica stessa. Quest'ultima si esprime tanto nella diversità e nella specificità delle tradizioni religiose quanto nella stessa universalità dei simboli che sottendono le scienze cosiddette occulte. Come ben afferma R. Amadou: "L'esoterismo o l'occultismo occidentale, corrente essa stessa ramificata dall'occultismo universale, ma con una specifica unità altrettanto reale della sua, trasmette dei valori cosmici, umani, divini, una certa idea: la filosofia tradizionale dei rapporti esistenti tra Dio, l'uomo e l'universo, stabilendo il valore di ciascuno di essi" (7).
Il carattere operativo dell'occultismo rimanda alla stessa dottrina esoterica. "Impossibile isolare l'astrologia dalla dottrina dell'occultismo, che è il suo unico luogo, dalle altre pratiche che vi coabitano (8)..., per concorrere a dichiarare la scienza universale. Tutte le cose si corrispondono, e convergono tutte negli esseri. "Ars inveniendi est ars inventoriendi: ars Magna..."" (9).
Poiché, per usare l'espressione di R. Abellio, "l'esoterismo è prima di tutto una prassi" (10), non serve a nulla mantenere la contrapposizione tra esoterismo e occultismo, concepita come una contrapposizione tra una "dottrina della totalità" e "la volontà di potenza che trascura lo sviluppo della dottrina" (11). Ciò si riduce tutt'al più a fare il processo all'uso dell'occultismo, non ai fondamenti dei poteri che esso mette in pratica, che appartengono alla scienza del Verbo stessa.
La seconda osservazione riguarda l'implicazione socioculturale della riunificazione dell'esosterismo con l'occultismo.
M. Eliade vede nella "esplosione di occultismo" degli anni Settanta il fermento della 'controcultura'. La sua analisi tuttavia non si situa sul piano di uno studio dei simboli trasmessi dall'occultismo così come li trasmettono le mitologie dei diversi popoli, ma sul piano della sola osservazione delle sette. "Delle trasformazioni radicali, il declino o la scomparsa attendono molte di queste sette e di questi culti, che probabilmente saranno sostituiti da altri. Essi comunque sono rappresentativi della 'controcultura' contemporanea ed esprimono l'infatuazione per l'occulto con maggior vigore ed evidenza di quanto non facessero i loro antenati, le società di teosofia e di antroposofia." (12) La riscoperta dell'occultismo negli ultimi anni corrisponde al tempo stesso a un rifiuto del nostro tipo di società e alla ricerca di un modo di vivere centrato sul valore iniziatico e quasi sacramentale dei processi che coinvolgono l'esistenza: le stesse credenze sulla sessualità.
La speranza di una "renovatio" di cui sembra portatore questo ritorno alle origini implica dunque una riscoperta di ciò che G. Durand chiama "l'Adamo sempre più primordiale" (13). Tuttavia risulta evidente che il riferimento alle pratiche occultistiche non è l'unico: l'interesse immediato, per lo meno, delle ricerche di questi studiosi sta nel mostrare la relazione collettiva e forse anche politica che i tempi attuali esigono tra i valori delle iniziazioni e quello della vita, tra la rinascita che un tempo aveva luogo nel segreto dei templi e la riconciliazione voluta, "hic et nunc", tra sacro e profano. La moltiplicazione attuale delle strutture istituzionali dell'iniziazione, anche se costituisce un 'segno dei tempi', annuncia la necessità di un superamento e della realizzazione collettiva di una fraternità, in breve del Regno.
Senza voler fare profezie, la trasformazione sotterranea di concetti come quelli di occultismo e di esoterismo è il segno della parallela trasformazione dei quadri confessionali della trasmissione della Tradizione.
Se si può parlare oggi di una 'fine dell'esoterismo' nel senso del suo compimento, ciò può avvenire solo in virtù di un chiarimento operato dalla ragione e di una trasformazione della vita politica e culturale, ottenuta svelando in concreto, quindi operativamente, i contenuti dell'esoterismo. Solo l'avvenire potrà dire se un occultismo privo di contraddizioni interne, che non si sia appesantito nel regno della quantità e non abbia quindi rinunciato alla qualità delle iniziazioni nei templi, riuscirà a entrare essotericamente nella storia, offrendo così le categorie operative di una pratica sociale.

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