Buon giorno! oggi è Lunedì 13 Maggio 2024 ore 4 : 34 - Visite 1494028 -

BENVENUTI SUL SITO WWW.ECROS.IT
Logo di Ecros.it con scritta a fuoco
divisore giallo animato
TestataYoga-510x151.jpg
MENU NAVIGAZIONE
SPAZIATORE bianco
Lineablu

SEZIONE: « ARCHIVIO ARTICOLI »

Lineablu
SPAZIATORE bianco

SCHEDA ARTICOLO N. «00144»

CLASSIFICAZIONE: 1
TIPOLOGIA: ESOTERISMO
AUTORE: DIZIONARIO ESOTERICO
TITOLO: TRADIZIONE
SPAZIATORE bianco

TESTO ARTICOLO

TRADIZIONE.

L'idea di Tradizione implica la trasmissione di un sapere e il carattere fondante di tale sapere per quanto riguarda gli sviluppi di una cultura, di una religione, di un'iniziazione. Ciò equivale a dire in primo luogo che la Tradizione è al tempo stesso contenuto dottrinale sottostante le diverse espressioni di una civiltà e pensiero operativo per l'interpretazione della nostra storia. In quanto unità, o nucleo originale delle produzioni spirituali, la Tradizione è il campo esoterico del loro emergere; in quanto categoria d'analisi, diventa il motore di una dialettica, i cui poli si illuminano a vicenda. La Tradizione fa da riferimento all'ermeneutica e da supporto all'iniziazione. La possibilità stessa di fungere da chiave per decifrare i prodotti culturali e illuminare la nostra storia personale rivela l'attualità e la pertinenza dei simboli e delle strutture della Tradizione nel nostro vivere. In quanto campo dei simboli e delle strutture dell'antropologia, della teogonia e della cosmogonia, essa è la fonte di tutte le positività storiche. Poiché la Tradizione si rivela in tutti gli "hic et nunc" della storia, gli sviluppi di quest'ultima illuminano a loro volta, attualizzandoli, i suoi potenziali e i suoi insegnamenti.
La Tradizione esoterica articola dunque la storia e il simbolismo, chiarendo questo con quella. Ora, a seconda se si dà la priorità a uno dei due poli di questa dialettica o se si fissa la sua dinamica a una data tappa del suo processo, la Tradizione può apparire come una dottrina dogmatica o come una griglia suscettibile di perfezionamento, come un sistema da decodificare.
Se si considera che le condizioni di esistenza della Tradizione sono quelle che ne assicurano la conservazione tanto storica e politica quanto dottrinale, essa risulta investita di un'autorità che è al tempo stesso giudice e parte in causa di un mondo che fonda la propria legittimità nell'ignoranza della contraddizione interna delle sue istanze religiose, politiche e culturali.
R. Guénon definisce tre criteri della Tradizione: essa è tutto ciò che 'si trasmette' in una civiltà, nella misura in cui le "istituzioni tradizionali, che comunicano il suo carattere a tutto l'insieme di una civiltà, sono quelle che hanno la loro ragion d'essere profonda nella loro dipendenza più o meno diretta, ma sempre voluta e cosciente, da una dottrina la cui natura fondamentale è sempre di ordine intellettuale. Ma tale intellettualità può esservi allo stato puro, e si ha allora a che fare con una dottrina propriamente metafisica, oppure può trovarsi mescolata a diversi elementi eterogenei, dando origine alla modalità religiosa e alle altre modalità che una dottrina tradizionale può assumere" (1).
Concretamente ciò equivale a definire la purezza della Tradizione, per l'esigenza di un'unità e di una corrispondenza tra i riti, in origine riti di iniziazione (2), come una struttura teocratica del politico e del sociale, una dottrina metafisica: la simbolica tradizionale. Due esempi illustrano questa concezione della Tradizione: l'Islam e l'India, due civiltà orientali. E' il caso di aggiungere l'esistenza di una Lingua sacra, anche se questa non rappresenta un carattere obbligatorio (3). Due sono le osservazioni da fare: da una parte la Tradizione si confonde con l'idea di civiltà, all'occorrenza esclusivamente orientale; dall'altra ciò implica una critica, più etnocentrica che teocentrica, dell'Occidente. "Abbiamo mostrato il carattere essenzialmente tradizionale di tutte le civiltà orientali; la mancanza di un collegamento effettivo con la Tradizione è, in fondo, la radice stessa della deviazione occidentale" (4).
Con ciò si fa della Tradizione il modello politico e ideologico di tutte le religioni, senza tener conto dell'adattamento necessario alle differenze reali delle culture e della loro storia. Ora, se un simile immobilismo esistesse in tali società, R. Guénon non avrebbe mai potuto registrare le convergenze tra le loro dottrine. "Quando si trovano dappertutto siffatte concordanze, non equivale ciò a qualcosa di più di un semplice indizio di una tradizione primordiale...? (5) La realtà del fatto delle convergenze suppone il ruolo del tempo, come della storia, quanto meno come produttore di una distanza o di una differenza tra i diversi esempi di Tradizione." Ma in R. Guénon vi è una critica del tempo evolutivo, a favore dell'eternità del modello. Ciò spiega le sue prese di posizione tanto riguardo la stessa Tradizione e i suoi difensori quanto riguardo l'Occidente, che avrebbe inventato la storia (6).
Una concezione positiva della storia, che non parteciperebbe all'opera di degrado della Tradizione relativizzando l'assolutezza della Tradizione stessa, deve invece cogliersi nel doppio rapporto tra possibile e attuale, come sviluppo di quanto è in germe nella corrente tradizionale specifica di ciascuna cultura. Il rapporto esoterismo-essoterismo, pur restando, come per R. Guénon, una relazione tra dottrina e rito istituito, diventa la dialettica di quel processo d'incarnazione della Tradizione nella storia. Cambia allora il punto di vista rispetto a quello di R. Guénon, in virtù della partecipazione diretta al compimento della Tradizione da parte della storia delle civiltà, dell'innovazione e del superamento degli antichi riti.
Questo modo di pensare è comune, a titolo diverso, sia a Eduard Schuré, che descrive l'evoluzione spirituale dell'umanità dalla Sfinge al Cristo (7), sia a R. Abellio, per il quale l'autorità della Tradizione e dei testi non potrà mai vietare o sostituire uno sforzo di chiarificazione, di natura razionale se non transrazionale (8).
E' l'idea che l'uomo può partecipare all'opera cosmica immergendo la Tradizione e i suoi simboli nella storia della cultura e del sapere per meglio comprendere la storia e reciprocamente la Tradizione stessa, con la sua antropologia, la sua teoria dei cicli e le sue teofanie. La Tradizione si compie dunque nel doppio senso del termine. Si perfeziona in ogni civiltà, talvolta presente, in potenza, nell'esoterismo della sua dinamica, e parzialmente incarnata nell'aspetto che meglio si rivela adattato allo spirito di un popolo, alla sua vocazione.
Ma si compie anche in un ultimo senso: l'atto esaurisce un certo aspetto del possibile, ma non la totalità del possibile della Tradizione. Ciò significherebbe fissare la sua storia in un fine sclerotizzante e parusiaco, senza vedere che siffatte tappe terminali sono, certo, la fine di un ciclo, ma anche l'inizio di un altro. Dobbiamo, ancora, relativizzare questo secondo senso di "fine dell'esoterismo" con l'idea della rivelazione progressiva della Tradizione. Immanente in ognuno dei suoi aspetti o figure, essa va tuttavia concepita come un tutto in ciascuna di tali manifestazioni simboliche. Ciò equivale a criticare la necessità della scomparsa della Tradizione esoterica: anche se sempre presente nella sua totalità, la sua decodificazione non può essere mai totale. "Ora, questa è in definitiva la missione storica dell'esoterismo: comprendere il messaggio mediante la presa di coscienza del suo processo di chiarificazione e scomparire in quanto tale, in questa presa di coscienza" (9), dice R. Abellio. Ma questo "processo terminale, ricreatore del mondo" (10), non può esserlo che di un mondo e di un popolo, eventualmente di una razza. Del resto, l'idea della struttura assoluta (11), presente dietro tutti i testi sacri (12), applicata all'opera romanzesca di R. Abellio da J. Aboucaya (13), potrebbe esser applicata anche alla sua opera metafisica, mettendone in risalto il necessario superamento. Tale interpretazione dell'esoterismo dell'opera di R. Abellio potrebbe del resto condurre dalla sua dialettica contraddittoria, base della struttura senaria e settenaria, a una logica della doppia contraddizione presente in Lupasco e Beigbeder (14). Ci si avvia così verso una concezione dialettica dei rapporti tra Tradizione e storia, in mancanza della quale non si farebbe che rivestire i principi dell'idealismo trascendentale della filosofia dei moderni con gli abiti di una nuova gnosi, di Parigi o di Princeton, di cui si vorrebbe la traduzione uguale alla totalità stessa del senso. L'impresa di R. Abellio, tuttavia, non ancora terminata, ha permesso di liberare l'uomo da una soggezione formale alla Tradizione, al fine di partecipare attivamente alla sua chiarificazione. In tal modo egli ha contribuito a ridare all'Occidente il senso della sua missione, contestato da R. Guénon (15), stabilendo dei ponti e delle reti di comunicazione tra il fondo simbolico della Tradizione e le scienze avanzate. A noi però egli appare più orientato verso un chiarimento razionale dell'esoterismo, in breve un deciframento epistemologico delle sue strutture logico-matematiche, più che verso l'interpretazione esoterica delle mutazioni epistemologiche della cultura. Ora, la Tradizione, con i suoi miti fondanti, illumina la scienza assai più di quanto non venga illuminata a sua volta da quest'ultima (16).
Tuttavia la Tradizione è ancora concepita qui nel suo aspetto gnostico, suscettibile di fornire le ragioni che giustificano la possibilità di una 'en-stasi' mediante la conoscenza giubilatoria. Ora, la realtà della Tradizione passa tanto per i testi e i simboli, le strutture e l'attività trans-razionale, quanto per la sperimentazione interna dei suoi insegnamenti sull'uomo, Dio e l'universo. La Tradizione è allora il supporto di una concezione umana dell'assoluto il cui germe sta nella coscienza dell'uomo. Svegliare questa coscienza o sviluppare questo germe è quindi come rinascere a se stessi, ai diversi livelli del proprio essere spirituale in cui la Tradizione è deposta come un regno da riconquistare. La teoria dei livelli di coscienza non sarebbe dunque che l'espressione dottrinale di un polo esistenziale la cui magnetizzazione iniziatica è un potere della vita. La Tradizione risulta altrettanto operativa che speculativa. E' la messa in atto di un sapere, una pratica-teorica, nel vero senso del motto "Primum vivere, deinde philosophare".
La Tradizione in se stessa, non sul piano del sapere ma su quello della vita ritrovata nel Tutto, sembra esser stata il filo conduttore delle tradizioni iniziatiche dell'Amore. Da Platone e san Paolo ad Aurobindo e O.M. Avanhov corre uno stesso spirito, perché conoscersi è rinascere al principio, fondersi in lui. J. Marquès Rivière fa una rapida descrizione dell'esperienza di questa trasmissione della Tradizione, che è al tempo stesso una trasmissione dell'amore, e converte lo sguardo in una percezione ierofanica: "Cogliamo qui l'aspetto psicologico dell'esoterismo, che è a nostro avviso il più importante: le rivelazioni agli adepti son meno un insegnamento teorico che una visione del mondo che deve plasmare la loro vita, e che è innanzi tutto di natura sperimentale e affettiva. Quando un iniziato volge il suo sguardo all'intorno, la sua immaginazione fa comprendere e interpretare i simboli segreti che egli percepisce dietro persone e cose; egli possiede una vita segreta potente e attiva, una facoltà d'interpretazione simbolica sempre all'erta, una possibilità di emozione sovrannaturale che gestisce con cura e che lo rende diverso dagli altri" (17).
La Tradizione ha dunque radici profonde nei piani sottili dell'essere. La serie di esperienze proprie ai saggi, agli yogi, ai santi, agli iniziati, ai Maestri dimostra la convergenza dei loro saperi tradizionali. Essa fa intravedere innumerevoli vie e si offre a noi, secondo i ritmi della storia, sotto profili ben specifici, quelli dell'Amore, della Saggezza, della Verità ricercate dagli uomini.

SPAZIATORE bianco

Manina indica Giù Spaziatore Manina indica Giù
Spaziatore