La voce del Silenzio
- di Helena Petrowna Blavatsky -
(parte quarta)
Allora ti mostrerà essa i mezzi e la via, la prima porta e la seconda, la terza, e fino alla settima. E poi, la mèta; oltre la quale stanno, immerse nel solare splendore dello Spirito, glorie inespresse, non viste che dall'occhio dell'Anima.
Una sola è la via che conduce al Sentiero; alla sua fine soltanto può udirsi la Voce del Silenzio. La scala per cui sale il candidato è fatta di gradini di sofferenze e di pene; queste non possono essere ridotte al silenzio che dalla voce della virtù. Guai a te, o Discepolo, se un sol vizio vi è che tu non abbia lasciato; perché allora la scala cederà e ti rovescerà indietro; il suo piede posa nel fango profondo dei peccati e degli errori tuoi, e prima che tu possa tentar di traversare questo ampio abisso di materia, devi lavare i tuoi piedi nelle Acque della Rinunzia. Guardati dal porre un piede ancora lordo sul gradino più basso della scala. Guai a colui che osa contaminare un sol gradino con i piedi fangosi.
II fango immondo e vischioso seccherà, diverrà tenace, gli avvincerà i piedi al gradino; e, come fosse un uccello invischiato dall'astuto uccellatore, gli sarà precluso ogni ulteriore progresso. I suoi vizi prenderanno forma e lo trascineranno in basso. I suoi peccati alzeranno le loro voci, simili al ghigno ed al singhiozzo dello sciacallo dopo il tramonto; i suoi pensieri diverranno falange e lo trarranno schiavo in prigione.
Uccidi i tuoi desideri, o Lanu, rendi impotenti i tuoi vizi, prima di muovere il primo passo nel solenne tuo viaggio.
Soffoca i tuoi peccati e rendili muti per sempre, prima di alzare un piede per ascendere la scala.
Fa' tacere i tuoi pensieri e fissa l'intera tua attenzione sul tuo Maestro, che ancor non vedi, ma già presenti.
Fondi i tuoi sensi in uno solo, se vuoi esser sicuro contro il nemico. Con questo senso solo, che sta nascosto nel cavo del tuo cervello, l'arduo Sentiero che conduce al Maestro può aprirsi davanti ai deboli occhi dell'Anima tua.
Lunga e penosa è la via che ti sta innanzi, o Discepolo. Un sol pensiero al passato che hai lasciato addietro ti farebbe ricadere, e dovresti riprendere da capo l'ascesa. Uccidi in te stesso ogni ricordo di passate esperienze. Non guardare, addietro, o sei perduto.
Non credere che il desiderio possa mai essere ucciso soddisfacendolo o saziandolo, poiché questa è un'abominazione ispirata da Màra. Nutrendo il vizio lo si sviluppa e lo si rinforza come il verme che ingrassa nel cuore del fiore.
La rosa deve ridiventare il bocciolo, germinato dal ramo materno, prima che il parassita ne abbia roso il cuore da parte a parte e ne abbia assorbito la linfa vitale. L'albero d'oro mette i suoi brillanti germogli prima che la tempesta dissecchi il suo tronco.
Il Discepolo deve ritornare allo stato d'infanzia perduto, innanzi che il primo suono possa giungere al suo orecchio.
La luce del Maestro Unico, l'unica, perenne, aurea luce dello Spirito, diffonde fin da principio i suoi fulgidi raggi sul Discepolo. Questi raggi penetrano oltre le dense e oscure nubi della Materia.
Or qua, or là, questi raggi la illuminano, come gli sprazzi di sole rischiarano il suolo attraverso il denso fogliame della giungla. Ma, o Discepolo, se la carne non è passiva, fredda la mente, ferma e pura l'Anima come un lucido diamante, l'irradiazione non raggiungerà la camera, la sua luce di sole non riscalderà il cuore, né i suoni mistici delle vette akàshiche 35) raggiungeranno l'orecchio, per quanto attento, allo stadio iniziale.
Se non odi, non puoi vedere.
Se non vedi, non puoi udire. Udire e vedere, ecco il secondo stadio.
Quando il Discepolo vede e ode, gusta e odora, chiusi gli occhi, le orecchie, la bocca e le narici; quando i quattro sensi si fondono e son pronti a passare nel quinto, quello del tatto interno - allora ha raggiunto il quarto stadio.
E nel quinto, o Distruttore dei tuoi pensieri, tutti questi devono ancora essere uccisi, sì che non possano mai più rianimarsi 36).
Rattieni la mente da tutti gli oggetti esterni, da tutte le esterne visioni. Reprimi le interne immagini, perché non gettino un'ombra oscura sulla luce dell'Anima tua. Tu sei ora in Dhàranà 37), il sesto stadio.
Giunto nel settimo, o fortunato, non percepirai più la Triade sacra 38), poiché tu stesso sarai diventato questa Triade. Tu e la tua mante, come gemelli l'uno accanto all'altro, la Stella che ti è mèta splende sulla tua testa 39). I Tre risiedono nella gloria e nella beatitudine ineffabile hanno ora abbandonato i loro nomi nel Mondo di Màyà. Son divenuti una sola Stella, il fuoco che arde ma non consuma, il fuoco che è l'Upàdhi 40) della Fiamma.
35) I suoni mistici, la melodia, che odono gli asceti al cominciare del loro ciclo di meditazione, chiamata Anà-hata Shabda dai Yogi. L'Anàhata è il quarto dei Chakra.
36) Ciò significa che nel sesto stadio di sviluppo, il quale nel sistema occulto è Dhàranà, ogni senso come facoltà individuale deve essere «ucciso» (o paralizzato) su questo piano, passando nel settimo senso, il più spirituale, e fondendosi con esso.
37) Dhàranà è la concentrazione intensa e perfetta del la mente sopra qualche oggetto interiore, accompagnata dalla assoluta astrazione da tutto ciò che appartiene all'universo esterno, al mondo dei sensi.
38) Ogni stadio di sviluppo nel Ràja Yoga è simboleggiato da una figura geometrica. Questo è il triangolo sacro e precede Dhàranà. Non viene data qui la sua vera forma, perché di certo verrebbe immediatamente adottata da qualche ciarlatano, e profanata per scopi fraudolenti.
39) La Stella che splende sopra la testa è la Stella dell'Iniziazione. Il segno degli Shaiva, o devoti della setta di Shiva, patrono di tutti i Yogi, è un punto rotondo e nero, attualmente forse simbolo del Sole, ma della Stella dell'Iniziazione nell'occultismo dei tempi antichi.
40) La base, Upàdhi, della Fiamma irraggiungibile sempre sino a quando l'asceta è ancora in questa vita.
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