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SCHEDA ARTICOLO N. «00141»

CLASSIFICAZIONE: 1
TIPOLOGIA: ESOTERISMO
AUTORE: DIZIONARIO ESOTERICO
TITOLO: TANTRISMO
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TESTO ARTICOLO

TANTRISMO.

Il tantrismo è una corrente di pensiero che influenza storicamente l'India buddista a partire dal secondo secolo, ma affonda le sue origini nell'India vedica e pre-ariana (1). Espandendosi in India con il mahayanesimo, il tantrismo raggiunge nel terzo secolo la Cina, dove costituisce la dottrina delle "scuole del segreto", il Giappone con l'opera esoterica "Shingon" di Saicho e il Tibet con "Padma Sambhava". Il nome 'tantrismo' viene da Tantra, gli scritti di quella corrente religiosa. La radice 'tan' significa estendere, continuare, moltiplicare e dà un'idea di successione e di svolgimento. Il Tantra è dunque ciò che estende la conoscenza e l'approfondisce. Il tantrismo riprende, riformulandolo, l'essenziale degli insegnamenti cosmologici e antropologici del tesoro spirituale dell'India. Esso li orienta sulla via della trasformazione concreta di sé, in ciò è molto vicino allo yoga di Patanjali, pur assicurando l'originalità dei suoi metodi per il ruolo che dà all'energia cosmica femminile (Shakti) da risvegliarsi e padroneggiarsi. Nella sua forma nascosta e addormentata nell'uomo, è la forza sessuale (Kundalini). Sotto questo punto di vista lo studio del tantrismo rivela un triplice interesse: costituisce una via di approccio tipicamente esoterico della spiritualità indiana; svela un erotismo sacro e iniziatico propizio all'evoluzione e alla liberazione spirituale (2); autorizza degli accostamenti simbolici con altre tradizioni esoteriche, per esempio il sufismo e la cabala, e altre discipline, come le scienze occulte e l'alchimia in particolare. I testi tantrici si caratterizzano per un linguaggio in cui ogni termine riunisce parecchi significati possibili. Il vocabolario tantrico fa apparire quello che Mircea Eliade chiama "un linguaggio intenzionale" (3), un linguaggio cioè in cui meditazione ed erotismo interferiscono. Un esercizio erotico può esprimere una tappa della meditazione, e il vocabolario mistico, reciprocamente, può esser affiancato da una semantica erotica. Lo yoga delle posizioni (hatha yoga) tantrico gioca costantemente sulla corrispondenza simbolica delle operazioni spirituali, degli organi fisici, dei principi cosmologici e delle posture sessuali che mimano gli amplessi di Shiva e di Shakti, i due poli, maschile e femminile, di Para Shakti. Così il Bindu, o punto metafisico che sintetizza le potenze della manifestazione, può anche significare il seme maschile (4). Lo stesso vale per il "vajra", che significa diamante e fulmine e designa lo scettro nelle cerimonie magiche, ma può anche indicare l'organo sessuale maschile. "Rajas", una delle tre modalità della manifestazione (i "gunas"), può evocare gli umori femminili; "mudra" può esser sinonimo di una posizione rituale, di un sigillo, di una sostanza usata in un rituale, ma anche rappresentare la fanciulla che partecipa a una pratica sessuale tantrica. "Padma", o loto, designa qualche volta la donna e lo "yoni", la matrice o sesso femminile, può simboleggiare Mula Prakriti, la natura primordiale indifferenziata.
Il senso tantrico dei testi non esclude alcuno di tali significati che si situano in un universo di analogie, omologie e doppi sensi. M. Eliade dice che questa "distruzione del linguaggio (profano) contribuisce a spezzare l'universo profano e a sostituirlo con un universo a livelli convertibili e integrabili. Il simbolismo, in generale, realizza una 'porosità' universale, che 'apre' gli esseri e le cose a dei significati transoggettivi" (5). Così, per decifrare dei testi come quello di Kanha (6), "la donna e la lingua sono immobilizzate dai due lati del Sole e della Luna", lo yogi dovrà sperimentare in se stesso il "processo di omologazione e di convergenza", che farà apparire un triplo livello di significati, hathayogico, metafisico e erotico (7).
Il tantrismo appare come la voce di quello che Julius Evola chiama "il decentramento della coscienza" (8); l'universo è quello dell'energia, della potenza, che regola e dinamizza i rapporti simbolici degli esseri, non quello della percezione esteriore né dell'obiettività alienante. Il rituale tantrico con i suoi mantra, i suoi yantra e i suoi mandala introduce lo yogi in un mondo in cui la sola realtà è quella del simbolo e delle sue risonanze mistiche con le lettere, i suoni, i colori e i pianeti (9). Più ancora, al di là della conoscenza della struttura cosmica e antropologica è la reintegrazione nell'impero fusionale della Shakti a giustificare l'impresa dello yogi. La stessa conoscenza resta a livello di differenziazione finché scinde l'oggetto dal soggetto. In realtà la Shakti e il possessore della Shakti non costituiscono due entità distinte. L'Io è posseduto dalla Shakti, e in senso spirituale niente, se non la Shakti stessa, possiede la Shakti. Esistono così i due sensi della Shakti, un senso equivalente a Brahman (termine non tantrico), che significa l'annullamento e un senso polare, femminile, associato a Shiva (10), principio della manifestazione. Fin dall'inizio il tantrismo si dà come un esoterismo pratico: identificare l'energia senza la modalità, riconoscerla e risvegliarla per riportarla alla sua unità primaria. Per estensione è l'annientamento del mondo dei fenomeni (Maya Shakti), la sua reintegrazione attraverso la coscienza, essa stessa impegnata in questo processo di ritorno, nella Shakti primordiale (11). Ogni modalità risultante da una differenziazione potenziale del rapporto Shiva-Shakti, la distinzione tra il conosciuto, il conoscente, la conoscenza è sempre dell'ordine del "samsara" (maya); la reintegrazione o distruzione del "samsara" suppone il superamento, da parte della coscienza, del suo dualismo costitutivo, la "coincidentia oppositorum".
J. Evola dice chiaramente "è Shakti che in un essere è potenza non ancora attualizzata sotto forma di Shiva; al contrario Shiva-Shakti è quanto in lui è unificato e trasformato, riunito a se stesso, trasparente e luminoso" (12).
Riscoprire i loro legami è quindi come liberare il mondo nella sua espressione fondamentalmente erotica, aprendo e controllando il Grande Desiderio. Questa conversione del mondo dei fenomeni in un'erotica cosmica fonda l'antropologia e le pratiche tantriche.
Se la cosmologia tantrica si apparenta essenzialmente al Samkhya, che si sforza di conciliare con il monismo delle "Upanisad" (13), la filosofia pratica del corpo, invece, fa del tantrismo un erotismo esoterico dai metodi originali.
Certo il quadro teorico della trasformazione di sé attraverso il controllo della sessualità è sempre quello dell'antropologia Samkhya con un corpo triplo: causale ("carana-Carira"); sottile ("sukshma-Carira") con le due suddivisioni interne in corpo sottile mentale ("buddhi, manas") e vitale ("pranamaya"); materiale ("sthula-Carira"). Analogamente le strette relazioni tra tantrismo e yoga fanno sì che le tecniche iniziatiche si centrino su quei nodi di energie psichiche e cosmiche che sono i Chakra. Ma la particolarità dello yoga tantrico sta nella presenza di due vie di perfezionamento e di liberazione dello yogi, di cui una, secondo il livello del soggetto, conduce a usare proprio ciò che fino a un certo punto era considerato di ostacolo alla liberazione stessa: il sesso, le bevande, la carne. Queste due vie sono tradizionalmente chiamate della mano destra e della mano sinistra; solo i "divya" sono in grado di praticare la seconda; i "vira" possono esservi iniziati, i "pacu", ancora soggetti alle passioni, devono evitarla (14). La via della mano destra è quella del perfezionamento e dell'accostamento a un polo sempre al di sopra dell'adepto, la via della mano sinistra conduce l'adepto a eliminare tutti i dualismi tra l'uomo completo e la trascendenza. "Il "siddha" resta puro e intatto anche quando compie delle azioni la cui sola idea basterebbe a perdere chiunque altro" (15).
Da qui le pratiche sessuali che han fatto conoscere (creando spesso degli equivoci) il tantrismo, per cui la gioia ("bhoga") è principio di unità e di libertà allo stesso titolo dell'ascesi. La pulsione è usata, suscitata, controllata, trasmutata (16). L'uomo di desiderio è ritrovato e sublimato dallo yogi. Si crea così un nuovo corpo di diamante ("vajrayana"), che ricorda il corpo trasfigurato e magnificato di altre tradizioni, per esempio il corpo di gloria o di risurrezione. Il fatto è che il corpo non è mai considerato come materiale. Esiste una fisiologia sottile, i cui processi sono tanto cosmici quanto biologici. L'attività sessuale è dunque una delle tante funzioni, come la respirazione, la percezione. L'uso cosciente durante le cerimonie orgiastiche della corrispondenza sesso-Shakti-Shiva ha dunque il valore di un atto magico. L'unione sessuale ("maithuna") è un'unione sacra; l'uomo si apparenta a Shiva, la donna a Shakti. Le posizioni in cui lo "yoni" ha un ruolo attivo sono il riflesso di una liturgia, di una drammaturgia cosmica. La coppia umana trascende la sua condizione sospendendo la legge di dualità, nell'apertura estatica provocata da Shiva androgino. La caratteristica comune di queste posizioni è l'immobilità, al tempo stesso fisica, psicologica e cosmica, del principio maschile e la modalità del principio femminile (17). La coppia deve acquistare un controllo estremo tanto della tecnica respiratoria quanto di quella sessuale. Si tratta di provocare una situazione che in altri casi può essere corrosiva, dissolvente (pratiche sessuali collettive, ruolo della donna depravata), ma che la vigilanza e la conversione iniziatica dei partner o dello yogi trasmutano in un'opera sacra, cerimoniale. La licenza tantrica è solo apparente. M. Eliade ricorda, a proposito del "maithuna": "Una donna nuda incarna "pahriti". La si dovrà allora guardare con la stessa ammirazione e lo stesso distacco con cui si considera l'insondabile segreto della natura. La nudità rituale della "yogini" ha un valore mistico intrinseco: se davanti alla donna nuda non si scopre nel profondo del proprio essere quella stessa emozione terrificante che si prova davanti alla rivelazione del mistero cosmico, non vi è rito, vi è solo un atto profano..." (18).
Il tantrismo è dunque un esoterismo e una mistica dell'amore. Con il suo linguaggio, decifrabile solo con l'esperienza inferiore e la conoscenza ideale del sé, esso introduce lo yogi nell'universo simbolico delle lettere, dei suoni e dei colori, in cui microcosmo e macrocosmo si fondono. Con la conoscenza della struttura sottile dell'uomo, esso eleva la sessualità al rango di una liturgia cosmica; con il suo obiettivo, che è la trasmutazione integrale del corpo, considerato in tutte le sue potenzialità di veicolo iniziatico, esso riprende, adattandole in una prospettiva di alchimia spirituale, le strutture della realizzazione della Grande Opera (19). "Vi è una solidarietà occulta tra la 'materia' e il corpo fisico-psichico dell'uomo" (20)
Controllando i segreti della Shakti, lo "yogini" imita le sue trasformazioni: il 'corpo di diamante' dei "vajrayanisti", il "'siddhadeha'" degli "hatha-yogini" ricordano il 'corpo di gloria' degli alchimisti occidentali: "Si realizza la trasmutazione della carne, si costruisce un 'corpo divino' ("divya-deha"), un 'corpo della gnosi' ("jnana deha"), degno ricettacolo per chi è un liberato in vita ("Jivan mukti")" (21).
Attraverso gli effetti ultimi della sua iniziazione, l'immunità assoluta delle azioni dell'adepto vicino alla perfezione, che giustifica i suoi atti più di quanto non sia giustificato da essi, il tantrismo si ricollega a quella corrente di pensiero che ritroviamo in Occidente in Maestro Eckart. Infine il tantrismo illumina le filiazioni esoteriche di numerose correnti religiose e letterarie: così certi passaggi dei "Numeri" (22), del "Cantico dei Cantici", il poema iniziatico sull'amore, i 'fedeli d'amore' di cui fece parte Dante, senza dimenticare la metafisica dell'amor cortese, assai spesso associata alla ricerca del Graal cristico.
Il culto della donna salvifica, guida investita di una missione redentrice per l'avvenire, si trova già nella cabala ebraica e nel sufismo, come oggi nell'opera di O.M. Avanhov (23). Si deve osservare che il ruolo contemporaneo e recente delle donne nella società, nella letteratura e perfino nella spiritualità conferisce un'attualità particolare al tantrismo, da considerarsi qui come un'ermeneutica della cultura, per esempio nell'interpretazione della pretesa libertà sessuale. Si può prevedere che la liberazione della donna si accompagnerà a una rinascita della metafisica esoterica dell'universo.
Per le diverse scuole esoteriche contemporanee, il tantrismo resta un insegnamento che rivela l'origine sacra dell'energia sessuale e il suo destino reale e legittimo. Secondo i diversi orientamenti, si privilegerà la via della mano destra o quella della mano sinistra. O.M. Avanhov parla invece di un'altra via: una sorta di 'omeopatia' amorosa, suscettibile di risvegliare nei partner tutte le potenze spirituali (24), in virtù della reciproca distanza che essi deliberatamente rispettano. In tutti i casi la filosofia esoterica del tantrismo continua a offrire oggi, se non dei metodi, almeno dei punti di riferimento dottrinali di una trasmutazione di tipo iniziatico dell'amore e della sessualità.

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