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SCHEDA ARTICOLO N. «00139»

CLASSIFICAZIONE: 1
TIPOLOGIA: ESOTERISMO
AUTORE: DIZIONARIO ESOTERICO
TITOLO: SINARCHIA
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TESTO ARTICOLO

SINARCHIA.

La sinarchia è il modello politico della tradizione esoterica. Esprime l'idea della saggezza di Dio in quanto archetipo sociale e polo regolatore dell'azione politica. E' dunque la tradizione in atto, una struttura ideale della Città, una chiave per l'eremeneutica della storia.
Paradossalmente, il concetto stesso compare tardivamente nella letteratura esoterica. E' essenzialmente Saint Yves d'Alveydre (1) che ne fa l'analisi sistematica, anche se la maggior parte delle idee erano già presenti nell'opera di Fabre d'Olivet (2). Dalla fine del diciottesimo secolo alla prima metà del diciannovesimo secolo diversi ordini occultistici si presentarono come detentori della Tradizione e a questo titolo aggiunsero al loro sapere iniziatico una profetologia messianica: la Società Teosofica d'Oriente e Occidente di lady Caithness, duchessa di Pomar, la Società Teosofica della Blavatsky, l'Ordine cabalistico dei Rosa Croce, il gruppo indipendente di studi esoterici, l'Ordine della Stella di Saint Yves, la Massoneria di Menfi e di Misraim, l'Ordine martinista e il ramo che ne derivò per iniziativa di Papus. L'idea fondamentale e comune è che sia esistita un'antica scienza dell'organizzazione sociale "uscita dagli antichi santuari d'Egitto e conservata religiosamente in certi centri, chiamati ermetici" (3). I movimenti occultistici si posero da allora l'obiettivo di restaurare questo stato sociale, fondato sull'armonia e sulla scienza analogica dell'uomo e del mondo. Tanto bastò a suscitare quella mescolanza mitica fatta di denaro, di potere e di crimini che è presente nell'opinione pubblica. E la triste storia delle lotte tra sinarchie e antisinarchie degli anni intorno al 1940 (4). Ma questa lotta non ha niente a che vedere con l'idea tradizionale in sé. Come osserva J. Saunier: "... nessuno di coloro che sono stati accusati di sinarchismo si è mai collegato a Saint Yves d'Alveydre...; d'altra parte solo alcuni piccoli cenacoli occultistici di nessuna importanza politica si son proclamati discepoli di Saint Yves d'Alveydre, avendo la massima cura di negare qualsiasi legame con una sinarchia politica e tecnocratica" (5).
Accade sempre così quando si dissacrano i miti o quando una pratica sociale pretende di recuperarli a fini partigiani. Il loro effetto inevitabile persiste, ma si perverte: essi sono le strutture stesse della storia. Il loro oblio, la loro deformazione minacciano l'essere politico stesso.
Ora, è la restaurazione del legame con le strutture esoteriche del cosmo che può guidare sia l'interpretazione sia la trasmutazione del mondo in campo economico, politico e sociale.
Il modello esoterico dell'ordine sociale è quello stesso di Agartha, il cui nome significa "inaccessibile alla violenza" (6). Il suo dominio si trova tanto "sulla superficie della terra", quanto "nelle sue viscere". Saint Yves sembra dire che vi hanno delle vie di accesso l'Asia e l'America, "il sottosuolo ignorato delle quali le è appartenuto in un tempo antichissimo". Non si troverà un traditore disposto a indicare la posizione precisa in cui si trovano il suo consiglio di Dio e i suoi consigli degli Dei, la sua testa pontificale e il suo cuore giuridico (7). Questo popolo sembra disporre di poteri cosmici, e il suo centro si sposta nelle varie epoche. Ayodhya, la città solare, era il suo centro prima della spedizione di Ram; tremila anni dopo, "a partire dallo scisma di Irschu, il centro universitario della sinarchia, dell'Agnello, subisce uno spostamento"; un altro ancora lo subisce dopo Cakya Muni. Agartha è lo "Zero mistico", l'Introvabile. L'organizzazione interna del territorio sacro merita attenzione. Agartha è organizzata sinarchicamente; la sua popolazione raggiunge il numero di venti milioni di anime (8). L'uguaglianza dei sessi e l'organizzazione della comune, del cantone, delle circoscrizioni, dalla Provincia al Governo Centrale, sono dovuti all'opera di Ram. La pena di morte non vi è applicata, la polizia è formata dai padri di famiglia, i delitti son deferiti agli iniziati. La struttura gerarchica di Agartha è una piramide di strutture concentriche: a un primo livello "Dwijas" (due volte nati), sopra e verso il centro i cinquemila "Pundits" (sapienti), il cui numero è uguale alle radici ermetiche della lingua vedica, ciascuno dei quali corrisponde a una potenza celeste e alla sanzione della sua controparte infernale. Sono i soldati della porta interna, incaricati inoltre dell'insegnamento. In terzo luogo vengono le circoscrizioni solari dei 365 "Bagwanda" (cardinali). Infine l'ultimo cerchio, composto di dodici membri detentori dell'iniziazione suprema, rappresenta lo zodiaco. Ogni Bagwanda ha sette nomi, ierogrammi o mantra, quelli dei loro sette poteri celesti, terrestri e infernali. Tre maestri supremi dirigono questa organizzazione: il Mahatma, il Mahanga e il Brahatmah (9). Un'intensa vita spirituale anima questo popolo, che si prende cura della vita spirituale del nostro pianeta. Da Agartha, prima per istruzione diretta, poi per delega, provengono tutti i grandi iniziati di cui parla Eduard Schuré (10). Una "Missione" particolare è stata assegnata sia a loro sia al popolo che è stato associato alla loro opera. La relazione tra Agartha e la nostra terra è magica, occulta, anche se tutta una serie di testimonianze rafforza la tesi dell'esistenza fisica di tali legami e filiazione storica degli iniziati (11). La missione essenziale di tutti i grandi maestri è di ristabilire l'ordine sinarchico. Alcuni vi sono riusciti (per esempio Ram), altri hanno contribuito a preparare la realizzazione prossima del regno. Ogni ordine segreto, tuttavia, trae il criterio della sua autenticità dall'affiliazione segreta o diretta con il centro di Agartha. Esiste dunque in ogni epoca, come dirà, dopo Saint Yves, R. Guénon nel suo "Roi du Monde", un "legislatore primordiale e universale", la cui funzione sta nel dettare le leggi appropriate alla modalità d'esistenza di una data civiltà. Esso si manifesta attraverso un "centro spirituale stabilito nel mondo, un'organizzazione incaricata di conservare integralmente il deposito della Tradizione Sacra, di origine non umana, mediante cui la Saggezza primordiale si comunica attraverso le età a tutti coloro che si dimostrano in grado di conservarla" (12).
La sinarchia fornisce dunque anche una chiave dell'ermeneutica della storia occulta delle società e delle organizzazioni tradizionali, ed è un modello d'azione che riposa sulla scienza delle corrispondenze. L'uomo e la società sono degli organismi la cui salute dipende dalla relazione che unisce le parti con il tutto. Fabre d'Olivet stabilisce il paradigma politico di questa scienza esoterica, dopo averne ricordato il principio: "Lo stato sociale, non essendo che l'uomo stesso sviluppato, deve rappresentare un'immagine dell'uomo, come l'uomo stesso ci rappresenta un'immagine dell'universo, e l'universo un'immagine di Dio" (13).
Come esistono "tre sfere" nell'uomo (intellettuale, animica e istintiva), esistono tre principi regolatori dell'azione dei governi: la provvidenza per la teocrazia, la volontà per la repubblica, la necessità (fatidica) per la monarchia. A loro corrispondono tre livelli della natura, rispettivamente natura naturante, transitiva e naturata. Lo scopo cercato è la riunione dei tre livelli, che sul piano politico sono antitetici. "Una vera teocrazia non è solo provvidenziale, è anche volitiva e fatidica al massimo grado, cioè contiene l'azione equilibrata delle tre potenze universali, e riflette l'armonia delle tre sfere della vita dell'uomo" (14).
La riconciliazione dei tipi di governi antagonisti è un'esigenza permanente per gli esoteristi, perché la tipologia rinvia alle diverse manifestazioni della natura umana. E' tutto il contrario di quella "collaborazione tra classi", di cui Saint Yves sarebbe stato, secondo J. Saunier, uno dei primi teorici! (15) Lo stesso dicasi per Steiner e per Peter Deunov. Quest'ultimo analizza i quattro sistemi di governo, clericale, militare, capitalista, socialista, interpretandoli come applicazioni dei quattro principi del divino, della saggezza, della verità e della giustizia. Si tratta allora di mantenere la rigorosa necessità delle esigenze spirituali ed economiche di cui tali sistemi sono portatori. Essi corrispondono a "quattro forme psicologiche" assunte "nel corso di una giornata dal comportamento dell'uomo: clericale, militarista, capitalista, borghese e socialista" (16). Il loro numero è quello che regge la dinamica della questione sociale. "Il cerchio deve restare intero, è una necessità che si impone fatalmente ai due sistemi attuali di dittatura, proletario e fascista. Il cerchio magico ruota, mentre al punto dominante, allo zenith sociale, compaiono ora il clericalismo, ora il militarismo, ora il capitalismo, ora il socialismo. Coloro che son legati a questo cerchio spietato cercano invano di spezzarlo..."
In quanto polo regolatore dell'azione politica, la sinarchia esige il superamento delle contraddizioni della destra e della sinistra, di tutte le categorie non iniziatiche su cui si fonda il gioco politico parlamentare (17). Saint Yves critica i politicanti che, secondo i loro collegi d'origine, parlano di "dovere della monarchia" e in caso contrario "di diritti della Repubblica". Il sistema parlamentare contribuisce così a pervertire l'uso del suffragio universale e ad istituire una "oligarchia incompetente". La soluzione dei problemi economici, sociali e politici sta per tutti gli esoteristi nella necessaria indipendenza delle varie istanze, spirituale, morale, economica secondo Saint Yves; culturale, politica, economica per Steiner. Al tempo stesso i progetti di costituzione elaborati si fondano sulla priorità dello spirituale, che, con la sua 'autorità' morale, si impone agli altri due poteri e contribuisce in definitiva a rafforzare il legame sociale della comunità.
Contrariamente all'accusa di dispotismo religioso fatta frequentemente alla sinarchia, si deve osservare che il "Sovrano Pontefice" (18) regna nella misura in cui serve, e che non sostituisce affatto agli interessi di una classe quelli di un'altra, nella misura stessa in cui l'autorità non è il potere.
L'elezione resta il mezzo essenziale dell'espressione degli interessi. Si tratta di trovare il metodo per evitare la sostituzione delle speculazioni oligarchiche agli interessi comuni professionali. "Non resta che trovare il secondo metodo di raggruppamento dell'elettorato. Questo metodo... può risultare solo dai fatti. Questi rispondono con l'affermazione seguente dei loro bisogni: rappresentazione elettiva e professionale di tutti gli interessi popolari con lo stesso suffragio universale; nell'elettorato, redazione di registri (di voti) prima di ogni votazione politica; elezioni politiche "ad referendum" su questa base" (19).
Per i tre altri aspetti, economico, giuridico e spirituale, si procederà rispettivamente alla traduzione di questi interessi sollecitando sindacati agricoli e industriali, camere di commercio, agenti di cambio, banche, sindacati operai, borse di studio, probiviri, giurie professionali, civili, militari e religiose, consigli professionali dell'istruzione pubblica e dei culti. Si tratta parallelamente di realizzare la "sinarchia europea" (20). Le idee di Saint Yves sono profetiche, pongono dei problemi molto concreti di disarmo, di non-sopranazionalità, di illusione parlamentare (21). Saint Yves stabilisce un sistema di tre camere ricalcato su quello proposto per le nazioni, che però non si sostituisce a queste ultime. Tale sistema comprende un Consiglio Europeo delle comunità nazionali, chiamato a definire gli interessi economici europei, formato da economisti, industriali e finanzieri. Il secondo Consiglio Europeo, detto degli Stati, è composto di consiglieri eletti da tutti i corpi di magistrati nazionali. Infine il Consiglio Internazionale delle Chiese nazionali rappresenta la totalità dei diversi corpi di insegnanti di ogni nazione. E' la carta di quello che Saint Yves chiama gli "Stati Generali d'Europa".

Malgrado il carattere utopico che si può scorgere in questi progetti generosi di una costituzione sinarchica, nazionale e europea, si osserverà che in essi la sinarchia non è mai applicata da una volontà estranea ai popoli o alle nazioni, ma risulta essere la conclusione quasi necessaria della realizzazione di un consenso a tutti i livelli. Malgrado la metafisica che giustifica il modello, non è l'adozione di un'ideologia comune, foss'anche esoterica, a essere richiesta, ma un "minimum" pratico, carico di tutte le promesse. Al concetto di lotta, "a fortiori" al concetto di lotta di classe, si sostituiscono l'associazione delle buone volontà, l'idea di una fraternità, garantite dalla stessa separazione dei poteri e dalla rappresentatività degli interessi di tutti i corpi. Ma ciò che qui si auspica è l'inversione del senso contemporaneo della politica, articolato sui rapporti di forza e sulla costituzione precedente degli elettorati politici. La sinarchia, nell'accezione più generale di 'dirigere insieme' introduce in modo immanente, non esteriore e vincolante, gli sviluppi economici, politici e culturali dell'unità archetipica. E' nella misura in cui sorge tra soggetti, anche aventi interessi divergenti, una volontà comune, che esiste una comunità; altrimenti la dignità della società è solo l'imposizione di una maggioranza conquistata. La teoria filosofica della volontà generale incontra i suoi limiti pratici e politici per esempio nell'esatta ripartizione delle voci, segno allora reale della lacerazione di una società più che condizione formale della sua sopravvivenza nella contraddizione. Fermento di anarchia distruttrice, la lotta di classe non potrebbe prendere il posto della pratica sociale per l'istituzione della sinarchia. Reciprocamente, il recupero di tesi sinarchiche può solo rivoltarsi contro la politica che lo premedita: la sinarchia, infatti, deve nascere da un moto comune di identificazione. E' a questa condizione che la contraddizione è costruttiva, nella differenza dichiarata e tenuta in considerazione: i sotterfugi sostituiscono il calcolo a un rapporto di forze e lasciano nello stato il fermento di un'anarchia sociale a venire. La "coincidentia oppositorum" propria dell'Arte Regale trova il suo modello politico nella sinarchia, in cui il ruolo della contraddizione attiva è capitale nei processi di rigenerazione e di trasmutazione sociali. Vi è nondimeno da temere che l'Opera al Nero del nostro Kali-Yuga non prefiguri le diluizioni e le fermentazioni di tutti i ritorni alla materia prima, le ore tragiche della dissoluzione sociale. In "La Mission de l'Inde", nel 1886 Saint Yves scriveva: "Se non realizzate la sinarchia, io vedo entro un secolo la vostra civiltà giudaico-cristiana eclissata per sempre, la vostra brutale supremazia schiacciata per sempre da una rinascita incredibile di tutta quanta l'Asia, risuscitata, in piedi, credente, armata di tutto punto, che compirà senza di voi, anzi contro di voi, la promessa sociale degli abramidi, di Mosè, di Gesù Cristo e di tutti i cabalisti giudaico-cristiani" (22).
Chiave del passato, scienza in atto e modello dell'azione politica, la sinarchia apre così l'avvenire. Non si tratta di una credenza subita in un millenarismo falsamente mitico, ma della pertinenza del mito agarthiano per quanto riguarda la nostra storia vivente, illuminata dall'esoterismo. Si può comprendere il significato esoterico di Agartha analizzando la nostra tradizione giudaico-cristiana. In quanto Tradizione in atto, Agartha incarna la dimensione di una politica esoterica, indipendentemente dai modelli proposti. L'articolazione simbolica, ma non per questo meno effettiva, tra Maestro e Tradizioni (Melchisedeck e il sistema agarthiano) fa sperare nuovi orientamenti del sapere iniziatico. Questo sapere non ha conosciuto fino a oggi che delle forme estremamente individualistiche, le iniziazioni nei templi, e delle espressioni sociali limitate, i diversi ordini. L'idea del Regno della Giustizia e della Pace, quello attribuito dall'etimologia proprio a Melchisedeck, potrebbe essere la vocazione prossima dell'esoterismo e il nuovo volto della Tradizione in quanto espressione politica del Verbo e di Dio.
Il Re del Mondo non si potrà forse esprimere, e prossimamente, in Melchisedeck in persona? (23).

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